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Dai campi di Venaus a via Rubattino la soluzione alla crisi della rappresentanza.

Vincenzo Morrone
Foto © Acri In Rete
Si è spento da poco l’eco dei festeggiamenti degli operai della INNSE che al grido di “giù le mani dalla innse” e “genta genta v........o” hanno sfogato in una notte 11 mesi di tensioni culminati con l’accordo che ha sancito la salvezza della ex-innocenti. La storia della lotta degli operai di via Rubattino ha qualcosa in comune con le esperienze dei valsusini contro l’alta velocità e della popolazione di Chiaiano nella lotta contro la discarica. Ovviamente la prima cosa che unisce queste diverse esperienze è il loro epilogo, la vittoria…, oltre al grande risalto mediatico che i protagonisti sono riusciti ad attirare su di se. Coloro che invece hanno visto dal vivo le tre lotte hanno notato una similitudine nelle strutture: il simbolo di Venaus era il presidio, la famosa casetta di legno che ospitava giorno e notte le vedette notav, che fù poi devastata dalla polizia la notte del 6 dicembre 05, e che venne ricostruita nei giorni seguenti la giornata dell’8 dicembre passata alla storia come la riconquista di Venaus. Presidi simili a quello No Tav sono stati riprodotti sia in Campania che a Milano. In questo modo oltre a vigilare i territori, si è creato anche un immaginario che ha portato molta gente a visitare i presidi e solidarizzare con i protagonisti della lotta. Presidi che sono stati brutalmente sgomberati dalla polizia provocando molti feriti. l’uso della forza si è visto in tutte e tre le esperienze, ma si è vista anche la reazione degli occupanti e l’enorme solidarietà che hanno riscosso. Ricordiamo il blocco delle autostrade e delle ferrovie in valsusa, gli scontri di Chiaiano, le 400 persone che in pieno agosto hanno ricomposto il presidio di via Rubattino con la ciliegina sulla torta dei 5 operai che sono saliti sulla gru beffando la polizia.
Questa capacità di aggregazione politica e di mobilitazione continua, nei tempi della cosidetta “crisi della rappresentanza”, dimostra una sola cosa: lo scollamento infinito che esiste tra i partiti politici e la popolazione. L’insegnamento che viene da queste esperienze di lotta è che solo attraverso le iniziative dal basso si può ottenere qualcosa. La soluzione alla crisi della rappresentanza è lasciare perdere la rappresentanza stessa. Si potrà obbiettare che si è vinto solo in parte, che sono lotte residuali, che serve un portavoce nelle istituzioni, che la gente che si è mobilitata non era la maggioranza della popolazione, che alcune obbiettivi sono impossibili… può essere, intanto in valsusa ad oggi non esiste nessun palo di una ipotetica recinsione di un ancor più ipotetico cantiere dell’alta velocità, e i cosiddetti poteri forti sono rimasti a bocca asciutta, intanto a Chiaiano la discarica non è stata ancora costruita e il governo si interroga se mandare o meno l’esercito a risolvere la situazione, tra l’altro il movimento contro la discarica è stato uno dei pochi o forse l’unico movimento antimafia italiano in quanto ha realmente tolto introiti alla camorra che gestisce lo smaltimento dei rifiuti in una perfetta “governance” con le istituzioni, intanto 49 operai hanno salvato la loro fabbrica e sono riusciti a fermare i deliri di onnipotenza dei vari palazzinari milanesi capeggiati dal vicesindaco De Corato che sull’area di via rubattino contavano già di speculare oltre ogni nostra immaginazione, intanto i partiti politici che dovrebbero rappresentarci, sono riusciti a far passare la proposta di legge sul contratto del lavoro che prevede la fine del contratto unico, ovvero prevede la fine della capacità di fare pressioni al governo da parte dei lavoratori. E’ passata sotto silenzio la più grande vittoria di Berlusconi e del suo modello di politica: la ricattabilità totale dei lavoratori. Intanto l’opposizione non riesce neanche a rispondere alla lega sulla questione delle gabbie salariali, dimostrando una volta in più il suo sbandamento.
E noi giovani cosa stiamo aspettando ad occupare gli uffici dove siamo schiavizzati da una parola dal suono accattivante come “stage”, i call-center dove veniamo pagati 4,5 euro l’ora con contratti settimanali o addirittura giornalieri, ma soprattutto in special modo noi giovani calabresi, cosa stiamo aspettando a cacciare via una classe politica che è in ritardo di 20 anni rispetto al resto d’italia. Vogliamo smetterla di legittimare i loro stipendi evitando una buona volta di candidarci nelle loro liste? Sono i 100 voti a testa che ognuno di noi porta come dote a farli eleggere. La politica dei partiti è allo sbando, solo giocando al di fuori di essa possiamo portare a casa il risultato.

PUBBLICATO 17/08/2009

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