CRONACA Letto 3884  |    Stampa articolo

Fabrizio Greco, tra sfortuna e disagio sociale.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
"Lo hanno ucciso i suoi stessi amici, quelli con cui trascorreva le serate." La mamma Ines Marrelli non ha dubbi; "me lo hanno ammazzato quegli ubriaconi che voleva per forza frequentare. Quella sera gli avevo consigliato di tornarsene a casa, lo vedevo strano e preoccupato. Di sicuro si è litigato con qualcuno ma solo un pazzo, un drogato, un alcolizzato può commettere un tale gesto."
Incredula e disperata come il marito, Damiano Greco, pensionato. Che aggiunge; "gli davo per intero la mia pensione, proprio per evitare che frequentasse brutte compagnie."
Fabrizio Greco
, aveva 25 anni, era celibe e disoccupato. Un tipo non violento, nemmeno cattivo, sfortunato e con il vizio dell'alcool e delle sostanze stupefacenti leggere. Un consumo quotidiano che portava l'uomo a veri e propri momenti di esaltazione. In città era conosciuto soprattutto per questo. Lo si vedeva spesso nei bar dove si intratteneva anche fino a tardi andando spesso in escandescenza ma senza far male a nessuno. Una situazione familiare non facile la sua, fatta di disagio sociale, ignoranza e gravi problemi economici. Otto fratelli in tutto di cui cinque adottati da altre famiglie sin dalla tenera età e, di sicuro, con un futuro migliore. Il papà pensionato sociale nativo di San Lorenzo del Vallo, la mamma casalinga di San Pietro in Guarano, trapiantati ad Acri da diversi anni.
Entrambi fanno una vita da barboni, in giro per la città sin dal primo mattino in cerca di fortune. Soli e abbandonati, come ieri mattina quando il carro funebre ha portato via il figlio. Emarginati dalla società e con i soli servizi sociali del comune che mensilmente gli procurano sussidi economici ed alimentari. Fabrizio viveva nel cuore del centro storico della città con i genitori e con l'altro fratello Maurizio più grande di lui. Di lavorare non ne voleva proprio sapere, viveva con una parte della pensione del padre ma soprattutto grazie al ricavato di piccoli furti. In occasione di uno di questi, qualche mese fa, per sfuggire alla cattura delle vittime, precipitò da un balcone provocandosi numerose fratture. Proprio per questo si aiutava con le stampelle trovate a pochi metri dal suo corpo senza vita.
Un gran bel ragazzo Fabrizio, che con la città non aveva, però, un buon rapporto. Pochi amici e per giunta con problemi simili ai suoi. Quegli stessi compagni di disavventure che la notte tra venerdì e sabato lo hanno bruciato vivo senza pietà.
Pasquale Gaccione, 20 anni del luogo e Camillo Antonio De Mandis, 19 anni di Cosenza si sono rivelati prima amici e poi carnefici del povero Fabrizio. Due ragazzi oramai senza futuro, macchiatisi di un grave episodio per il quale la comunità acrese è rimasta attonita e senza parole. Acri. Il centro silano il giorno dopo il macabro evento luttuoso. Una domenica come molte altre, tranquilla, e chi si attendeva che gli acresi potessero fermarsi a riflettere è stato spiazzato. La tragica morte del venticinquenne Fabrizio Greco, a cui due suoi amici avrebbero dato fuoco da vivo con della benzina, non ha scosso le coscienze dei cittadini che hanno trascorso la giornata tra uova di Pasqua, eventi politici e commenti sportivi. Tutto normale, quindi, se si esclude la prevedibile ressa alle edicole. Fabrizio è morto tra l'indifferenza generale, abbandonati a se stessi i genitori Ines e Damiano che anche ieri sostavano in piazza Marconi ancora attoniti e increduli ma consapevoli che il figlio ha pagato un prezzo troppo alto. Contesto sociale difficile, quello dei Greco, tra disagi e problemi mentali. E lui, giovane spavaldo ma sicuramente non violento ma solo sfortunato e col vizio delle droghe leggere, dell'alcool e dei piccoli furti, sesto di otto fratelli, non sembra essere figlio della società acrese. "Una morte annunciata", si è detto in piazza e nei locali. Dopo sei mesi la città torna alla ribalta della cronaca nera. Due morti violente sono troppi. Nello scorso mese di ottobre qualcuno, ancora sconosciuto, sparò due colpi di fucile alle spalle di Sposato.
L'intervento del sindaco Coschignano rende meno pesante il disinteresse generale; "si tratta di un fatto sconcertante che ha lasciato tutti increduli. Acri non è abituata ad avvenimenti di questo tipo. Le forze dell'ordine, che ringrazio in prima persona, hanno assicurato i colpevoli alla giustizia. Fabrizio Greco era un ragazzo che viveva una situazione familiare e personale molto critica, già molto sventurato, non doveva subire una fine così abominevole. In città non si ricordano avvenimenti così cruenti, si vive in tranquillità tanto che si parla di isola felice. Stiamo pagando, anche se in misura minore il prezzo della modernità e di vizi diffusi di cui Acri non è purtroppo esente. Bisogna essere vigili e sorvegliare."

PUBBLICATO 30/03/2009

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