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Verso le elezioni. Le strategie del PD.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
Da soli alle elezioni. A questa ipotesi, pare, ci stiano lavorando i vertici locali del Pd. A cui non dispiacerebbe affatto tentare la via solitaria al primo turno del ventinove marzo. Niente apparentamenti e né coalizioni. I democratici, partito di maggioranza relativa del centro sinistra, si sentono così forti e sicuri da poter competere da soli. L'obiettivo, naturalmente, è quello di rafforzare il voto delle provinciali ma soprattutto confermare gli oltre tremila voti del 2005 sotto l'egida di Ds e Margherita e, dunque, arrivare al ballottaggio. Ma da soli come? Vediamo. Il Pd potrebbe ricompattarsi attorno alla figura dell'uscente Coschignano che in queste ore sta tentando di ricucire i rapporti interni fino a qualche mese fa fragili. Lo stesso, però, ha dichiarato che si candida solo a determinate condizioni. Che al momento non sono note. Ma è intuibile che l'attuale primo cittadino vorrebbe fare a meno di alcuni partiti che lo hanno sostenuto e fatto vincere cinque anni fa. Per fare ciò, naturalmente, il Pd dovrebbe concorrere con almeno tre liste.
Seconda ipotesi. Coschignano (magari per una candidatura alle regionali) si tira indietro. A questo punto nel Pd si aprirebbe una discussione tutt'altro che serena e scontata per la sua successione. Perché i democratici, a differenza di altre forze politiche, possono contare su diverse e qualificate risorse umane che possono ambire alla poltrona di sindaco. Per scegliere il candidato, quindi, sarebbero necessarie le primarie perché c'è più di un dirigente che aspira a guidare la città. Con la speranza, poi, che attorno alla figura scelta ci sia compattezza.
Terza, ultima e improbabile ipotesi. Coschignano si metterebbe da parte ma solo se il suo successore sarà uno dei più stretti collaboratori. Nomi non ne ha fatto ma il pensiero vola al presidente del consiglio Cozzolino, figura carismatica, politico di lungo corso e catalizzatore di consensi. Sul suo nome, però, non ci sarebbe la convergenza dell'intero partito. E non certo per questioni personali ma solo per un diritto di ambizione. Perché lui e non io? Si chiedono tra i vertici. Tre ipotesi, altrettante soluzioni. Il Pd, dopo le feste, sarà chiamato a pronunciarsi e ad recuperare il ritardo accumulato.

PUBBLICATO 01/01/2010

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