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Troppi equilibri in gioco, rimpasto sempre più lontano.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
La questione del rimpasto di giunta pone alcuni interrogativi finora inediti e che si infittiscono ulteriormente nel caso del Partito Democratico. Sebbene si sia costituito di recente il gruppo consiliare, il partito guidato da Walter Veltroni nelle realtà locali, quindi anche ad Acri, è privo di organismi dirigenti. Non è stato ancora dato il via libera alla costituzione ufficiale dei circoli e soprattutto manca una classe dirigente legittimata a essere tale da un congresso.
Nelle scorse settimane il gruppo consiliare del Pd, con l'aggiunta delle firme di altri due consiglieri indipendenti, ha consegnato una lettera al sindaco nella quale chiede espressamente un rimpasto in giunta. La richiesta è accompagnata da una serie di valutazioni più o meno condivisibili, ma dietro questa azione manca una discussione politica che vada oltre i consiglieri. Dire che si vuole dar corso a qualche avvicendamento significa indicare motivi validi per i quali gli assessori sostituiti debbano cedere il loro posto. Occorre dar vita cioè a una verifica del lavoro svolto dall'esecutivo nella sua espressione collegiale e valutare anche singolarmente l'apporto fornito da ogni suo componente.
Nel caso del Pd la discussione a questo punto sarebbe, per forza di cose, autoreferenziale al gruppo consiliare. Alla nascita sul territorio del Partito Democratico manca poco, forse solo qualche settimana. Se il gruppo in consiglio si assumesse oggi la responsabilità di togliere un suo esponente per sostituirlo con un altro, la classe dirigente chiamata a guidare il partito da qui a qualche settimana avrebbe serie difficoltà a ratificare una decisione che comunque avrebbero assunto solo in cinque.
C'è poi una questione di equilibri interni che in questa fase non possono essere ridimensionati, garantendo anche in giunta una espressione quanto più pluralistica delle anime di cui il Pd si compone. Oggi il partito di Veltroni ha due assessori e rimpasto significa almeno sostituirne uno e, inattesa di spiegare la impellente necessità di un rimpasto, bisognerà capire chi lascerebbe il posto a chi e soprattutto per fare cosa.
Certo la storia politica ha insegnato che non è difficile spiegare a posteriori qualsiasi cosa accada nei partiti e nelle istituzioni, soprattutto se si tratta di poltrone, ma l'abito addosso bisogna saperlo cucire. La sensazione che si vogliano affrettare talune dinamiche è più che un semplice sospetto. Nonostante ciò l'ipotesi che il rimpasto abbia luogo nell'immediato risulta sempre più impraticabile.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 01-07-2008.

PUBBLICATO 01/07/2008

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