Il retroterra in cui è maturato il barbaro omicidio di Fabrizio Greco, cosparso di benzina e dato alle fiamme nella notte tra il 27 e 28 marzo scorsi, ha riproposto prepotentemente il tema della condizione giovanile ad Acri. Che nel centro presilano le nuove generazioni vivono una sorta di strisciante malessere, in parte dovuto a una condizione generale, in parte a elementi endemici,e che spesso si sfoga infondo a una bottiglia o nell’ennesima sniffata, è dato ormai consolidato. Il fenomeno andrebbe indagato in maniera scientifica, per gli opportuni interventi. Eppure, in questo senso, lo strumento c’era. Così come nel bilancio comunale c’erano i fondi per pubblicarlo, prima che venissero dirottati ad altre voci e ad altre destinazioni. Nel 2007, era assessore comunale ai Servizi Sociali Amedeo Gabriele, fu anche organizzata una conferenza stampa per dire che da lì a qualche mese il rapporto sarebbe stato pubblicato.
Di cosa si trattava?
«Appena insediato, nel 2005, ho ripreso un vecchio progetto del 1995, ai tempi dell’amministrazione Zanfino. Era una indagine sulla condizione giovanile e sull’uso e abuso di droghe e alcool nel Comune di Acri, con un test fatto su un campione di cento giovani, di età compresa tra i 15 e i 25 anni».
Cosa emerse in quella circostanza?
«Si notò subito un grosso consumo di alcool, ma nessun dato significativo su quello di droghe. Quest’ultimo dato comunque deve anche essere messo in relazione al fatto che non vi era ancora la legge sulla privacy».
Qual è stato poi il vostro contributo allo studio?
«Noi lo riprendemmo, insieme al dipartimento di Antropologia dell’Unical, in particolare con il Prof.Osvaldo Pieroni, e al centro di recupero “Il Delfino” e proponemmo anche una sorta di indagine supplementare:“I giovani di Acri dieci anni dopo: come cambia una comunità”. Era uno studio unico in Italia,anche perché ci permetteva di individuare una sorta di evoluzione generazionale».
In questo caso, quali furono i risultati?
«Effettuammo lo studio su ben 2780 giovani, quelli che cioè rientravano nella fascia di età presa in esame. Emerse una marcata disaggregazione, dovuta anche all’allentamento di certi legami familiari e a una scarsa socializzazione. Mentre si mantenne alto il consumo di bevande alcoliche,aumentò esponenzialmente quello di droghe».
Questi dati purtroppo rimasero lettera morta…
«Avremmo dovuto pubblicarli in un volume la cui uscita era prevista per l’autunno del 2007, ma mancarono i fondi. Io poi lasciai il mio incarico in giunta e non ne seppi più nulla».
Questa iniziativa rientrava in un contesto più generale di politiche sociali?
«Al di là delle inevitabili polemiche politiche, abbiamo,in questo senso prodotto risultati significativi. Ricordo solo l’ippoterapia, la musicoterapia, idroterapia,l’Adi (Assistenza Domiciliare Integrata),“Acri per la vita” e il centro Isaac».


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 08-04-2009.