OPINIONE Letto 3071  |    Stampa articolo

Rien ne va plus, les jeux sont faits.

Fabio De Marco
Foto © Acri In Rete
Le donne e gli uomini di buona volontà candidati a governare la cittadina acrese sono ormai designati. Per altri giochi di potere subalterni, invece, l'opera di transustanziazione è ancora in corso.
Il "pensiero unico" che caratterizza questo periodo storico inevitabilmente investe la nostra città. E mentre dai giornali nazionali apprendiamo che la lotta per la disinibizione sessuale, storicamente di sinistra, è divenuta ora appannaggio esclusivo della destra (anche se ad uso e consumo differente da come intesa a sinistra) o che la privatizzazione delle risorse, storicamente di destra, da circa vent'anni è argomento caro alla sinistra, notiamo in ambito locale l' estrema facilità con cui è avvenuta la transumanza dei politici da un partito all'altro. Ma, ancora più grave, osserviamo con rammarico l'uguaglianza dei programmi politici, non tanto nelle proposte quanto nella incapacità di analizzare in maniera diversa la realtà acrese.
Alcune categorie, ad esempio "sviluppo" ed "infrastrutture", sono ancora oggi assunte dai politici in maniera acritica, più intuitiva che analitica. Si compie sempre l'errore, a mio parere, di leggere il nostro territorio facendo un paragone rispetto ad altre città che ci sembrano migliori, "più sviluppate". E da questo confronto Acri è studiato (come specchio) nella sua manchevolezza, ed appare "sottosviluppato": se affermo che Acri non ha un collegamento autostradale adeguato, ad esempio, sto descrivendo Acri tenendo in considerazione un'altra città, magari Rende, che invece gode di un buon collegamento autostradale. Questo modo di procedere è decisamente contraddittorio ed occulta le vere potenzialità del territorio.
Chi scrive è convinto che la mancanza di infrastrutture (a prescindere dall'oggettivo disagio costituito dal cedimento strutturale della statale 660), anziché essere il vero problema dell'isolamento di Acri, è solo uno stonato stornello di autocommiserazione che inibisce la valorizzazione delle risorse.
Utilizzando la logica del confronto in maniera costruttiva possiamo affermare che Tropea (VV), nonostante abbia un collegamento stradale piuttosto buono, è difficile da raggiungere nel periodo estivo per la congestione del traffico che interessa l'autostrada quanto la statale. Ma la spettacolare attrazione turistica rende insignificante le condizioni avverse della strada. Ora, non siamo così ingenui da voler comparare le specificità di Tropea alla città di Acri ma, a mio parere, l'eccessiva massa di gente che gravita su quel territorio nel periodo estivo, che ha dato origine ad una selvaggia cementificazione della costa per rispondere all'esigenza dei parcheggi e dei servizi, restituisce un' immagine tutt'altro che invidiabile.
L'argomento su cui bisogna riflettere è, semplicemente, la necessità di una diversa capacità di rappresentazione della distanza.
Se si creano le condizioni per rendere desiderabile il raggiungimento di Acri, la strada intrisa di curve che dovranno sostenere le genti e i costi in più sostenuti dai fornitori di merci, saranno con estremo piacere il gioco che vale la candela.
Ma come creare le condizioni per rivitalizzare Acri? Sicuramente non con la sterile retorica dei politici in campo. E' vero che i programmi politici, fortunatamente, non vengono rispettati, ma leggere fantomatiche volontà di rendere il territorio acrese appetibile per i capitalisti del Nord, in uno stadio in cui questi chiudono le loro aziende (a causa della crisi economica dovuta al fatto che gli imprenditori, incapaci di scorgere investimenti produttivi per la sovrabbondanza di tutte le merci, da almeno vent'anni preferiscono la forma finanziaria/speculativa di investimento per valorizzare il loro capitale), significa procedere in maniera ostinatamente ideologica al problema della disoccupazione che svuota Acri.
Ma è anche decisamente sconfortante essere succubi del politico di turno che vanta la capacità di riuscire ad attrarre maggiori finanziamenti, per due ragioni. La prima, perché i finanziamenti a pioggia non vengono mai spesi in maniera oculata e spesso danneggiano il territorio, salvo favorire l'interesse degli amici. La seconda, perché la legislazione comunitaria vigente mette direttamente in relazione il committente alla fonte di finanziamento rendendo superflue sinistre mediazioni. Per attingere ai finanziamenti è infatti sufficiente la sola bravura del committente a stilare il progetto che, se coerente con le direttive, viene approvato; e a tal riguardo il Comune può avvalersi, eventualmente, degli stagisti dell'Università, stilando il protocollo opportuno.
In più, le forze che possono dare alla politica nuovi stimoli non sono i giovani in quanto tali, cioè quelli (subordinati ai vecchi politici e) utilizzati come leva per vincere le elezioni simulando il ricambio generazionale. Le premesse per il cambiamento, a mio parere, sono da ricercare nelle "energie da contraddizione" che accumulano tutte le classi di età, ma che si disperdono nell' incapacità di agire ed incidere i processi avversi (globalizzazione, governo centrale, lobby di potere di vario genere) che negano il diritto di poter decidere le sorti del luogo abitato.
Acri ha una "vocazione agricola", è vero. Ma pensare di investire nel settore agricolo per riconvertire gli impianti e rendere i prodotti competitivi per "lo sviluppo in termine di profitto", dunque per passare da un'agricoltura tradizionale ad un'agricoltura di tipo intensivo tale da aumentare la produzione e ridurre i costi ed il prezzo, significa non solo ignorare le difficoltà generali dell'economia rurale calabrese, la Politica Agricola Comunitaria (PAC) e le nuove tendenze ecosostenibili, ma anche la sistematica eccedenza delle produzioni che si registra in Europa dagli anni Ottanta (e che assorbe il 50% del bilancio comunitario per l'acquisto delle derrate destinate alla distruzione).
Le produzioni agricole locali, invece, dovrebbero essere incentivate e messe in rete tra loro per favorirne lo sbocco nel mercato interno e diminuire la dipendenza dalla grande distribuzione, con ottima ricaduta per il circuito economico e per la qualità dell'alimentazione.
Le pratiche per uno sviluppo auto sostenibile come il "chilometro zero", l'"agricoltura sociale", la "zootecnia biologica", il "turismo responsabile", le possibili energie alternative, vale a dire le possibilità generali di economia alternativa, fortunatamente, non sono più un segreto per nessuno. Ma della lungimiranza politica per procedere ad un'inversione di rotta rispetto al pensiero prevalente (che ha fallito), per ora, nemmeno l'ombra.
"L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla propria condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni." (Karl Marx 1843)

PUBBLICATO 19/03/2010

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