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Le 21 telefonate dopo l’omicidio.

Calabria Ora
Foto © Acri In Rete
Sei chiamate ai carabinieri e ben 15 al 118. La prima alle 2,33 di notte, l’ultima alle 3,41. Le fece Antonio Camillo De Maddis subito dopo aver dato alle fiamme il suo amico Fabrizio Greco, sabato notte in una stradina di Acri. Nonostante la follia di un momento, dunque, il giovane ritrovò subito la lucidità necessaria per chiedere aiuto.
Lo fece in maniera disperata, tempestando di telefonate i numeri del pronto intervento, ma ormai non c’era più nulla da fare. Greco, trasformatosi in torcia umana era già morto quando i soccorsi arrivarono sul posto. L’episodio, però, è rivelatorio di quella che, con ogni probabilità, fu la reale natura della tragedia. Inizialmente, la ferocia di quel gesto aveva spinto gli inquirenti a non escludere altri possibili moventi rispetto alla lite per futili motivi.
Ma i 21 sos partiti dal cellulare di De Maddis nell’immediatezza dei fatti, sembrerebbero confermare l’estemporaneità dell’episodio. Del resto, lo stesso autore materiale aveva ammesso la propria responsabilità, motivando il tutto come una reazione agli insulti ricevuti dalla vittima. Frasi offensive che l’alcool avrebbe poi amplificato, suggerendogli una reazione altrimenti abnorme. Con ogni probabilità, il giovane (che ha da poco compiuto 18 anni) ribadirà la sua versione dei fatti oggi, durante l’interrogatorio che si terrà davanti al pm Bruno Antonio Tridico.
La partita, infatti, è tutt’altro che chiusa. In ballo c’è ancora la posizione dell’altro indagato, Pasquale Gaccione (20 anni) anche lui detenuto in carcere. Quest’ultimo sostiene di non aver partecipato all’uccisione di Greco, ma di aver tentato di intervenire per spegnere le fiamme che lo avvolgevano.
Per De Maddis, invece, Gaccione trattenne la vittima mentre lui le versava addosso la benzina, prima di incendiarne il corpo. Due versioni opposte, dunque, che oggi il pm metterà a confronto con i risultati dell’autopsia, nel tentativo di tirare fuori la verità.

PUBBLICATO 02/04/2009

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