E’il dolore il sentimento preponderante nel misto di emozioni scaturite dalla morte del diciannovenne Abou Diabo nell’incidente di venerdì sera. Ad Acri è finita la giovane vita di un ragazzo del Burkina Faso che qui una vita se l’era rifatta, soprattutto grazie al centro di accoglienza “Il rifugio di Isaac”, che gli ha anche garantito la possibilità di una piena integrazione nella comunità acrese. La Procura della Repubblica di Cosenza ha avviato una indagine sulla dinamica dell’incidente avvenuto all’incrocio tra le vie della Resistenza, della Repubblica ed Enrico Berlinguer, in cui lo scooter condotto dal giovane si è scontrato con una Fiat Panda. Ieri ad Acri sono giunti due fratelli di Abou Diabo, provenienti da Treviso, e un cugino, da Licata. Bisognerà decidersi sul da farsi, se trasportare la salma in Burkina Faso oppure optare per una scelta diversa. Su questo ora dovranno decidere i suoi fratelli.
Intanto, contrariamente a quanto si era pensato in un primo momento, il magistrato titolare delle indagini, Giuseppe Visconti, ha disposto l’esame autoptico, che si terrà quasi certamente lunedì. Intanto monta la polemica sui pericoli du quell’ incrocio. Non è la prima volta infatti che quel passaggio sia diventato teatro di altre tragedie sfiorate.
Insomma quel passaggio presenta non pochi problemi a chi è costretto ad affrontarlo. Se la casistica degli incidenti qui incomincia a farsi preoccupante un motivo dovrà pure esserci ed è giusto che lo si trovi e lo si rimuova il prima possibile. Un incrocio “maledetto” quindi, che già aveva fatto parlare di se per la sua pericolosità. Ma ancora una volta, purtroppo, si è consumata una tragedia enorme che la scerà un vuoto in tutta la comunità acrese.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 10-09-2010.