Lettera aperta al liceo classico di Acri.
Rosanna Capalbo
Va al Suo "Confronto" il merito di coltivare le nostre microstorie cioè le nostre radici. E', tuttavia, indispensabile sempre lo sguardo al presente Spero che la mia lettera stimoli un forum su un argomento attuale e di respiro nazionale: lo stato della pubblica istruzione. Interloquii, anni or sono, su queste colonne, con il preside del locale ITC, il quale, mi apostrofò con un ( cito a mente) "...a volte si parla senza cognizioni". Occorre, dunque, in tempi di decadenza e' forse necessario, che giustifichi il mio essere "titolata" a ascriverle. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che ha, per consuetudine, i libri, grazie ai quali e' stata pure intitolata una strada del nostro paese, al mio bisnonno. Mi sono laureata in lettere con 110/110 e lode, discutendo la tesi con il prof. Alessandro Galante Garrone. Ho conseguito l'abilitazione all'insegnamento delle lettere presso le scuole medie, mentre lavoravo già in banca con il voto di 40/40. Posso dunque parlare e scrivere del locale Liceo ginnasio che mi ha vista alunna, docente e madre di due discenti, l'una maturatasi con 100/100, l'altra poco votata allo studio. Per entrambe e per me sono strati Otto anni di durissima passione. Non solo sono stata obbligata a scegliere il lavoro part time per sedermi, tutti i pomeriggi, "a fare i compiti" ma ho dovuto, per otto anni, pagare lezioni private. I tre anni del Liceo sono, infatti, stati scadentissimi. Abbiamo vissuto l'avventura di conoscere una professoressa di belle lettere, ante 2005, che alle ragazze interrogate si rivolgeva: "quale pagina del libro stai ripetendo?". Ignorava del tutto la critica letteraria e la tanto di moda analisi testuale. Mia figlia Rossella sarebbe uscita dal LICEO CLASSICO senza conoscere i nomi (non le opere critiche!) di Croce e Sapegno (troppo vecchi ?), Asor Rosa, Salinari, De Castris (troppo di sinistra?) Getto, Squarotti, Guglielmi (curatore del libro di testo in uso), per non parlare dei critici stranieri e di un minimo di critica sulla Divina Commedia. La professoressa, evidentemente, si era laureata - abitiamo ormai nel global village - presso l'Università' di Pechino. Piangeva, la professoressa, se qualche voce critica si alzava in classe e minacciava l'ictus che sarebbe potuto occorrerle. Dava, in tal modo, grande esempio di autorevolezza a ragazzi che avevano bisogno di riferimenti. La completa mancanza di cultura si e' infatti spesso associata, tranne alcune sparute apprezzabili eccezioni, in assoluta mancanza di " mestiere ". I ragazzi sono stati etichettati da una professoressa di greco quali "elementi positivi" ed "elementi negativi". L'effetto e' stato, per una delle mie figlie, il rifiuto di quella materia. La SICUMERA impera al Liceo classico. C'è stata un'altra professoressa di greco, sempre al triennio - qualche anno fa' - che aveva l'hobby di dimostrare ( a chi?) che i ragazzi, provenienti dal ginnasio, erano tutti asini perfetti. Pertanto, gli "Otto" passavano repentinamente a "sei", "cinque", "quattro" e tornavano a essere "otto" alla fine dell'anno scolastico: i mesi estivi avevano cancellato ogni cosa e la solerte professoressa, novello Ettore Paratore, aveva insegnato il greco agli asini perfetti. Ora che si e' stabilita la distanza del ricordo, tale atteggiamento risulta avere avuto solo lo scopo di screditare i colleghi del ginnasio, ingenerando confusione e disorientamento nei ragazzi. Questa, la scuola ove abbiamo mandato i nostri figli. L'episodio emblematico e' stato il mio incontro con il sig. Preside del Liceo, prof. Luigi Aiello. Avevo tentato, invano in otto anni, di essere ricevuta i decreti delega non propiziano i rapporti frequenti fra casa e scuola?).Mi sono anche fatta raccomandare. L'incontro e', alfine, avvenuto. Sulla scala vetusta e, pertanto, onorevole (ma pur sempre una scala !) dell'istituto "Monachelle", sede provvisoria del Liceo. Chiedevo al preside che mia figlia uscisse, in mia compagnia, in anticipo sul finis. Il sig. Preside, alterato nel volto e nella voce, presenti un professore e il segretario, iniziò a parlare di lezioni che si perdono ( mia figlia perdeva in quei momento l'ora di educazione fisica), di non ammissione agli scrutini, di Sue responsabilità. Il tutto senza chiedere chi mai io fossi e senza un "buonasera". Decisi allora che potevano anche "bocciare" la mia ultima figlia ma io in una scuola ove non si aveva il garbo di ricevere con educazione un genitore, non sarei più andata. Penso a quanti anni luce ci distanziano dalle società civili come quella anglosassone, ove i genitori prendono visione dei curricula studiorum dei docenti, i risultati annuali dei quali sono dati a mezzo pubblica stampa e si ha libertà di scegliere il professore e la scuola per il proprio figlio. In quel mondo, il docente incapace e ignorante resta a casa perché il preside non lo riassume. Apriamo, dunque, su questo libero foglio un dibattito: chi e' il prof. di mio figlio? Che cosa e dove ha studiato. Se insegna greco, ha sostenuto i pertinenti esami di grammatica greca, di traduzione dal greco oppure ha solo sostenuto esami mediocri, passati con voti mediocri? Non possiamo solo stupirci e indignarci se i nostri ragazzi calabresi siano, come da statistiche pubbliche, i più ignoranti d'Europa. Non possiamo subire le situazioni che ho descritto solo perché, più dei nostri figli, vogliamo solo il bel voto. Per quanto mi riguarda, voglio cancellare questi Otto anni per i quali non trovo che due aggettivi: dozzinali e inutili. Pretendiamo, soprattutto, che i ragazzi non siano definiti "elementi negativi". Quando si ha la leggerezza di proferire parole siffatte, bisognerebbe avere l'onesta' e l'umiltà' di riconoscersi inadatti alla professione di insegnante e rivolgersi, magari, ad altri ambiti, ad esempio la cura delle aiole del proprio giardino, ove la conoscenza dell'altro da se e della lingua italiana - le parole sono pietre, scrisse un celebre autore - non e' indispensabile. (lettera apparsa su "Confronto") |
PUBBLICATO 18/07/2008
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