Anilda Ibrahimi, per la narrativa con
Rosso come una sposa,
Michele Sovente, per la poesia con
Bradisismo e
Anna
Rosa Macrì, per la saggistica con
Lultima lezione di
Bagi sono i vincitori della sesta edizione del premio nazionale letterario
Giuseppe Arena tenutosi ad Acri. Il riconoscimento speciale,
riservato ad una personalità della cultura che si sia distinto negli ultimi
anni, è andato, invece, a Sergio
Zavoli. Dunque, per la saggistica
la premiata è stata la
Macrì, voce e volto noto della Rai
calabrese.
Perchè ti è venuto in mente di scrivere questo saggio?
Vedi, io mi definisco una giornalista fuori campo, perché credo, come
mi ha insegnato il mio maestro Biagi, che siano i fatti i veri protagonisti
delle notizie, delle storie, delle inchieste, e non noi giornalisti, che siamo
soltanto i testimoni. Ma durante la realizzazione di Rt, Rotocalco televisivo,
la rubrica di Raitre che ha segnato il ritorno di Biagi in tv dopo il cosiddetto
editto bulgaro, ho capito che era Biagi, la nostra redazione, il nostro
lavoro che andava raccontato. Basti dire che lo studio televisivo di Rt era in
casa Biagi, dentro la stanza delle bambine, la stanza cioè delle
sue figlie e che lui, a 87 anni era emozionato come un ragazzino a lavorare di
nuovo con la sua vecchia redazione. Insomma, avevo il dovere di raccontare.
A chi è rivolto l'ultima lezione?
A chi ha amato Biagi, e sono tanti, e a tutti i ragazzi che vogliono fare
il mestiere di giornalista. E a tutti i Calabresi, perché cè
molta Calabria, dentro il libro.
Nel testo ci sono richiami alla vita professionale e privata di Biagi. Come
l'hanno presa i familiari?
Oh, benissimo. Bice Biagi è stata mia compagna di lavoro a Rt-era
ieri ed è diventata una delle mie migliori amiche.
E adesso ti senti più giornalista o scrittrice?
Mi sento una che sa scrivere.
Per tanti anni hai lavorato in Lombardia. Quali le differenze tra il modo
di fare giornalismo lì e in Calabria?
Tutto il mondo è paese, non ci sono isole felici, ma il modo di
lavorare della Rai milanese, il paragone lo faccio adesso con la Rai romana,
mi assomiglia molto. E rigoroso e intransigente. Si è amici prima
e dopo il lavoro. Durante, non si fanno sconti a nessuno. Lasciami dire però
che i tecnici Rai di Cosenza sono straordinariamente bravi.
In una parte del libro hai scritto che questa regione ti ha lasciato partire?
Perchè?
Io sono spesso partita da questa regione per fare il mio mestiere da
unaltra parte. Un po per gusto, mi definisco una giornalista navigante,
nel libro ma qualche volta per necessità. Questa è la regione
delle appartenenze. Se poi la aggiungi alla Rai delle appartenenze
Io
non appartengo a nessuno. Sono sempre stata una di sinistra, ma non ho padroni
né padrini. Va benissimo finché sei unoperaia dellinformazione.
Quando per esperienza, o per età, o, perché no per meriti, ma
so che merito è una parolaccia, ma io la dico lo stesso, potresti fare
di più, se non appartieni, sei un tipo strano e capisci di essere ingombrante.
Roba di ieri. Adesso, non minteressa più. Ho poco tempo davanti,
tanto da scrivere, e soprattutto tantissimo da leggere.
Biagi diceva che i calabresi hanno testa. Sei d'accordo?
Sì, sono daccordo. Ho girato moltissimo per il mio lavoro.
Conosco la Calabria paese per paese, viottolo dopo viottolo, e conosco molto
anche dellItalia. I Calabresi sono davvero straordinari. E in Calabria,
posso dirlo, cè una zona in cui sono straordinarissimi, per intelligenza,
ironia, profondità. Nel bene e nel male. E la Locride.
Un pregio di Biagi e un suo difetto
Il pregio è lonestà intellettuale, lessere perbene
come uomo e come giornalista. Il difetto? Aveva delle spigolosità nel
carattere, una certa incapacità di essere diplomatico, di fingere. Ce
lho anchio e non so se è davvero un difetto, certo può
renderti la vita difficile.
Perchè biagi aveva tanta fiducia in te?
Perché aveva occhio per chi apparteneva alla sua razza. Lascia
perdere la sua genialità di giornalista, inarrivabile
lui sentiva
che ero, che sono una perbene. Io non baro con la gente, mai, ne
ho grande rispetto. Ma per qualcuno ho grandi antipatie. Lui diceva: è
nostro dovere non piacere a tutti. E dunque è nostro diritto che non
tutti ci piacciano.
E cosa ti è rimasto dopo questa lunga ed importante esperienza?
La consapevolezza di avere avuto una vita professionale, dunque una vita,
privilegiata, di essermi divertita, appassionata, emozionata. Ho viaggiato,
ho conosciuto, ho imparato. Ho aggiunto, come lui diceva una virgola al
mondo. Non è poco
Vedi, sono stata la curatrice de Il fatto (Raiuno, sei milioni di
telespettatori a sera), di Rt- Rotocalco televisivo e di Rt-era
ieri. Non ho fatto in Rai un briciolo di carriera, ma ho un bagaglio professionale
e umano che non ha prezzo e che nessuno può toccarmi.
Da poco è partito Buon giorno regione. Quale l'obiettivo?
E una trasmissione dinformazione rivoluzionaria. Intanto
la Rai ha investito sulle realtà regionali mettendo sul tavolo lo stesso
budget e lo stesso modello produttivo a Nord come a Sud, nelle regioni forti
come in quelle deboli. Non è poco in tempi di Lega al governo. E poi
è una trasmissione che si occupa davvero della gente. Niente notizie
istituzionali, a parte le finestre sul tiggì, naturalmente, niente faccioni
di sindaci o assessori, niente microfoni aperti sul politico più o meno
amico. Buongiorno regione dà spazio alla cosiddetta informazione di prossimità,
i problemi che interessano la gente, che riguardano la vita quotidiana delle
persone. Sai come diceva Biagi? Alla gente interessano tre cose: salute, soldi
e amore. Aveva ragione.