La fede delle pecore.
sac. Sergio Groccia
Domande enormi che in tre righe non si possono risolvere ( ma nemmeno in 1000 pagine). Eppure sono domande che noi cristiani spesso ci poniamo. Non nascono mai in modo astratto, ma sono domande molto spesso provocate da avvenimenti particolari (un esperienza forte, un lutto, un incontro con una persona ) che ci mettono in discussione su quello che ci è stato insegnato riguardo l'esistenza di Dio, la sua bontà, sugli insegnamenti del Vangelo, sul perché c'è la Chiesa e così via. Un mio amico mi ha detto che per lui la fede è qualcosa che Dio gli mette gratuitamente davanti, è una mano aperta per entrare il relazione con lui. Non è una serie di ragionamenti filosofici e nemmeno una serie di adempimenti morali da attuare. Troppo spesso confondiamo fede con vita morale, come se avere fede significhi fare il bene e agire in modo moralmente ineccepibile. In altre parole, se sbaglio qualcosa è segno che non credo e non ho fede in Dio. Ho letto in un commento a questo brano di Vangelo ( Gv 10,27-30 ) , che queste parole sarebbero da leggere e rileggere con calma e profonda meditazione. Quello che Gesù dice dovremmo farlo scendere pian piano nel profondo dell'anima, in quel luogo dove abita il motore di ogni nostra più vera decisione: " io le conosco io do loro la vita e non andranno mai perdute Il Padre è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre " Queste parole non hanno nulla di morale, non contengono un "devi" o un "non devi ", ma sono un annuncio puro di quello che Gesù è per noi e di quello che noi siamo per Lui. Bisogna, come sempre, recuperare il contesto nel quale queste parole sono pronunciate. Siamo nel capitolo 10 del Vangelo di Giovanni, e in particolare in quella parte dove sono evidenziate le controversie attorno a Gesù. Gesù si rende conto che attorno a lui cresce lo stupore e anche l'opposizione. Quello che lui dice e quello che fa disorientano le persone del suo tempo e specialmente i detentori della legge religiosa. Gesù dice chiaramente a coloro che continuamente gli chiedono spiegazioni e segni, che la fede è un dono di relazione che Dio ha offerto. Questa relazione speciale si può rifiutare o accettare e basta, senza troppi ragionamenti e cautele. Gesù offre anche a noi oggi questa intimità con lui, una intimità profonda che è capace di dare la vita e di far si che la vita, con tutti i suoi problemi, non si perda. Credere è fidarsi che nell'amicizia con Gesù la nostra vita si salva veramente e non andiamo perduti. Ma se accettiamo l'amicizia di Gesù, tutto ci apparirà pian piano più chiaro. La fede vera non è cieca, solo l'ignoranza è cieca e accecante. Fede è fidarsi e nello stesso tempo continuare a farsi domande e ricercare risposte, ma senza ansia e con la sensazione che non siamo soli: "io le conosco le mie pecore io do loro la vita ." La fede è una dono di Dio, un dono che è fatto a tutti in vari momenti della vita. Io posso solo dire che sono fortunato (e non "bravo") riguardo la mia fede in Cristo. Credo di avere solo accettato di mettermi in gioco con il Vangelo. Ho avuto la grazia di sentire le parole del Vangelo come "parole per me", e questo mi ha dato una pace interiore. E avere la pace nel cuore aiuta molto a fare poi il bene e ad agire anche correttamente. |
PUBBLICATO 24/04/2010
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