Gentilissimo assessore Manes,
vorrei ancora una volta esprimere il mio parere circa il trasferimento del centro di riabilitazione presso la struttura di via Merolini. A quanto pare è prossima l'inaugurazione, già vedo la scena: autorità coraggiose, nonostante il caldo indosseranno cravatte, genitori entusiasti del successo ottenuto sfornando bucchinotti e taralli, poi tutti insieme a gustare le prelibatezze dimentichi di che storia c'è alle spalle. Il 2007 sono cominciate le nostre proteste per rivendicare dignità delle persone e di un luogo. Dignitosa non era la struttura che ospitava i "meno abbienti" (come dice lei), dignitosa non era la struttura di via Merolini (terminata se non sbaglio il 1992) anche se i cani randagi, ammirevoli creature capaci di accontentarsi, prima vi si accoppiavano e poi partorivano. La fatica è stata tanta, soprattutto perchè le istituzioni erano cieche e sorde, ma non ci siamo arresi, perchè crediamo nella riabilitazione, ora, cercare di avere meriti mi sembra ridicolo anche se capisco che lei e tutti gli alti assessori che vi hanno preceduto, qualche fatica l'avete pur fatta! Tollerare le nostre urla non deve essere stato facile, ed io ancora una sola volta mi chiedo: "è possibile in questo nostro paese, non accorgersi, dall'alto di certe cariche, di carenze, lavorare e garantire risposte senza fare in modo che tutto il successo sia solo un favore fatto ai "meno abbienti"?
Io e altri genitori ci riteniamo abbienti perchè in possesso di una ricchezza: abbiamo in casa maestri di vita, che pazientemente ci insegnano a vedere il mondo con occhi diversi, migliore. Questa mia, non vuole essere una lettera disfattista, anzi, mi auguro, visto le sinergie di cui siete capaci, che il vostro lavoro non possiate ritenerlo esaurito dato che c'è bisogno che voi tutti manteniate contatti con l'ASP che deve ancora provvedere al potenziamento del personale tenendo conto che ad Acri le persone abbienti sono tante.
Una cosa le chiedo, rida con me di qualche mio errore grammaticale, ma non giudichi il mio sfogo.