OPINIONE Letto 2897  |    Stampa articolo

Chi sa, chi sa, cosa avrebbe scritto Padula!

Angelo Siciliano
Foto © Acri In Rete
Era la seconda metà dell’ottocento, Padula lasciava Napoli e fondava a Cosenza il “Bruzio”, periodico sul quale egli pubblica i geniali studi sullo stato delle persone, sulla Questione Silana, sul Brigantaggio, sulla Religione Moderna.
Facciamo un passo indietro e ricordiamo un pò di storia; era il 1860 e Garibaldi ebbe la felice idea di sbarcare in Sicilia e unire l’Italia.
Buona idea certo! Aveva pensato bene di madar via i Borboni e il loro potere, che aveva reso alla fame il popolo delle Regno delle due Sicilie. Aveva soggiogato alla fame anche culturale un popolo che aveva alle sue spalle una storia di Cultura Greca, Bizantina, Romana…E il buon Garibaldi parti è unificò la sua Italia.
Ritorniamo al nostro Padula che nel 1865 fonda il Bruzio
Il “Bruzio” nasceva per una battaglia politico-sociale contro le «classi inferme di sonnambulismo», le «feudali prepotenze», le «chiusure egoistiche» dell’«ognuno per sé e Dio per tutti», contro l’«indifferenza al bene e alla comune prosperità: e perché questa vita rinasca, bisogna studiare le nostre condizioni, e lo stato delle persone» diceva Padula.
Chi sa cosa avrebbe trovato nelle nostre attuali condizioni e nello stato attuale delle persone.
Sono passati due secoli.. e la musica non è cambiata affatto.
Allora si passò dall’usurpatore Borbone,  alla classe dirigente e politica del tempo che immobile e statica e sfruttando “il brigantaggio” consolidava il suo potere e la sua forza economica a discapito del popolo e delle masse.
Oggi i “Briganti” non ci sono, ma la classe dirigente e politica forse non è affatto cambiata. Assistiamo inerti al solito ballo delle poltrone o alle conferme, onde rompere  fragili equilibri di potere. Vediamo il solito gioco delle falsità, delle facili promesse inattese, dei progetti e delle proposte inutili. Celebriamo  le feste per la posa della prima pietra delle opere pubbliche, ma più che prima pietra oggi è più che mai diventata la posa della lapide visto che i lavori iniziano e terminano alla posa.
Ancora non moriamo tutti di fame, come allora, ma siamo riusciti a cancellare la dignità delle individuo, cosa non meno grave. Abbiamo costretto tante persone a partire lasciando tutto e tutti, e a chi resta tocca la via della Segreteria del solito Partito, che per il solito potere, è capace di infilarti nelle solite maglie della pubblica amministrazione, dove tutto fai tranne che lavorare e dove tutto sei, tranne che uno dei tanti numeri di matricola a cui il ventisette del mese, se sei nella lista dei fortunati, ti viene versato lo stipendio.
Non possiamo di certo immaginare come e cosa il Padula avrebbe dell’oggi scritto ma di certo una cosa possiamo dire che avrebbe parlato al popolo e alle classe politica allo stesso modo e dicendo sempre e solo la Verità.
Auspicando un “Risorgimento” politico e sociale e gridando con il suo modo di scrivere concreto e metaforico e con ironia e sarcasmo contro all’immobilismo politico e contro il nostro immobilismo con il quale applaudiamo al solito teatro della vita, quotidiana accettando sempre e di buon grado i soliti giochi dei compromessi.


PUBBLICATO 26/11/2009

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