«Non volevo ucciderlo». Dopo il delitto, per Antonio Camillo De Maddis è l’ora del pentimento. Ieri, lui e Pasquale Gaccione sono stati nuovamente sentiti in Procura dal pm Bruno Antonio Tridico. I due giovani, rispettivamente di 18 e 20 anni, sono accusati di aver ucciso Fabrizio Greco, al termine di una banale lite tra amici, scoppiata ad Acri la notte dello scorso sabato. «Ero troppo ubriaco - si è giustificato De Maddis davanti al pm - non avevo idea che, in quel modo, lo avrei ammazzato». E così, l’alcool gli avrebbe fatto perdere aderenza con la realtà a un punto tale da spingerlo a cospargere di benzina la vittima per poi darle fuoco con un accendino. Poi, riacquistata un po’ di lucidità, avrebbe tempestato di chiamate il 112 e il 118 per invocare aiuto, però invano. «E’ sinceramente provato e abbattuto» ha fatto sapere il suo avvocato Vincenzo Adamo che lo ha assistito per tutta la durata dell’interrogatorio.
Un colloquio durante cui il ragazzo ha ribadito per intero la sua versione dei fatti, chiamando in causa anche l’altro indagato. Proprio lui, Pasquale Gaccione, è stato sentito a ruota dal magistrato. Anche lui ha confermato le dichiarazioni già rese davanti al gip. «Con l’omicidio non c’entro, sono intervenuto solo per tentare di spegnere le fiamme che avvolgevano Fabrizio» ha ribadito in presenza del proprio legale Pierfrancesco Molinari. Secondo De Maddis, invece, Gaccione avrebbe trattenuto la vittima mentre lui si accingeva a trasformarla in torcia umana. Per uno che confessa, dunque, l’altro tenta di dimostrare la propria estraneità a quel crimine così orribile.
Anche Gaccione ebbe un ruolo nell’uccisione di Greco? Un bel rompicapo per Tridico che, a questo punto, potrebbe anche decidere di mettere a confronto i due giovani nel tentativo di tirare fuori la verità sulla triste storia di un giovane morto su un rogo, appiccato dalla follia di un momento.