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Acri, cittadina a vocazione turistica... (ma quando mai?)

Leonardo Marra
Foto © Acri In Rete
Estate. 20 luglio. C’è caldo, ma non troppo, considerando le temperature dello scorso anno. Acri, sempre più lontana dal resto del mondo, paga l’unica colpa di essere l’ ultimo insediamento urbano prima della Sila, un luogo dove ci vai di proposito o non ci passi per caso.
Eppure nelle scorse domeniche sparuti gruppi di turisti (te ne accorgevi per il modo di guardarsi intorno con curiosità) hanno fatto capolino nella nostra cittadina, forse confortati dal clima meno torrido che in passato o forse alla ricerca di nuovi posti da vedere o da rivedere. Siamo coscienti che l’unica cosa che possiamo offrire a queste persone è l’ ospitalità, non avendo altro (se non chiese) di fruibile alla domenica mattina (o forse sì, forse il museo Vigliaturo?), ma magari sono io che lo ignoro e se lo ignoro io da residente immaginiamoci quei “poveri disgraziati” di turisti, purtroppo alla luce dei fatti anche l’ospitalità sembra venire meno (almeno d’ estate).
Immaginiamo un cosentino (per non andare troppo lontano) che decidesse di venire sulle colline al fresco, per un aperitivo da sorbire assieme alla sua usuale comitiva. Questi signori decidono di preferirci alle solite località marine e potrebbero non essere gli unici.
Arrivano ad Acri domenica 20 Luglio 2008 alle 11:00 di mattina. E’ risaputo che la meta principale per chi arriva da fuori è sempre il centro cittadino e dunque piazza Annunziata (perdonatemi ma sono abituato a chiamarla così), per poi dirigersi verso l’isola pedonale e gustare il tanto agognato aperitivo, magari accompagnato da un gelato per i piccoli. Ovviamente non conoscono bene la città e come al solito la prima impressione è quelle che conta. Sapete qual è la prima impressione? Be’ ve la lascio immaginare.
Tutto chiuso. Non c’è un bar aperto sulle strade che, dal Calvario, conducono al centro… desolazione più completa. Ci si aspetterebbe che una volta in centro almeno un “punto di ristoro” si riesca a trovarlo. Nulla! Anche in piazza Annunziata tutto chiuso. C’è un gruppo di persone che aspetta davanti alla chiesa su un pezzo di selciato reso lercio da chissà quale attività precedente, un altro nutrito gruppo, all’ombra degli ippocastani, si pone i grandi interrogativi dell’ umanità: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo e soprattutto qual è l’ultimo acquisto del Milan?
Poi, in ordine sparso, come feticci dell’avvento di una nuova era post- tecnologica, lattine, bottiglie di vetro, cartacce e buste di plastica ovunque. Quattro cani che si rilassano all’ombra di un abete ed altri due si azzuffano “amichevolmente” tra le gambe dei miei colleghi derelitti che hanno, come me, la fortuna di godere di questo meraviglioso scenario. Ovviamente, vietato sperare di poter alleviare la sete che nel frattempo si è fatta più insistente (chissà perché quando non si riesce a bere la sete aumenta sempre di più. Mah!).
I nostri poveri malcapitati non riescono a capire se sono finiti sul set di un film di fantascienza o su quello di una improbabile candid camera. Provano a guardarsi intorno, accennano una timida passeggiata, ma anche in una giornata non estremamente calda come questa, il sole è implacabile. Non rimane loro null’altro da fare: riprendere l’auto e provare con Bisignano, chissà là magari un bar aperto lo si trova. Morale?
E’ vero che tutti hanno il sacrosanto diritto alle ferie, ma che ne dite se pensassimo ad un piano di chiusura razionale che faccia in modo da non far morire l’intero centro cittadino durante le vacanze? E poi, è così difficile - per la miseria - all’indomani di una manifestazione, magari di mattina presto, fare in modo che venga ripristinato il decoro urbano eliminando tutti gli elementi che concorrono a rendere i luoghi interessati più simili ad una discarica in miniatura che ad una molto più attraente Agorà? (Per la cronaca due locali aperti “sopra l’orto” c’erano, ma forse troppo lontani anche loro dal circuito turistico).






PUBBLICATO 21/07/2008

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