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A proposito del Liceo Classico di Acri.

Leonardo Marra
Foto © Acri In Rete
Ho letto con attenzione gli articoli/polemica che nei giorni passati si sono susseguiti e che hanno avuto come tema la vita del Liceo Classico “V.Julia”. Sono dell’avviso che non se ne parli mai abbastanza purché si convogli il discorso su momenti propositivi mettendo da parte rivendicazioni sociali ed istituzionali. Devo ammettere che, mai come ora, leggendo quelle righe, mi sono sentito tanto inadeguato ed ignorante. Difficile potesse essere altrimenti dopo aver preso atto dei titoli accademici vantati dagli attori coinvolti.
Confesso anche di essermi sentito come il Pigmeo del Gabon alle prese con i primi esploratori britannici che offrivano perline colorate e specchietti “magici”. Non nego di aver fatto ricorso allo Zingarelli ed alla cultura umanistica di mia figlia per tentare di comprendere alcuni termini (frasi) che esulavano dalla mia troppo scarsa conoscenza dell’italiano e del latino. E quando, giunto alla fine della lettura degli articoli, ho preso atto del mio stato di dignitosa sottocultura, sono stato assalito da una irrefrenabile voglia di revanscismo, ed ho riflettuto sulla inutilità, della polemica sollevata. Inutilità per due motivi: il primo perché postuma. Se questa “querelle” fosse stata sollevata in “corso d’opera”, durante gli anni scolastici passati, potrebbe avrebbe avuto un senso, magari avrebbe permesso di correggere il tiro, di aiutare a capire dove intervenire per meglio adeguare l’offerta formativa alle esigenze degli alunni (come piace chiamarli). Invece durante questi cinque anni (mia figlia ha preso la maturità quest’anno) ci si è trovati sempre in quattro gatti a “combattere” le battaglie (se così le possiamo chiamare). Dove erano tutti i genitori quando si proponeva di chiarire il comportamento di alcuni docenti, quando si auspicava una partecipazione più diretta alla vita scolastica dei propri figli; dov’erano quando si auspicava un intervento più deciso da parte loro (quelli che avevano i titoli da far valere) per far si che terminasse il “valzer” dei testi scolastici che cambiano ogni anno.
E dov’erano quando, all’indomani della famosa “assemblea permanente” di tre anni fa, mi schieravo dalla parte dei diritti degli studenti che avevano l’unica colpa di essere troppo impulsivi (ma come si può non esserlo alla loro età?), ma cento motivi per protestare. In quel frangente mi schierai praticamente contro quasi tutta la componente “genitori” la quale, assente dalla vita scolastica dei loro figli, vedeva in quel momento di presa di coscienza collettiva (scusate il residuo espressivo sessantottino) unicamente una distrazione dall’obbiettivo finale. Se in questi anni avessimo avuto meno peli sulla lingua ed insieme, la capacità di affrontare le situazioni di petto, magari le cose sarebbero andate diversamente. Magari, con il confronto continuo, pressante, mirato si sarebbero espressi meglio i propri punti di vista, la propria concezione di “diffusione della conoscenza”, si sarebbe avuta la possibilità di operare attivamente nella vita scolastica dei nostri figli, avremmo avuto la possibilità di superare preconcetti ed idiosincrasie a tutto beneficio delle generazioni che stanno per succederci. Ma del senno di poi, si sa, son piene le fosse. Dal mio canto non posso certo dire di essermi nascosto dietro ad un dito perchè quando mi sono trovato a scagliare una pietra, sono sempre stato pronto a riceverne anche gli eventuali svantaggi, conscio che, esponendomi, avrei potuto rischiare rappresaglie, ma tutto questo fa parte dell’assumersi delle responsabilità, del rispondere in prima persona delle proprie azioni ed avere il coraggio di rischiare. Fortunatamente ho sempre avuto a che fare con persone professionali che anche dopo gli “scontri” più aspri hanno saputo discernere il pubblico dal privato non cadendo nella trappola della rivalsa nei confronti di mia figlia.
Ora, tutto questo non sta ad indicare che io non condivida le rimostranze nei confronti di un certo modo di “insegnare” di alcuni personaggi Acresi (qualunque sia l’Istituto nel quale essi operano), trovo solo singolare il fatto che si cerchi di sconfiggere una mentalità retrograda ed asfittica come quella di questi insegnanti facendo dietrologia e trovando il coraggio di parlare solamente a posteriori Il secondo motivo dell’inutilità della polemica è un po’ più sottile ed è insito proprio nel significato del termine: polemica: s.f. Discussione animosa, priva di obiettività, sovente fine a se stessa. Ecco… fine a se stessa. Non apporta nulla di utile alle generazioni (scolasticamente parlando) che seguiranno anzi, rischiano di far cadere il Liceo in un baratro dal quale non riemergerà più (basta vedere il numero degli iscritti di questo anno per capire di cosa si stia parlando).
La cosa deprimente è che nessuno fa nulla per sovvertire quella che sembra una condanna inappellabile. Basterebbe qualche iniziativa culturale di ampio respiro, indire un concorso letterario anche solo a carattere locale, tanto per dire ci siamo anche noi, siamo vivi, abbiamo le carte in regola per entrare nei circuiti culturali nazionali. Non a caso alcuni dei nostri ragazzi si sono classificati per due anni consecutivi fra i 20 finalisti in un concorso letterario nazionale. Questo vorrà pur dire qualcosa. Invece da parte amministrativa tutto tace. Gli studenti dell’ultimo anno si sono trovati a partecipare a proprie spese ad una giornata di orientamento “Campus live” presso l’UNICAL (per fortuna egregiamente organizzata guarda caso proprio dalla prof.ssa Leonetti la quale si è trovata davanti alla risposta dell'amministrazione del Liceo: "non ci sono autobus a disposizione" (erano stati preventivamente prenotati dagli altri Istituti di Acri. sigh!). Ecco un altro dei mille modi per firmare una condanna a morte. Allora, vista la vivacità dell’argomento e l’interesse che suscita (lo desumo dal numero di letture degli articoli) perché non incanalare tutte le le forze in gioco per far sì che questo Istituto possa ammodernarsi (così come avvenuto per il B. Telesio di Cosenza dove, rivoluzionando parzialmente l’asset istituzionale, il corso di studi tradizionale è stato trasformato in uno più adeguato ai tempi )?
Io credo basterebbe solo far emergere l’anima imprenditoriale che giace in fondo ad ognuno di noi e qui mi rivolgo al Dirigente Scolastico (ex Preside). Immagino il limitato budget finanziario con cui deve fare i conti, ed è ammirevole e lodevole la sua presenza costante nell’Istituto, ma a volte, è probabilmente più utile assentarsi perchè se non si muove il sedere dalla poltrona (e lo dico con il sorriso sulle labbra e la indispensabile dose di ironia) nessuno porterà i fondi necessari davanti alla porta di casa. Purtroppo lo si sa, in Italia solo chi si dà da fare ottiene quello che chiede. Per concludere mi rivolgo a quei genitori e studenti che sono ancora alle prese con questa meravigliosa esperienza “scolastica” che sono gli anni del Liceo ed dico loro: osate, osate sempre, pretendete il confronto con insegnanti e dirigenti, esponete i vostri dubbi, le vostre perplessità e, se questo confronto vi viene negato, incazzatevi, è nel vostro diritto e ne va della preparazione dei vostri figli.

P.S. Perdonate la lungaggine, ma ci sarebbe tanto altro da dire…

PUBBLICATO 28/07/2008

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