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Centro di formazione professionale in attesa di corsi.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
Non vi sono solo le cosiddette cattedrali nel deserto, ovvero quelle opere pubbliche mai entrate in funzione, a rappresentare sperpero di danaro. Ci sono anche quelle strutture che, sebbene aperte e con tanto di personale e spese varie, non producono nulla. Si tratta dei centri di formazione professionale.
Croce e delizia della regione prima, e della Provincia adesso. Sarebbero dovuti servire a formare quei giovani ed a facilitargli l’ingresso nel difficile mondo del lavoro. Così non è. Al centro di via Duglia i rapporti costi – benefici non vengono rispettati. Da tre anni, infatti, non vengono attivati corsi. Sicchè le quattro unità in servizio sono costrette a stare con le mani in mano. Sembrano lontani i tempi dell’inaugurazione in grande stile, nel 2001, e la felice gestione di Aldo Cennamo, ora passato al centro di Cosenza. Eppure l’avvio era stato promettente. In cinque anni furono individuati e attivati corsi che potessero dare una risposta alle esigenze lavorative del territorio; corsi di ricamo, per idraulici, socio – culturali, di tessitura, di informatica e di grafica. Arrivarono corsisti da tutta la provincia. Mille ore di lezioni e sbocchi occupazionali, seppure per tempi limitati, per docenti, tutor ed esperti esterni.
Di contro una formazione adeguata per centinaia di disoccupati. L’ultimo corso risale al 2005. Da allora il centro e i suoi dipendenti vivono nell’anonimato. Ciò nonostante alla Provincia costa poco meno di centomila euro all’anno, che finiscono nelle tasche di un privato, per coprire spese di luce, gas, telefono. Esclusi, naturalmente, gli stipendi di quei dipendenti che farebbero a meno di trascorrere il tempo senza fare un bel niente e nella vana attesa che dalla Provincia arrivino notizie confortanti. Voci fondate dicono che anche quest’anno le ampie aule e i laboratori resteranno vuoti e piene di polvere. Riposo forzato, quindi, per dipendenti e addetti, che si sentono avviliti e mortificati, centinaia di euro sborsate dalla Provincia inutilmente. Proprio il trasferimento di competenze dalla regione alle amministrazioni provinciali aveva fatto sperare in un cambiamento che, invece, non c’è stato. Nulla di nuovo è accaduto. Sapere, poi, che il centro costa tanto in un periodo di forte crisi e di recessione brucia a chi non riesce ad arrivare a metà mese. Dal 2001 al 2006 la struttura ha svolto ottimamente le sue funzioni ma ora perché non prendere provvedimenti? Ed anche immediati, visto che gli stessi problemi vengono vissuti nei centri di Bisignano, San Giovanni in Fiore, Roggiano e Camigliatello. Un grande spreco a cui occorre dire basta.

PUBBLICATO 20/10/2008

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