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Primarie PD: la periferia preferisce Bersani.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
Il voto nel grosso centro silano regala tanti ed importanti spunti di riflessione. E se i dati provocheranno ripercussioni sia sulla vita politica del Pd che sull’amministrazione, lo si saprà tra qualche giorno. Colpisce, anzitutto,l’affluenza alle urne; oltre mille e seicento sono stati i cittadini che si sono recati nei tre seggi distribuiti sul territorio.
Poco meno di novecento al centro, circa seicento a San Giacomo e oltre duecento a La Mucone. A prevalere è stato Bersani, sia livello nazionale che regionale, che ha ottenuto poco meno di mille preferenze, 58% al nazionale, 59% al regionale, contro gli oltre seicento voti di Franceschini, 39% al nazionale e 41% al regionale. Acri centro, però, ha preferito Franceschini che ha raccolto circa cinquecento voti, 49% al nazionale, 55% al regionale. In sostanza la periferia, soprattutto San Giacomo, ha influito non poco sulla vittoria dell’ex ministro. Qui, infatti, ha raggiunto addirittura l’80% dei consensi, oltre quattrocento voti mentre a La Mucone ha raggiunto il 57%, oltre cento voti, e Franceschini il 42%, cento preferenze. Per Marino solo il 3%. La lista più votata, ma anche dell’intero collegio, risulta “liberiamo il futuro con Caminiti” in cui era candidato il segretario Capalbo. Si tratta di un risultato che gli potrebbe aprire le porte dell’assemblea regionale. C’era molta curiosità attorno ai risultati soprattutto per i sostenitori delle due mozioni. La Franceschini poteva contare sull’apparato istituzionale, oltre al segretario anche il sindaco e tre assessori mentre la Bersani sull’ex assessore regionale Cristofaro e sul candidato alle provinciali, Zanfini. Ribaltato, quindi, il dato del congresso di fine settembre quando la mozione del nuovo segretario aveva raggiunto appena il 20%.
Proprio nella patria di Zanfini, San Giacomo, c’è un dato che fa riflettere visto che ben seicento sono stati i votanti e oltre quattrocento quelli che hanno scelto Bersani. Il risultato complessivo è, comunque, un chiaro segnale, soprattutto, al sindaco ed ai suoi adepti, oggi un po’ più deboli mentre la segreteria resta saldamente nelle mani di Capalbo che, occorre ricordarlo, in occasione della candidatura di Zanfini, in palese rottura con la base, si è speso tantissimo. Oggi, però, gli equilibri all’interno del Pd potrebbero cambiare e in vista delle comunali di marzo nei democratici si aprirà una discussione che potrebbe riservare delle sorprese.

PUBBLICATO 28/10/2009

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