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Crisi dopo l’isola pedonale.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
I commercianti che hanno posizionato la loro attività sulla centralissima isola pedonale vivono uno stato di profonda crisi, a volte con punte quasi comatose. Solo su corso Sandro Pertini, che unisce piazza Sprovieri a piazza Matteotti, insistono 42 attività commerciali potenziali. Di queste, otto hanno definitivamente abbassato la saracinesca e i locali sono completamente chiusi; cenesonopoi sei chehannochiuso e i locali sono in fitto, alcuni addirittura da anni, in attesa di una nuova occasione. Gli altri, in gran parte bar e pizzerie, arrancano, con un autentico grido d'allarme che si è levato nella scorsa primavera, in occasione delle elezioni comunali. In quella circostanza, gli esercenti domandarono ai cinque candidati a sindaco quali fossero i loro programmi per ridare ossigeno a quella zona e chiedevano, in subordine, la possibilità di riaprire, sia pure limitatamente ad alcuni giorni e ad alcune fasce orarie, l'isola pedonale anche al traffico veicolare. Certo, la crisi di questi commercianti va inserita nel più ampio contesto congiunturale di cui l'intero settore, ovunque ubicato, soffre, ma è evidente che alcuni conti iniziali siano stati sbagliati.
L'isola pedonale fu fortemente voluta dal centro – destra all'epoca di Nicola Tenuta, nei primi anni del nuovo secolo, e fu fortemente avversata dalle opposizioni di centrosinistra. In quella circostanza fu detto che era stato fatto uno studio specifico sulla ricaduta economica a vantaggio degli esercizi commerciali interessati con risultati decisamente incoraggianti. A distanza di anni, quelle previsioni sono state clamorosamente smentite dai fatti e rappresentano ora una beffa per chi pensava di avere la fortuna di possedere un negozio in centro. Nella scorsa esperienza amministrativa, nel nome del sindaco Elio Coschignano, si provò a spostare per due volte al mese il mercato settimanale sull'area interdetta al traffico, ma l'esperimento durò poco, poiché, per tutta una serie di ragioni, evidentemente non aveva prodotto i risultati sperati. Oggi pensare a incentivi mirati, in pieno centro cittadino, provocherebbe le proteste di quanti invece operano nel centro storico o comunque nelle periferie, ma qualcosa deve essere fatta. Il rischio che quei 14 negozi chiusi, con una percentuale di oltre il 33%, possano diventare di più non è poi così remoto.
Insomma qualcosa bisogna fare, ognuno per il loro che ricopre, perché se continua questo andazzo di “desertificazione commerciale” laddove gli affari dovrebbero essere favoriti, Acri sarà pericolosamente avviata a una china sempre più difficile da risalire.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 09-09-2010.

PUBBLICATO 09/09/2010

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