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Fondatezza o pretestuosità?

Stefania Basile
Foto © Acri In Rete
La legge 194/78 sull'interruzione di gravidanza garantisce il diritto fondamentale alla donna di decidere del proprio corpo, rappresenta la conquista di un diritto inviolabile riconosciuto in Italia come in altri paesi, definisce il raggiungimento da parte della donna di "persona non più legata alla sola procreazione" ma in grado di avvalersi di un suo proprio diritto e consapevole delle proprie azioni e scelte di vita.
Contribuirono a tale conquista le sentenze della Corte Costituzionale le quali, pur riconoscendo la tutela del concepimento come diritto inviolabile dell'uomo, affermano che non esiste corrispondenza tra il diritto alla vita e alla salute di chi è già persona e la protezione dell'embrione che ancora "non è persona".
Bisogna chiarire che l'aborto pur rimanendo una conquista, rappresenta, ciò nonostante, una scelta sofferta.
Difficile innanzitutto da un punto di vista psicologico.
Chiariamo che il disagio psicologico è legato alla scelta di interrompere la gravidanza, per altro, disagio non eliminabile.
Diverso il caso della sofferenza fisica, legata ad un intervento chirurgico che provoca dolore al corpo della donna. Da ciò la scelta della scienza di introdurre la RU486, che permette di ridurre l'invasività dell'aborto chirurgico.
Ma cos'è la RU486?
"Una pillola abortiva che è nata in Francia, nel 1988. Contiene una sostanza chiamata mifepristone, che inibisce il progesterone."
Senza l'azione di questo ormone la gravidanza non può procedere. Non stiamo qui a spiegare tutto l'iter da seguire per l'assunzione di questa pillola, basti sapere che il procedimento, in sostanza, permette l'aborto chimico nelle prime settimane di gestazione. La pillola abortiva è quindi intesa come un modo più "semplice" di interruzione di gravidanza ma bisogna ricordare che la RU486 ha molte controindicazioni, è meno invasiva ma non per questo "leggera".
Infatti a dimostrazione della non leggerezza della pillola, si possono fare almeno due considerazioni: la prima, che l'aborto chirurgico viene effettuato nel rispetto della legge 194/78, la seconda, che la pillola non può essere prescritta come farmaco per uso domestico. Essa può essere "somministrata solo in ambito ospedaliero con obbligo di ricovero".
"Luglio 2009 la RU486 arriva in Italia e il via libera alla commercializzazione arriva dall'agenzia del farmaco". Questo è ciò che dicono i giornali!!
Ad oggi novembre 2009 arriva la notizia che la commissione Sanità del Senato ha approvato, a maggioranza, il documento finale dell'indagine conoscitiva sulla pillola abortiva RU486. Nel testo si chiede al governo di fermare la procedura di immissione in commercio della pillola in attesa di un parere dal ministero della Salute in riguardo alla compatibilità tra la legge 194 e la RU486.
Compatibilità che secondo la maggioranza potrebbe venir meno non rispettando il piano previsto dalla legge del ricovero ospedaliero,ossia che la pillola venga intesa come "autocura", che gli aborti divengano routine e che quindi la legge che regola l'interruzione delle gravidanze venga violata.
Ma non sarà tutto questo un puro e semplice pretesto indotto dall'illusione che la pillola sia "cosa da niente"?
La RU486 viene usata in molte altre Nazioni senza alcun problema, pur naturalmente sotto il controllo di un medico che avvisa le donne dei rischi cui si va incontro con l'assunzione, ma certamente bisogna dire che non si può parlare di "effetti devastanti" o semplicemente non devastanti fisicamente quanto l'operazione chirurgica.
Non lasciamo che la non commercializzazione ci porti a rimanere uno dei Paese meno"evoluti" in questo ambito, e soprattutto evitiamo una "clandestinità" della RU486, che non diventi una "questione di politica", dando ancora una volta poca importanza alla donna e alla sua identità!
La donna va aiutata e non privata di poter scegliere per la propria vita!

PUBBLICATO 27/11/2009

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