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Dialoghi sinistri dopo l’omicidio di Fabrizio Greco.

Rosamaria Aquino
Foto © Acri In Rete
«Me l’addebito io tutta la colpa», «u’ primu pisciaturu nu u simu fattu fora», «tutta quella benzina…. sei un cazzo di criminale… », «non ti preoccupare che esci subito… a costo di fare il ricchione te la pago io la cauzione».
Nelle intercettazioni ambientali trascritte dai periti della Procura di Cosenza, Pasquale Gaccione e Antonio De Maddis, commentano così l’omicidio di Fabrizio Greco, arso vivo, ad Acri, il 28 marzo scorso. Ma queste trascrizioni, che per il pm Antonio Tridico sono fondamentali ai fini del processo, non compaiono proprio nella relazione del perito della Corte d’Assise, che ha inserito al loro posto «voci sovrapposte», non riuscendo a tradurle dall’ascolto dei nastri. Le trascrizioni dovranno dunque essere integrate al più presto, posto che nemmeno l’avvocato di Gaccione, Nunzio Raimondi, si è dichiarato contrario. Il processo entra nel vivo, specie adesso che c’è una sentenza con cui un altro giudice ha condannato Antonio De Maddis a trent’anni di carcere. Ieri, sul banco dei testimoni, è salito Antonio Gaccione, padre dell’imputato, in carcere per evasione dai domiciliari in seguito ad una storia di droga. Gaccione ha definito i rapporti tra la sua famiglia e il defunto Greco, chiarendo che tra il figlio e la vittima intercorreva un rapporto di sincera amicizia. Anzi, Greco avrebbe più volte dormito a casa di Pasquale e da lui avrebbe ricevuto aiuti economici e assistenza, anche in seguito all’incidente che lo aveva costretto a deambulare con l’aiuto di una stampella.
«In paese si diceva – ha detto – che Greco facesse uso di sostanze stupefacenti. Io lo vedevo solo ubriaco e gli consigliavo di smettere». L’uomo, che divide la cella col figlio, ha poi lasciato il posto ad un altro testimone, Antonio Feraco, come lui citato della difesa. Il ragazzo, coinvolto nell’inchiesta Paco, che a gennaio ha portato all’arresto in carcere dello stesso Gaccione per spaccio di droga, ha riferito sulle ore immediatamente precedenti l’omicidio. Feraco ripercorre quella che sembrerebbe la serata-tipo di un fine settimana qualunque ad Acri: l’appuntamento nella piazza centrale, forse qualche bicchiere di vino di troppo, la compagnia di quattro amici: Giovanni Mannes (già sentito come teste), Gaccione, De Maddis e Greco. Quest’ultimo, visibilmente ubriaco, avrebbe iniziato a inveire dapprima contro tutti («Quando mi levo la stampella vi ammazzo tutti»), poi contro il solo De Maddis, col quale avrebbe discusso per tutto il resto della serata.
«Gaccione – ha riferito Feracoha tentato di dividerli più di una volta», senza riuscirci. Il testimone ricorda poi di essersene tornato a casa e di essersi svegliato, la mattina dopo, con la notizia dell’assassinio: «In lacrime, il fratello della vittima, Marzio Greco, mi ha detto che prima lo hanno picchiato e poi lo hanno bruciato vivo». «Chi?» gli ha chiesto il pm, «Gaccione e De Maddis», ha dichiarato il testimone. A questo punto, per la Corte, si rende necessaria l’audizione anche di questo testimone.

PUBBLICATO 23/02/2010

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