Ridateci "Marbizzu" e "Zirighinu".
Leonardo Marra
Ecco come al solito divago, anche se volevo parlare daltro; di quando, tempo addietro, si andava a fare spesa dal pizzicagnolo sotto casa, allora cerano i vari Marbizzu e Zirighinu, tanto per citare quelli di cui il ricordo è più forte. Vi ricordate quando il lattaio portava il latte fresco in casa, ed il peggio che ti poteva capitare è che quel latte fosse addizionato con lacqua di pompia. Quando il fornaio con la sua ape furgonata portava il pane croccante appena sfornato fin sotto casa o quando si entrava nel negozietto del salumaio e ti avvolgeva il profumo della mortadella; adesso è il profumo del lisoform che ti da il benvenuto. Certo cè più igiene, ma a che prezzo? Ma ritorniamo alla crisi di oggi. Pochi soldi in tasca, conti da far quadrare, le bocche da sfamare sempre le stesse anzi ,col passar del tempo si cresce e (ahimé o per fortuna) si consuma di più; allora cosa fare? Considerando che, fondamentalmente, siamo un popolo stupido, ma onesto e che la rapina in banca è fuori dalla nostra mentalità, non resta che utilizzare alla meglio i pochi soldi a disposizione. Allora si compra il latte che costa meno, il formaggio in offerta perenne, il pesce a buon mercato, il vino di 60 cent, e così via. Poi scopriamo che il latte, per bene che vada, è annacquato (ma che differenza con lacqua di pompia!!), addizionato con acqua ossigenata che riduce le alte cariche batteriche, oppure è stato utilizzato latte in polvere ricostituito (talvolta addiritttura latte in polvere per uso zootecnico), o si scopre che è stato utilizzato latte inacidito con laggiunta di alcali. Va bene, mi dico, faccio a meno del latte, anche perché nemmeno le grandi aziende sembrano essere immuni da queste sofisticazioni e dunque non è pagando di più che sono al sicuro. Allora rivolgo la mia attenzione agli altri latticini, anche perché il calcio è importante nellalimentazione. Peggio che andar di notte! A parte gli eccessi, documentati anche da tutti i mezzi di informazione, di alcune industrie che rigeneravano formaggi da prodotti avariati, scaduti e molto spesso alla portata di insetti e topi, anche in questo caso, nella migliore delle ipotesi, cè laggiunta di grassi per ottenere la quantità lipidica richiesta da quel particolare formaggio, ma cè anche l'aggiunta di formaldeide ai formaggi duri a scopo disinfettante per mascherare difetti di lavorazione dovuti all'utilizzo di latte scadente, quella di pectine e gomme viniliche ai formaggi molli per conferire maggiore compattezza, e poi i formaggi ottenuti con latte in polvere ricostituito (uso consentito in altri paesi sigh!). Una volta avevamo lolio doliva italiano, il Bertolli, il Dante, ecc, tutti prodotti con olive italiane (toscane, pugliesi, calabresi) e ci si poteva fidare; andate ora a leggere letichetta prodotto con olive provenienti da paesi comunitari il che può starmi anche bene, ma allora, come si fa a decantare il prodotto made in italy se poi in questi prodotti cè tutto tranne che gli ingredienti nazionali? E poi alcuni produttori che utilizzano olio di semi con laggiunta di clorofilla per poterlo vendere come olio extravergine doliva. La pasta, orgoglio e vanto italiano fino a qualche decennio fa, ora fatta(in alcuni casi) con grano tenero o con altri cereali meno costosi, laggiunta di coloranti o additivi chimici per imitare le paste speciali o le paste alluovo. I pesci, insufflati con aria per sembrare più nutriti o impregnati dacqua per farli aumentare di peso, lutilizzo di salnitro che ne ravviva il colore e lo fa sembrare fresco, oppure il trattamento delle branche mediante lutilizzo di una soluzione con anilina ed ammoniaca per ravvivarne il colore, il pesce topo proveniente dallAtlantico spacciato per cuoricini di merluzzo. Le uova fresche conservate, invece, nelle celle frigo o che portavano una data di scadenza superiore ai 28 giorni consentiti. I vini ottenuti dalla fermentazione di zuccheri e frutta diverse dalluva, laggiunta di coloranti, di alcol metilico per aumentarne la gradazione, di antigelo per aumentarne la morbidezza ed il corpo, laggiunta di conservanti illegali(acido borico e acido salicilico). Per non parlare delle carni; tra morbo della mucca pazza(1986-2005), linfluenza aviaria(2007-2008), la peste suina (2009), lepidemia di scrapie (stessa famiglia del morbo della mucca pazza), avvenuta qualche anno fa e circoscritta (sembra) alla sola Sardegna, non cè da stare allegri. Se poi allarghiamo il discorso ai prodotti alimentari provenienti da paesi come la Cina dove è assente qualunque normativa per la difesa della salute dei cittadini, beh mi sa che allora faremmo bene a chiudere baracca e burattini. Fortunatamente i sofisticatori non hanno vita facile perché cè chi vigila su tutto questo, la guardia di finanza, i carabinieri gli organismi sanitari sono riusciti negli ultimi tempi a scovare gli autori di molte di questi criminali che attentano alla salute pubblica. Nel 2008 sono state effettuate oltre 28.000 ispezioni e rilevate 5.866 infrazioni penali, che hanno portato all'arresto di 49 persone e alla chiusura «per motivi di salute pubblica» di ben 836 strutture. La nota dolente? Il 17 febbraio 2010 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l'elenco delle sentenze penali passate in giudicato e pervenute al Ministero della salute nel corso dellanno 2008, a carico di produttori e ditte alimentari condannati per reati di frode e sofisticazioni alimentari. Si tratta di 81 (ottantuno!) sentenze. Decisamente un po' poche... Le sanzioni variano da 500 a 3.000 Euro circa. Beh per chi guadagna milioni sulla nostra pelle, quello di pagarne 5000 è un rischio che si può anche correre che dite? Per chi volesse approfondire: http://risorse.legambiente.it/docs/Italia_a_tavola_2009.0000000824.pdf nella APPENDICE: IL CALENDARIO DELLE FRODI ALIMENTARI da pag.73 in poi ci si può fare una ottima idea su quello che potremmo mettere inavvertitamente sulla nostra tavola. |
PUBBLICATO 12/07/2010
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