Delitto di Acri, pista passionale.

Piero Cirino
Rispetto alle ore immediatamente successive al delitto, tuttavia, qualche elemento nuovo è emerso ed è tutt’altro che trascurabile. Infatti sembra prendere sempre più consistenza la pista passionale, che sulle prime non aveva avuto particolari attenzioni. Considerato il passato di Lupin, come molti avevano soprannominato la vittima, le indagini avevano preso una direzione ben precisa, che conduceva verso la possibilità che fosse stato ucciso per dissidi privati. Durante una accurata perquisizione dell’abitazione di contrada Pietremarine, in cui Natale abitava con i suoi genitori e davanti alla quale l’omicida lo attendeva con un fucile da caccia, è stato rinvenuto un taccuino della vittima. All’interno ricorre spesso il nome il nome di una donna e frasi particolari che a lei si riferiscono e che inducono a rendere quello passionale come un possibile movente. Questa è comunque una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, che non ne tralasciano altre. Che non vi siano granitiche convinzioni lungo cui muoversi è dimostrato anche dal fatto che il padre della vittima sia stato sottoposto alla prova dello stub. Che in passato abbia posseduto un fucile e considerata l’indole non particolarmente docile del figlio, agli occhi di chi conduce le indagini sono elementi da non trascurare, per quanto inverosimile possa apparire questo ragionamento. Se la matrice della criminalità organizzata sia da escludere, è pur vero che chi ha imbracciato il fucile venerdì notte debba essere in qualche modo riconducibile all’arma. Ed è per questo motivo che l’avvocato Angelo Altomari, che difende la famiglia Sposato, ha chiesto che fosse disposto il sequestro delle armi regolarmente possedute dai cacciatori della zona. Se i colpi sono partiti da una di queste, non sarà difficile stabilirlo. Tra oggi e domani dovrebbe essere eseguita l’autopsia sul corpo del trentacinquenne acrese. Oggi inoltre riprenderanno gli interrogatori di parenti e amici per far emergere qualche elemento che possa risultare decisivo ai fini della individuazione dell’autore del delitto. Intanto la comunità acrese continua a interrogarsi sulla vicenda e non mancano motivi di polemica. Ad Acri una simile vicenda non trova riscontri, almeno negli ultimi decenni. E’ un fatto assolutamente straordinario eppure nessuno ha avvertito la necessità di rimarcarlo. Nessun commento ufficiale e nessuna attività programmata, anche in netto contrasto con il clima di lutto della comunità, è stata soppressa. Ieri ci si chiedeva, certo retoricamente, se l’atteggiamento sarebbe stato simile qualora a cadere sotto i colpi di un fucile da caccia caricato a pallettoni calibro 12 fosse stato il figlio, o comunque un parente, di uno dei notabili del luogo. Evidentemente non tutti si sono posti il problema. Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 29-09-2008. |
PUBBLICATO 30/09/2008
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