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Rifugio di Isaac, esempio di accoglienza.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
I fatti di Rosarno si sono incaricati di sottolineare i problemi che riguardano l'integrazione di chi proviene da altre latitudini e si porta dietro la propria cultura, non sempre percepita come elemento di ricchezza.
In Calabria vi sono tuttavia anche esempi di diverso segno, in cui è possibile scorgere la volontà di far sentire a casa propria chi è costretto, per tutta una serie di ragioni, ad abbandonare casa e affetti.
Il centro di seconda accoglienza "Il rifugio di Isaac", che ospita ragazzi che si sono lasciati alle spalle e portano nel cuore e negli occhi la dura realtà della guerra, opera da quasi due anni ad Acri. Costoro hanno vissuto un'infanzia e un'adolescenza in cui non c'è nulla che possa essere ricondotto all'immagine di una personalità che si forma in maniera esemplare. Titolare del progetto è il Comune, ma il Centro è gestito dalla cooperativa sociale "Promidea".
In questo tempo, la struttura ha ospitato ventuno minori stranieri non accompagnati, che hanno completato il percorso di riconoscimento dello status di rifugiato.
Otto ragazzi sono usciti dal Centro e vivono e lavorano ad Acri, sette hanno usufruito di borse lavoro. In questo momento "Il rifugio di Isaac" ha sei ospiti, per i quali si sta attuando un programma di accoglienza, orientamento, assistenza medico - sanitaria, integrazione e tutela.
A coordinare le attività è l'operatore responsabile Luigi Branca, per cui "da noi è possibile comprendere che esiste un'altra Calabria, dove l'accoglienza diventa pratica quotidiana, di rispetto dei diritti umani. A nome del Centro - continua Luigi Branca -, approfitto dell'occasione per rivolgere tutta la nostra solidarietà a tutti i migranti che si oppongono alla condizione di sfruttamento e schiavitù".
Il responsabile de "Il rifugio di Isaac" riconosce "la sensibilità dimostrata dal Comune di Acri, in particolare dei Servizi Sociali, che opera in sinergia con noi e garantisce un impegno costante, senza il quale saremmo in grossissime difficoltà".
A proposito degli acresi, "questi ragazzi sono stati accolti in maniera straordinaria dalla popolazione locale e questa è l'ennesima testimonianza che in Calabria c'è anche gente in grado di capire una condizione di estremo disagio e di garantire il rispetto di diritti che sono propri dell'uomo e senza i quali non ci si può definire tale".

PUBBLICATO 14/01/2010

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