"Acri si mobilita contro il business del rubinetto",
Giulia Zanfino
L'Italia scende dunque in campo e si mobilita per difendere l'acqua dalle grinfie delle multinazionali. E nello scacchiere calabrese anche Acri gioca un ruolo importante. Proprio ad Acri, infatti, si è tenuto uno dei primi incontri della campagna di sensibilizzazione contro la privatizzazione dell'acqua, organizzato dal blog "Acri a gonfie vele" e dal comitato di base "Acqua no profit". In quell'occasione padre Alex Zanotelli aveva sottolineato l'importanza di difendere questo bene dalla privatizzazione. "Stiamo capendo che se perdiamo sull'acqua, perderemo sulla sanità, sulla scuola, sui diritti dei cittadini", ha infatti affermato in più occasioni il missionario comboniano. L'obiettivo degli organizzatori dell'iniziativa è quello di difendere i beni comuni dalla colonizzazione che potrebbe avvenire nel nostro territorio, da parte dei colossi industriali. E sensibilizzare i cittadini verso quello che è il concetto di "beni comuni e diritti fondamentali del cittadino". I tre quesiti referendari promossi dal "Forum italiano dei movimenti per l'acqua" che in Calabria prende il nome di "Bruno Arcuri", vogliono evitare sia la privatizzazione, che la liberalizzazione del commercio dell'acqua. E proprio grazie all'impegno di questo gruppo di cittadini, a dicembre ad Acri, la precedente amministrazione comunale aveva approvato la delibera, proposta dagli autori del blog "Acri a gonfievele", in cui si stabilisce che l'acqua è un bene privo di rilevanza economica. In seguito al cambio di amministrazione, però, il contenuto di questa delibera non è ancora stato inserito nello statuto del comune. Intanto, nel cuore del paese e nelle sue frazioni, giorno dopo giorno, si moltiplicano le iniziative per la raccolta firme a tutela dell' "oro blu". Ad Acri i referenti per la raccolta firme dei quesiti sono proprio gli autori del blog "Acri a gonfie vele" e il comitato di base "Acqua no profit". Quello che questo gruppo di cittadini attivi, che si prodiga senza tregua per la causa della tutela dei beni comuni, vuole combattere è "il modo di mercanteggiare di chi legifera senza scrupoli, poiché l'acqua, oltre che un bene comune, è principalmente fonte di vita e vitale per l'uomo" come sottolinea Angelo Sposato, membro del comitato e autore del blog promotore della raccolta. "Le risorse idriche in tutto il mondo scarseggiano" continua Angelo "e si vuole, attraverso delle leggi criminali, vendere il diritto alla vita e determinarlo dietro tariffe molto alte, dirette ad incrementare i profitti di società private che, in poche parole, andranno a lucrare sulla nostra sete". Il rischio è che ci sia un sostanziale aumento dei prezzi. E laddove i comuni non riescano a pagare, si chiuda il rubinetto. Una "farsa senza sconti'che rieccheggia gli scenari di un'Africa subsahariana disseminata di campi profughi. Quelli del Chad o del Darfur. Lì centinaia di donne, strette nelle vesti variopinte, formano lunghe file, sulle strisce di deserto che delimitano le zone di approviggionamento dell'acqua potabile. Nonostante siamo lontani dai teatri di guerra africani o mediorientali, anche nelle nostre terre sembra crescere la percezione di quanto questo monopolio naturale sia prezioso. E di come la colonizzazione economica di queste risorse produrrebbe un effetto domino devastante per l'intera economia del paese. Infatti sono in molti a sostenere che, da un anno a questa parte, dopo l'ingresso nei giochi della So.Ri.Cal., in qualità di soggetto affidatario della gestione del complesso delle "Opere Idropotabili Regionali", in Calabria le bollette abbiano subito un'impennata corposa. Secondo alcuni l'aumento si aggira intorno al 40%. Se così fosse l'acqua rischia di diventare un lusso. E questo sembra quasi un paradosso, perchè le nostre sono terre ricche di fonti d'acqua potabile. Una potenziale ricchezza di cui potrebbe beneficiare l'intera collettività. Basterebbero delle amministrazioni lungimiranti, e soprattutto competenti. Ciò che emerge, invece, è la tendenza delle amministrazioni locali, ad affidare determinate competenze a società private. Anche la semplice riscossione delle bollette, che ad Acri è stata affidata all' Equitalia ETR S.p.a., per le riscossioni coattive, e quelle delle bollette di acqua, fogna, depurazione e t.a.r.s.u. La percezione è che, ad oggi, a causa dell'incapacità delle amministrazioni pubbliche di gestire i beni comuni, li si affidi ad aziende private. Il rischio è quello dell'aumento del prezzo, che potrebbe manifestarsi nel lungo periodo. Proprio la questione della privatizzazione dell'acqua, infatti, porta alla ribalta il conflitto che le nostre terre vivono, da sempre. Qui interesse individuale e benessere collettivo si scontrano selvaggiamente. E a pagarne le spese è sempre il cittadino. Secondo il comitato "Acri a gonfie vele" sarebbe auspicabile che, a gestire questi preziosi beni comuni siano i cittadini, insieme agli amministratori. Proprio per tutelare a trecentosessanta gradi gli interessi della collettività. Quindi l'invito è a una gestione partecipata di questi beni. E sebbene questa proposta possa sembrare una chimera, ad oggi la forte mobilitazione dei cittadini contro la privatizzazione dell'acqua, la rende quasi palpabile. Tuttavia, anche ad Acri la battaglia contro la privatizzazione dell'acqua si gioca su due fronti: quello della raccolta firme per i quesiti referendari del "Forum italiano dei movimenti per l'acqua", fortemente incentrata sul concetto di beni comuni come patrimonio della collettività, e la raccolta firme promossa dall'IDV che , sebbene abbia contenuti completamente diversi, ha un punto in comune con i questiti del "Forum": quello che si scaglia contro il decreto "Ronchi". Sul fronte IDV, Giacomo Fuscaldo, presidente del circolo IDV di San Giacomo d'Acri, anch'esso impegnato, in parte, nella raccolta firme contro la privatizzazione dell'acqua, afferma: "con la privatizzazione dell'acqua e con il conseguenziale aumento delle tariffe, diventerà facilissimo sospendere l'erogazione del servizio, in caso di ritardi nei pagamenti delle bollette, alle fasce più deboli della società". "Anche l'acqua così" continua Fuscaldo "a quel punto, non essendo più un bene pubblico, diventerà un lusso che potranno permettersi solo i ricchi. Nell'appaltare la gestione della rete idrica alle multinazionali, inoltre, i profitti verranno reinvestiti all'estero sfruttando così le risorse del nostro bel paese". Ad Acri ora gli occhi sono puntati sull'amministrazione Trematerra. L'UDC acrese, infatti, aveva dato voto favorevole all'approvazione della delibera contro la privatizzazione dell'acqua, votata a dicembre, in consiglio comunale. Ora, però, bisogna passare ai fatti. Il contenuto della delibera, per avere efficacia legale, dev' essere inserito nello statuto comunale. Forse nel prossimo consiglio comunale conosceremo quali saranno le sue sorti. |
PUBBLICATO 12/06/2010
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