In tutta Italia gli studenti stanno protestando, ormai da più di un mese, contro il decreto Gelmini, diventato legge il 29 ottobre. La legge prevede, in sintesi, 4 punti fondamentali: l'inserimento della votazione della condotta nella valutazione complessiva dello studente che, se inferiore a sei decimi, determina la non ammissione al successivo anno di corso; l'affidamento delle classi della scuola primaria ad un unico insegnante; l'adozione da parte degli organi scolastici competenti di libri di testo in relazione ai quali l'editore si sia impegnato a mantenere invariato il contenuto nel quinquennio; la valutazione nelle scuole primarie in decimi.
Anche ad Acri noi ragazzi delle scuole superiori, con la partecipazione delle scuole medie, abbiamo organizzato sit-in, cortei e manifestazioni contro le leggi 133 e 137: proprio in questa occasione è nato per la prima volta il C.S.A. (Collettivo Studenti Acresi), composto dai rappresentanti d'istituto e della consulta provinciale degli istituti superiori acresi.
Ogni istituto ha adottato una propria forma di protesta: il Liceo Classico è stato occupato per una settimana intera, l'I.P.S.I.A. è stato occupato per circa venti giorni, il Liceo Scientifico ha organizzato sit-in e cortei davanti la sede del triennio Palazzo Sanseverino-Falcone nei giorni 3 e 4 ottobre.
Accanto alle singole proteste di ogni istituto, il collettivo ha organizzato ben due manifestazioni che hanno coinvolto i ragazzi di tutte le scuole: la prima, del 5 ottobre, consistente in un corteo per le vie principali di Acri; la seconda, del 14 ottobre, consistente in un corteo seguito da un dibattito nel cinema comunale, alla quale hanno partecipato l'assessore alla cultura Bruno Pascuzzo e alcuni rappresentanti di scuole superiori di paesi vicini come Bisignano, Rende e Cosenza.
L'intento comune è stato quello di fare sentire anche la nostra voce, la voce degli studenti di Acri e dell'intera provincia di Cosenza che non sono d'accordo con la riforma, che vogliono che i tagli nelle scuole e nelle università ci siano, ma che siano razionali e mirati agli sprechi, non generalizzati: i soldi risparmiati devono servire all'interno della scuola stessa, non al risanamento del bilancio dello Stato.
Quello che noi chiediamo non è una legge alternativa, ma una modifica che possa mirare agli sprechi, lì dove la scuola italiana sta subendo una forte crisi di qualità e di offerta formativa, che deve e può essere superata non con decreti, che evitano soltanto il confronto con la minoranza del Parlamento, ma con disegni di legge nella quale tutti i parlamentari di qualsiasi fazione politica possano collaborare nell'obbiettivo generale di rinnovamento.