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Fannulloni, l’ira dei sindacati.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Dopo la Fiadel e la Uil, sulle affermazioni del sindaco Elio Coschignano, circa la presenza di fannulloni tra i dipendenti comunali, si registrano altre prese di posizione. Lo fa con un comunicato del responsabile acrese della Cgil, Angelo De Bartolo.
«Il primo cittadino - scrive De Bartolo -, prima di fare una denuncia e creare preoccupazione, dovrebbe essere in grado di dimostrare con fatti e circostanze le proprie accuse. Per quanto mi risulta - è ancora scritto nella nota -, al Comune di Acri non esistono nullafacenti che rubano lo stipendio, se mai si tratta di assenza totale di un progetto di riqualificazione e di riorganizzazione dei servizi della macchina comunale(…). La confusione di ruoli, la mancata distinzione delle funzioni fra politica, sindaco, giunta, consiglio comunale e la struttura organizzativa, inevitabilmente determina il mancato raggiungimento degli obiettivi e un maggiore livello di improduttività. Certamente la responsabilità dell'inefficienza dovrebbe essere ricercata piuttosto nelle dirigenze, non sempre idonee, e negli sprechi(..). Il sindaco non fornisce dati - conclude De Bartolo - , né segnala un caso in cui queste sue dichiarazioni provocatorie abbiano trovato riscontro. Prima di criminalizzare i lavoratori, dobbiamo verificare se il governo locale e la politica stiano facendo fino in fondo la loro parte. Se le cose non funzionano e ci sono nullafacenti, bisogna capire perché si permette loro di esserlo. Ci sono modi e strumenti per verificare chi lavora e chi no(…)».
Con una lettera aperta al sindaco, ieri è intervenuta anche la Rappresentanza Sindacale Unitaria. «Nonostante non si sia ancora spenta l'eco dei suoi ultimi elogi - è scritto nella lettera -, rivolti in più occasioni ai dipendenti del Comune di Acri, per la funzionalità e i servizi resi alla comunità, registriamo che improvvisamente e inopinatamente ha cambiato idea, additando i dipendenti come fannulloni, nullafacenti, e, cosa ancora più grave, come “ruba stipendi”».
«Non si comprende cosa sia accaduto - prosegue la lettera - in questo poco tempo, che le ha fatto cambiare idea, forse si è fatto influenzare dalla moda del momento, abbracciando le tesi della Confindustria e del neo - ministro alla Funzione Pubblica. Di sicuro, i dipendenti, nella stragrande maggioranza, fanno il loro dovere. Da quando si è insediata la sua amministrazione, non c'è stata una nuova proposta organizzativa della macchina comunale e ciò fa pensare che l'assetto strutturale fosse stato ritenuto adeguato ed efficiente. Informato com'è, sicuramente non le sfuggirà che il personale attualmente in servizio nell'ente è meno della metà di quanto previsto nella dotazione organica da lei determinata; personale che opera in una assoluta situazione di precarietà, con contratti di lavoro scaduti e non ancora applicati(…)».
Sul fronte politico, si segnala una nota di Italia dei valori. Un intervento diretto e deciso nei confronti del sindaco.
«Il primo cittadino - scrive il partito di Di Pietro -, con un improvviso colpo di coda fuori luogo, etichetta come "lavativi" la maggior parte dei dipendenti comunali, e addirittura afferma che il 70% degli stessi ruberebbe lo stipendio. Per quanto in ogni ambiente di lavoro ci siano quelli che lavorano un pò di più e quelli che lavorano un pò di meno, a noi queste cifre buttate lì dal nostro sindaco non convincono e sono offensive della dignità, se non documentate con prove inconfutabili, dei lavoratori stessi(…). Certo il pensiero del sindaco si adatterebbe meglio ad un discorso di inizio legislatura - conclude Idv -, dove ci si sarebbe riproposto di migliorare eventualmente la situazione, non dopo tre anni di amministrazione, perchè questo significa che fino a ora si è fallito».


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 16-05-2008.

PUBBLICATO 16/05/2008

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