Sogno di una notte di mezz'estate: Vinicio Capossela.
Gianluca Garotto
Riprendo a scrivere dopo un paio di mesi di forzata inattività cercando di mettere in caratteri quell'esperienza meravigliosa che è stato il concerto di Vinicio a Gambarie d'Aspromonte, sabato scorso. La piazza è gremita e noi siamo in prima fila pronti, prontissimi ad assistere. Mi è capitato parecchie volte di vivere l’esperienza di un concerto di Vinicio Capossela, tra le tante, alcuni sono stati veri e propri incantamenti: nel 2001, a Cosenza in Piazza Prefettura e in un piccolissimo locale di New York, in compagnia di molti americani che mentre mangiavano, guardavano questo strano tipo che facevi i versi del Corvo Torvo seduto sopra il bordo. Per assistere al concerto, noi sette temerari, siamo partiti da Acri verso le 13.30 del 14 di agosto, il concerto sarebbe iniziato alle 23.59, ma a noi poco importa di questa lunga attesa. Il concerto-spettacolo ispirato ad una sorta di "circo delle stranezze", prevede l'allestimento, alle spalle dell'artista e ai lati del palco, l'uso di side show banners, di teli illustrati e colorati che mostrano le attrazioni, in un contorno di luce da acquario e lampadine da carnival, da luna park. Inizia il concerto con una ballata, cinque elementi al suo fianco, il sax di Michele Vignali, le vibrazioni magnetiche di Vincenzo Vasi, la tromba di Eusebio Martinelli, e la batteria di Zeno DeRossi, c'è uno scatenato Asso Stefana alla chitarra che vibra ed esalta ogni singola parola di Vinicio, accompagnato dal perfetto contrabbasso di Glauco Ciuppiroli. Stop improvviso alla ballata, un attimo di buio, e via il mantello, Capossela ha già il cappello da pirata, e parte col Gigante, davanti al suo Wurlitzer, e il Mago che comincia a cantare. Ma, alla canzone successiva, è già diventato qualcos’altro. O è un mago molto bravo oppure è davvero lo “story faced man”, l’uomo con la faccia deturpata di storie della copertina di Da Solo, il suo ultimo album. Nel circo Barnum di Vinicio anche gli strumenti diventano personaggi, anche loro un po’ freak, dal toy piano al Wurlitzer, passando per i fiati da “Salvation Army” e, su tutti, il theremin (davvero uno strumento magico!) di Vincenzo Vasi. Artista errante, trasformista, geniale, entusiasta, bizzarro, ironico, sentimentale, dolcissimo, straripante nel suo istrionismo, Vinicio ci regala tante emozioni, trasportandoci in una dimensione che ci permette di volare alti sulle ali dei nostri sentimenti e il concerto diventa luogo di sospensione temporale nel quale si galleggia verso l'emozione, incantati da un pifferaio magico che forse, se volesse, potrebbe stregarci tutti e portarci, con banda al seguito, per le strade di questo piccolo e sperduto borgo, a diffondere l'incantesimo. Alle 2.30 il concertone finisce si accendono le luci, tutti abbiamo la stessa espressione. Tutti, in piedi, ci guardiamo convinti di aver passato la stessa esperienza. Come se ci fossimo salvati da un incidente aereo, o meglio ancora, dal peggior naufragio mai capitato. Tutti ci siamo sentiti più fragili, nessuno ha veramente avuto un qualcosa di suo. Ci siamo solo fatti un'altra volta un giro con la vita di Vinicio, il quale si è prostituito emotivamente per noi. Arriviamo ad Acri alle 8.30 di mattino del 15 Agosto, con le emozioni che pian piano riaffioravano in noi, ognuno ha raccontato la sua esperienza con il suo concerto, ma una cosa era certa, tutti eravamo convinti di aver assistito ad un evento che ci aveva toccato il cuore, si rientra a casa con un sacco di immagini, sogni e sensazioni paragonabili a quelle di un bambino meravigliato. Lo spettacolo è qualcosa di difficilmente comprensibile a parole, è musica e teatro, è varietà Burlesque e film in bianco e nero, è Stanlio e Olio e Charlie Chaplin, è Tim Burton con le atmosfere di Big Fish, è magia e stupore...
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PUBBLICATO 17/08/2009
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