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Frane, Serra di Buda ad elevato rischio.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Accanto ai continui casi di dissesti idrogeologici che le cronache puntualmente registrano anche ad Acri, vi sono situazioni a elevato rischio che preoccupano, e non poco, coloro che potrebbero patirne le conseguenze. E' il caso del versante sud - orientale dell'altura di Serra di Buda, alle porte del centro abitato.
La zona è interessata da una plurisecolare frana, determinata a valle dal fiume Calamo, e assurta agli onori della cronaca soprattutto perché minaccia continuamente la SS660, che collega Acri all'autostrada e al capoluogo provinciale.
Ma c'è un altro aspetto, meno visibile, ma certamente non meno inquietante. Il declivio sud - orientale di Serra di Buda, che nella parte più alta raggiunge i 926 metri, presenta una situazione ulteriormente aggravata da infiltrazioni indotte.
A monte di Serra di Buda infatti c'è un acquedotto comunale, costruito in parte negli anni settanta e in parte nei novanta. Considerato che della frana del Calamo si hanno notizie già nel 1708, aver costruito qui un acquedotto non è stata forse una decisione illuminata.
Sta di fatto che il continuo sganciamento dei tubi della rete, determinato dal movimento della frana, causa numerose infiltrazioni che rendono ulteriormente instabile il terreno. Questa situazione genera giustificato allarme in una ventina di famiglie che abitano a valle del declivio interessato alle infiltrazioni. "Anche nei giorni in cui non piove - affermano -, può capitare di vedere acqua che scorre nel e dal terreno".
Qualche anno fa queste famiglie hanno commissionato uno studio approfondito a un tecnico, per comprendere la reale portata del pericolo. Il progetto "Valutazione del rischio di stabilità del versante a monte della zona Calvario" è stato messo a disposizione del Comune e delle sedi locale, provinciale e regionale della Protezione Civile. Sono passati cinque anni, ma nessuno è intervenuto.
Oltre alla natura intrinseca delle rocce, i dissesti su quella zona sono imputati anche alle "perdite continue e cospicue di acqua fuoriuscita dai tratti della rete idrica comunale, presente lungo il versante". Insomma, il Comune, con la presenza dell'acquedotto, contribuisce alla instabilità naturale di tutta la zona.
Allora si consigliava "la regimazione delle acque di ruscellamento superficiale; adeguate opere di drenaggio; e la sistemazione idraulica del pendio, cercando di non estirpare la copertura vegetale esistente".
Queste indicazioni non tenevano nel dovuto conto la questione dello sganciamento continuo dei tubi dell'acquedotto, per effetto dei movimenti della frana. Nel tempo si sono verificati degli smottamenti, ma nessuno, tranne finora le famiglie che vi abitano, ha dato il giusto rilievo al problema. Per tutelarsi da eventuali tragedie, costoro stanno seriamente pensando di intentare un procedimento giudiziario nei confronti del Comune.
L'ultimo intervento degli operai comunali per ricongiungere due tubi che si erano sganciati risale a venerdì scorso e che vi abita assicura che, nonostante le piogge di questi giorni, dopo questa operazione, dal terreno non giungevano a valle rivoli d'acqua dal terreno, segno evidente che le infiltrazioni erano in questo caso originate dai tubi sganciati. Il problema c'è ed è grave, al Comune non possono dire di non saperlo, ma questo non basta.


   Qui di seguito il video dell'alluvione del 1995






























Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 24-02-2010.

PUBBLICATO 26/02/2010

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