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Senza tentennamenti si decida con chi stare.

Salvatore Servino
Foto © Acri In Rete
Vivere la quotidianità della politica nella condizione di saper leggere gli avvenimenti, porta in molti di noi un avvilimento, una grande sofferenza interiore. Da questo assunto è necessario partire per comprendere come mai oggi molte persone perbene, sul piano morale, si allontanano dalla politica. E' vero, le società si evolvono, cambiano referenti e si dovrebbe creare quello che è il gioco virtuoso delle analisi e delle proposte. Il cambiamento anche sovrastrutturale sicuramente obbedisce a logiche di riequilibrio della società a favore di chi detiene il potere. Oggi, però, c'è grande confusione e le linee di demarcazione sono talmente sottili da non saperle a volte distinguere.
I trasformismi, le omologazioni, gli unanimismi (tanto sono tutti uguali), hanno fatto perdere la fiducia nella politica e nelle istituzioni. Nel falso gioco delle elezioni, molti personaggi, favoriti da leggi elettorali, detengono e gestiscono potere ed occupano dei ruoli di primo piano pur non possedendo nessuna qualità morale ed intellettuale. Questo gioco si fa pericoloso allorquando l'individuo si trasforma in un rapace avvoltoio. Si assiste nelle associazioni di partito a faide interne senza risparmio di colpi. Si operano transumanze politiche e si cerca di trovare sempre erba fresca per i bramosi appetiti. Gli avvoltoi ed i rapaci sono in cerca di nuovo nutrimento e si annidano nel trasformismo più becero. La questione meridionale, mai risolta, diventa motivo di accuse ad un popolo che subisce la violenza di una classe politica incapace e sempre proiettata alla risoluzione di problemi solo personali.
Le istituzioni sono viste come vacche da mungere e utili solo per la sistemazione di amici e parenti. Nessuna programmazione generale per migliorare assieme, anzi chi fa ragionamenti che tendono a ciò viene additato come persona fuori dalla realtà ed è messo da parte. Si è perso la centralità intellettuale (come capacità propositiva). E' necessario comprendere in che direzione il cambiamento ha operato la sintesi e quali i ceti ne hanno tratto vantaggi. La nascita di un falso bipolarismo tendente a mantenere in piede gli equilibri economici ed una classe politica mediocre, è stato il vero obiettivo di quanti hanno tirato le fila negli ultimi anni. Il vero bipolarismo trovava azione concreta in una sinistra, in un centro ed in una destra la cui caratterizzazione, nella rappresentazione degli interessi, era ben conosciuta e definita. In un momento di crisi di un modello di sviluppo economico a farne le spese sono sempre i più deboli. Mancano i referenti di lotta e le logiche perverse riversano tutto il peso della crisi sui precari, i non garantiti, anzi si tende ad una precarizzazione su tutta la società per meglio tenerne il controllo.
La legge 30 sul precariato, la tendenza ad escludere i lavoratori precari dal mondo della scuola con il conseguente riconoscimento dei ruoli apicali, la dequalificazione degli ospedali, la legittimazione del precariato in qualsiasi rapporto di lavoro, il Mezzogiorno (rappresentato da una classe politica inadeguata ed incapace, per essere buoni) visto come una palla al piede, ne sono alcuni esempi concreti. Le grandi questioni, da sempre, sono state all'ordine del giorno nell'agenda della sinistra italiana che in un processo di pre-omologazione è stata il punto di riferimento dei deboli e degli emarginati nonché il punto fermo assieme al sindacato del mondo del lavoro.
Oggi purtroppo non è più così???? Se la sinistra vuole essere tale deve caratterizzarsi nei contenuti programmatici, nella gestione politica ed amministrativa, nelle alleanze, per poter segnare fino in fondo una netta linea di discontinuità delle logiche dei comitati d'affare, battere i trasformismi che hanno caratterizzato anni di malgoverno. Spesso la politica al Sud è stato il contenitore e l'alimento di un grumo di interessi che, negli anni, ha strutturato lo scambio tra economia, politica e mafia (vedi i fondi europei quale destinazione e finalità hanno avuto): un tessuto connettivo del potere che la sinistra non è stato capace di scalfire, ieri per le scelte consociative, oggi per quelle dell'accordo fino ad essere cooptate. Affiora oggi, quindi, la grande questione morale e la lotta contro la mafia politica che è l'essenza di una questione democratica, ma anche l'interfaccia della drammatica crisi sociale del Mezzogiorno. Su questo dovremmo ricostruire uno dei punti della nostra identità e quella di una nuova sinistra.
E' tempo di chiarezza e la sinistra decida con chi stare senza tentennamenti, scelga quale parte della società vuole rappresentare senza perdere altro tempo, se non si vuole rischiare il marasma sociale.


PS. L'articolo apparso sul Quotidiano "CALABRIA ORA" del 29 agosto 2009 erroneamente mi indica, nel titolo, quale esponente del PRC. Il sottoscritto da anni non è più tesserato di quel Partito.

PUBBLICATO 01/09/2009

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