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Alea iacta est...

Francesca Marra
Foto © Acri In Rete
Si vive sempre con un senso d’inesorabilità: il tempo passa fluido ma non troppo; s’incontrano dubbi, incertezze ma ogni evento è lasciato al caso, tutto è ignorato e panta rei (tutto scorre) fino a quando, tratto il dado, finito il gioco allora ecco che le carte vengono scoperte e i conti fatti.
No, questa non è un’incauta e rischiosa partita a poker ma è la vita, anche se paragonabile quasi totalmente a questo gioco per la sua imprevedibilità e i suoi alti e bassi ma non per il suo azzardo: non ci si può permettere, soprattutto di questi tempi, il lusso di azzardare alcunché, non c’è la situazione e il motivo, non c’è l’opportunità né il diritto anche se qualcuno se lo arroga presuntuosamente.
Eppure ecco che, scoperte le carte, c’è chi dice che questo o quello ha bluffato, che c’era un asso nascosto nella manica, che i conti non tornano, che… c’è sempre un che, un ma, dopo; mai prima, durante il gioco: quando si gioca si sta in silenzio, bisogna stare muti, è una necessità, quasi un dovere…
E i nodi vengono tutti al pettine DOPO.
SIAMO TUTTI OMERTOSI, SIAMO TUTTI MAFIOSI.
Non è un’affermazione più che altro una denuncia alla società odierna; una considerazione “post-gioco”, dopo che il dado è stato tratto…non che quando tutti stavamo giocando no ne abbia fatto, per carità, lungi da me l’essere omertosa!
Ecco, è proprio perché queste righe vengono scritte da chi, quando si giocava, diceva che qualcuno aveva le carte truccate che ciò che è scritto è veritiero e senza fini o doppi fini alcuni: è solo una presa di coscienza (questa volta a cuor leggero: permettetemelo! Il gioco è finito e posso stare anche io più tranquilla)…
Dunque ho giocato per 5 anni al “gioco della vita”: c’è più di un mazziere e un numero grande di giocatori seduti a tanti tavoli: uno più bravo, altri meno; qualcun altro più furbo, un altro ancora più ingenuo… e così via: tutti ansiosi di ricevere le carte, vedere quali saranno quelle scoperte dai mazzieri ed attendere il turno per fare il proprio gioco e puntare o ritirarsi se si è meno fortunati…
Quanti parlavano durante il “gioco della vita”? Quasi nessuno perché chi parlava perdeva, automaticamente punti se non era furbo, se aveva poca forza di volontà o era uno di quelli meno bravi nel gioco… e, così, ho visto alcuni cambiare gioco, ritirarsi o tentare l’ all-in (il “tutto dentro”) quando ormai erano sul lastrico sperando in una vincita illusoria quanto improbabile… ma a volte accadeva l’impossibile: qualcuno riusciva a riacquistare quel minimo di dignità per continuare il gioco.
Al mio tavolo tutti siamo arrivati alla fine del gioco anche se, non si sa come e per quale motivo chi aveva in mano una scala reale un attimo dopo, si ritrovava inspiegabilmente a giocare con carte non buone…misteri della vita? Macchè! Era colui il quale aveva detto una parola di troppo, denunciato un intrigo, si era permesso a dire che uno dei mazzieri aveva truccato le carte o aveva mostrato sdegno e indignazione per come si stava conducendo il gioco…
Alla gogna? No, era uno dei furbi, di quelli a cui non importava il risultato ma solo di giocare la partita fino in fondo, senza mai fermarsi che, ergendosi sopra la massa di omertosi, gli amici dei mazzieri e quanti sapevano l’esito sicuro del “gioco della vita” o la loro vincita, aveva avuto il coraggio e si era sentito in dovere di denunciare che un male, IL MALE impelagava nel gioco. Non ha parlato solo una volta ma tante fino a rischiare l’espulsione diretta dal gioco per la sola necessità di demistificare, di far notare a tutti che un tarlo (più tarli!) intaccavano il tavolo da gioco e che fra pochi anni non si avrebbe avuto più un tavolo dove poter poggiare e scoprire le carte o ammassare la vincita.
Che fine ha fatto colui-il-quale coraggiosamente aveva osato parlare contro IL MALE? Adesso si trova a progettare chissà quale meraviglia per il suo futuro conscio che il prossimo gioco, molto simile al precedente, al quale conta sicuramente di partecipare avrà anch’esso chissà quanti tarli ma che, essendo egli, giocatore esperto ed il tavolo da gioco ampio con un numero maggiore di giocatori, forse i tarli non toccheranno la sua parte di tavolo o toccheranno tutte le parti di tavolo dove sono seduti i vari giocatori in eugual modo… così non ci saranno né vinti né vincitori; solo giocatori che giocano perché si deve giocare e basta, perché la vita è un eterno scommettere e rilanciare.

E, per ora, si accontenta di un tris pur di continuare a “dire la sua”, in attesa di una mano fortunata magari nel prossimo gioco…

PUBBLICATO 25/07/2008

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