RELIGIONE Letto 2990  |    Stampa articolo

Prenderemo dimora presso di lui.

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
"Qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?". Così leggiamo nel Deuteronomio e siamo ancora nel vecchio testamento, quando tutto scaturiva da una alleanza tra Dio e il suo popolo e come frutto della preghiera. Il Signore Gesù già con la sua incarnazione stabilisce una alleanza nuova, alleanza che diventerà comunione totale di vita con il dono del suo corpo e del suo sangue. È una comunione di amore infinito da parte di Cristo, intenso, speriamo il nostro. È una simbiosi, cioè Vita nella vita, quella divina che prende possesso della nostra persona. È quindi una elevazione ad una nuova dignità; siamo riassunti da Dio nell'ambito del suo amore di Padre come figli.
Questa è la motivazione fondamentale che dovrebbe smuovere il nostro amore come espressione di infinita gratitudine per l'insperato recupero. L'effusione dello Spirito giunge a completamento dell'opera salvifica di Cristo. Diventiamo anche noi capaci di amare nella stessa dimensione di quello Spirito. È allora che la comunione diventa piena, stabile, intensa. È lo stesso Signore a darci questa esaltante certezza: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". San Paolo così interrogava i primi cristiani: "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?".
È un interrogativo che conserva tutta la sua urgenza anche per noi, cristiani di oggi. Forse abbiamo ridotto le nostre comunioni a rari momenti della nostra vita, ad episodi liturgici senza giungere alla consapevolezza degli effetti che dovrebbero coinvolgere tutta la nostra vita. Pare che abbiamo, più o meno consapevolmente, creato una frattura tra il Dio della chiesa e quello della vita. Forse le nostre comunioni iniziano e finiscono tra i banchi di chiesa lasciandoci poi vuoti quando ritorniamo nelle strade del mondo.
Quel Cristo che scende per noi sui nostri altari per diventare cibo e bevanda di salvezza, viene poi rilegato di nuovo in cielo se la nostra comunione non lo coinvolge nella realtà del vivere quotidiano. Viene da chiedersi in quanti cuori abita realmente la divinità e quanti di noi sono realmente tempio dello Spirito.

PUBBLICATO 06/05/2010

© Riproduzione Riservata  E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di sue foto (© Acri In Rete) presenti in esso.

Ultime Notizie

OPINIONE  |  LETTO 4353  
Croce rossa... si ma di vergogna.
Ho sempre pensato che una delle poche cose su cui poter contare fosse la Croce Rossa. Una bella realtà fatta di volontariato, solidarietà, assistenza e generosità in Italia, come nel resto del mondo ...
Leggi tutto

NEWS  |  LETTO 4704  
«Quella strada è pericolosa».
Spiegano che non è loro intenzione puntare il dito contro questa o quella amministrazione comunale e che non vogliono che la loro iniziativa si presti a strumentalizzazioni politiche, ma che qualcos ...
Leggi tutto

NEWS  |  LETTO 4763  
Ospedale, la protesta degli studenti.
Una rumorosa e colorata manifestazione di protesta ha svegliato una città che sembra non reagire con vigore alla possibile chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale.
Leggi tutto

NEWS  |  LETTO 3301  
Ospedale. Scopelliti potrebbe revocare il decreto.
A tre giorni dall'entrata in vigore del decreto regionale, ancora nessuna novità sul fronte sanità. Almeno ufficialmente, perché di voci ufficiose ne circolano.
Leggi tutto

INTERVISTA  |  LETTO 4184  
Intervista Peppe Cristofaro.
Cala il sipario e si tirano le somme ma gli obiettivi prefissati sono stati pienamente raggiunti nell'edizione speciale del Premio Letterario Padula, dedicato al prete-scrittore acrese (1819-1884). ...
Leggi tutto