OPINIONE Letto 3539  |    Stampa articolo

L'opportunismo politico e il "suo" partito.

Francesco Foggia
Foto © Acri In Rete
"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma!", vale per la materia. Per il campo immateriale ... pure. A livello comportamentale, ad esempio, l'adeguarsi alle circostanze (interlocutore, incluso) potrebbe essere un pregio.
Il campo politico dà le maggiore possibilità di operare cambiamenti a stretto giro di tempo. I fatti e il tempo alla lunga confermano o smentiscono le ragioni della scelta sbandierate in pubblico. Qualcuno richiama anche "l'etica della responsabilità"!
Il più delle volte al di là del contingente e del proprio naso non esiste nessuna ragione nobile, sociale. Altro che "etica della responsabilità", è puro "trasformismo", per interessi personali!
Il "trasformismo" mi sembra che sia diventato, ora più che mai, una norma, una scelta di vita, quasi una necessità: "il fine giustificherebbe i mezzi" (con l'approvazione e l'imprimatur di peones ed elettori). Tutto per cogliere l'opportunità migliore!
Nel campo della politica italiana, l'opportunismo ... fa "vestire" l'individuo di qualsiasi colore pur di farlo galleggiare (minimo obiettivo) o di metterlo in condizione di poter contare (medio obiettivo) o di poter decidere e governare nei diversi ambiti, locale o nazionale (massimo obiettivo).
Il poter-e è meglio del non poter-e, molto meglio del subire (il dover subire, forse è un po' troppo e potrebbe far reagire, vedi i clandestini di Rosarno, ... etc.).
Qualcuno resiste, perché, magari, ha una propria educazione, o perché ha sviluppato una mentalità, un proprio concetto, o, perché, magari, condivide un'idea con altri, un'impostazione politica di un partito.
Ma l'opportunista, quale sia il colore politico al potere (clericale, democratico-laico, liberale, repubblicano, socialdemocratico, verde, socialista, comunista, etc.) ha modo di trasformarsi tanto da apparire uno dei più convinti assertori di quel partito, da meritarsi la fiducia alla pari degli altri; quando sta solo ingannando tutti con l'obiettivo di gestire un proprio spazio di "potere", avulso dall'ideologia a cui si rapporta, alla quale procura ... solo danno (nel regno animale è noto come "mimetismo batesiano": guadagno per l'imitatore e inconvenienti per il modello a cui si vuole somigliare).
Si vogliono addebitare alle diverse ideologie i guasti provocati dagli opportunisti?
Io non me la sentirei per nessuna di quelle sopraccennate (la Magistratura ha eseguito sentenze solo alle persone); per l'ideologia fascista, però non esiterei un attimo. Solo per questa assocerei le responsabilità provocate dall'agire del singolo al dettame ideologico: non vedrei opportunismo nel militante ma solo totale adesione.
Il fascismo lo sento, infatti, come un sistema politico degli eccessi del potere, del "fine da raggiungersi a qualsiasi prezzo", basato sull'ineguaglianza e sulla prevaricazione, sulla "mors tua vita mea".
Se "il capo" forzitaliota richiama continuamente il pericolo di quella "comunista" ha i suoi motivi (e che motivi!), ma che la richiamino gli altri con molta facilità, nelle circostanze più disparate, mi sembra un po' eccessivo e ci si dimentica quanto possano influire negativamente su qualsiasi ideologia, comunismo incluso, le interpretazioni personali (e le volontà) dei massimi dirigenti e le azioni degli immancabili opportunisti a livello esecutivo o in ambito locale. Solo l'ideologia fascista per me è colpevole degli eccessi perpetrati dai suoi seguaci: "il giorno da leone" lo desiderano tutti a danno di "chissà quante prede"!
L'attuale "capo" forzitaliota vuole "giorni da leone" e si può essere un suo "yesman" per puro opportunismo, ma lo si può diventare anche per "contaminazione politica".
Il fascismo è sempre dietro l'angolo, perché potrebbe "sedurre" anche a livello inconscio.

PUBBLICATO 17/01/2010

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