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Ballottaggio: uno sbaglio per l'UDC?

Paolo Straface
Foto © Acri In Rete
Forse con un po’ di ritardo (ma in fondo meglio tardi che mai) e forse per qualcuno inopportunamente, ho deciso di tediarvi con qualche riflessione sulle elezioni provinciali dello scorso giugno, e in modo particolare sul turno di ballottaggio.
Con grande stupore (che resi noto anche a qualcuna delle persone con le quali solitamente discuto) lessi qualche giorno prima del voto la notizia di un apparentamento tra UDC e PDL e subito dopo il voto quello stupore si tradusse in una valutazione che cercherò di spiegare.
La risposta alla domanda posta nel titolo è, per quanto mi riguarda, affermativa. Ho giudicato un errore quell’ alleanza e provo a dare due motivazioni: una ideologica e una materialista per quelli più concreti.
La prima , e probabilmente quella più importante, è quella di ritenere il berlusconismo ormai anacronistico. Credo necessario, a tutti i livelli ( comunale, provinciale, regionale e nazionale) superare il prima possibile l’era Berlusconi, della vecchia Casa delle Libertà , dell’anti-berlusconismo e dunque dell’Unione. Tutti concetti a mio avviso del passato, anche se recente, che qualcuno fa ancora fatica a superare.
Cercando con immane sforzo di sorvolare su atteggiamenti privati non proprio degni di un presidente del consiglio e con altrettanta fatica di “ dimenticare” le sentenze in cui il nostro presidente viene citato( senza la possibilità di capire se a causa di magistrati “militanti di partito” oppure no), ciò che più colpisce me e chi si sofferma un attimo a riflettere sugli ultimi quindici anni della vita politica italiana è la mancanza di progressi e risultati rilevanti, registrando anzi in alcuni campi degli arretramenti. Ancora oggi spesso vengono proposte le stesse riforme istituzionali, economiche e strutturali di anni fa, ammettendo così indirettamente un fallimento, e a questo punto mi assale Il dubbio che probabilmente non si possano aspettare cambiamenti e miglioramenti da chi non ha interesse a realizzarli.
Dunque ritengo inutile e dannoso seguire chi, venuta meno l’essenza di obiettivi raggiunti, punta sull’apparenza;ma questa non da vita eterna. Tale situazione generale si riflette bene su una condizione regionale e provinciale dove i successi scarseggiano in maniera ancora più evidente e dove alle scorse elezioni si contrapponevano due esponenti della classe dirigente protagonista degli ultimi anni della vita politica della nostra regione e della nostra provincia. Puntualmente ad ogni campagna elettorale i candidati sono costretti a discutere ( e dovrebbero farlo con un certo imbarazzo visto che molti hanno già avuto la possibilità di provare a risolverli) su problemi che non trovano soluzione come la mala sanità, le scarse risorse strutturali, gli scarsi collegamenti stradali e autostradali, opere iniziate e mai finite, disoccupazione, criminalità organizzata, ecc.
Come esempio, che ci riguarda da vicino, si potrebbe parlare della SS 660, con la farsa delle bottiglie di champagne pre-elettorali rotte sulla prima pietra da chi aveva probabilmente forti dubbi sul fatto che si fosse posata anche l’ultima.
In questo scenario sono convinto che un partito come l’UDC, forse non totalmente senza peccato, ma che sta tentando di porsi al di fuori di questo sistema che non ha funzionato, avrebbe fatto bene, a mio parere, a non schierarsi con nessuno dei due candidati. Ho considerato questa scelta come un passo indietro dopo alcuni avanti.
La motivazione concreta, e forse molto più banale (e per questo le dedicherò meno spazio), è quella di un buon risultato elettorale che questo partito aveva ottenuto al primo turno e che avrebbe fatto avere un certo peso e far fare le dovute considerazioni in vista delle elezioni comunali del prossimo anno e che è stato banalmente messo a rischio con una mossa discutibile.
Paradossalmente la sconfitta potrebbe essere il male minore e portare buoni consigli liberando da forti vincoli che una coalizione di governo avrebbe imposto.
Ovviamente le mie sono considerazioni personali e presumibilmente lasciano il tempo che trovano e che comunque incontreranno condivisioni e dissensi, ma perché non discutere?
Per il futuro spero si guardi avanti verso le persone rette, già presenti in politica o che hanno intenzione di entrarci, che proporranno idee di rinnovamento( citando in parte le opportune parole in questa occasione di Benedetto XVI).

PUBBLICATO 11/07/2009

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