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Chiude la Destra Crati Acri.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Chi nutriva speranze per far luce sulle sorti della comunità montana “Destra Crati” nell'incontro tra l'assessore regionale alle Riforme Istituzionali, Liliana Frascà, e i presidenti degli enti montani è rimasto deluso. O almeno ha aggiunto altri elementi di incertezza a quelli che si erano manifestati con la proposta di legge della Regione Calabria chiamata a recepire il dettato dell'ultima legge Finanziaria.
L'incontro si è tenuto ieri pomeriggio nella sede dell'assessorato, a Catanzaro.
Confermate le indiscrezioni circa la chiusura della “Destra Crati” e l'accorpamento dei Comuni non esclusi in quella “Montana”. Quest'ultima sarà formata da sedici Comuni: sei della vecchia “Destra Crati (Acri, Rose, Luzzi, SanDemetrio Corone, SantaSofia d'Epiro e Vaccarizzo Albanese) e dieci della “Montana(Celico, Lappano, Pedace, Pietrafitta, Rovito, San Giovanni in Fiore, San Pietro in Guarano, Serra Pedace, Spezzano Sila e Spezzano Piccolo).
Gli altri Comuni che facevano parte delle due vecchie comunità montane sono stati esclusi dalle nuove poiché non rispondenti ai criteri fissati dalla Regione Calabria o sono stati destinati a uno dei restanti nuovi cinque enti montani provinciali. L'interrogativo principale sull'ubicazione della nuova sede non è stato sciolto. Sarà nominato un commissario,probabilmente per tre mesi, che dovrà gestire la prossima fase transitoria. Solo dopo si saprà se la comunità montana “Silana” avrà la sua sede ad Acri o a Spezzano Sila. Quel che è certo è che da oggi inizierà una nuova battaglia di campanile e non è detto che alla fine non possa esservi una soluzione di compromesso,cioè con due sedi.
Occorrerà poi capire quali criteri dovranno presiedere alla scelta. Se prevarranno quelli “quantitativi”, la spunterà Spezzano, potendo contare sull'appoggio di dieci Comuni; se invece si dovesse optare per l'ampiezza dei confini territoriali, Acri la spunterebbe.
Di certo, chi fino a ieri aveva le idee confuse, oggi non le ha più chiare.
La Regione accusa gravi ritardi su una riforma perla quale ha avuto sei mesi di tempo e che dovrà essere formalizzata entro i prossimi venti giorni. Chissà che le forze politiche e le istituzioni locali, finora decisamente distratte, non decidano di profondere quelle energie necessarie a far valere le ragioni di un Comune che negli ultimi anni ha subito non pochi torti in ragione di scelte che l'hanno progressivamente privato di diversi servizi. Il problema oltre ad essere stato sollevato si sta imponendo con tutta la sua realtà. Un fatto, quindi,che necessita di un’operazione concreta e di poche parole.


Fonte Il Quotidiano della Calabria del 7.06.2008

PUBBLICATO 08/06/2008

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