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Petramala, visita l'opedale Beato Angelo.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
La prima visita del direttore generale dell’Asp, Franco Petramala, all’ospedale Beato Angelo, si rivela un momento di confronto interessante. Il massimo responsabile della sanità cosentina accetta l’invito rivolto dai dirigenti del presidio acrese e, nel corso di una conferenza stampa, non delude i tanti intervenuti.
Primari, infermieri, tecnici, rappresentanti sindacali ed esponenti politici. Accanto a lui il direttore sanitario De Paola, il vice Di Donato e il dirigente Scalzo. Petramala parte da un evento accaduto ad un paziente di Saracena, curato al Beato Angelo, per dire che “torno in un realtà che conosco benissimo come ambiziosa e cordiale ma anche per le competenze e la professionalità.
Proprio per questo, dice Petramala, il Beato Angelo non deve servire solo il territorio in cui è ubicato ma tutta l’Asp. Non più, quindi, ospedale zonale ma punto di riferimento di una vasta ed esigente area. Si tratta di un fatto culturale, afferma Pietramala, a cui non ci si può sottrarre se si vuole essere protagonisti di un ampio e difficile comprensorio. I dati tecnici ed economici, prosegue il direttore generale, sono incoraggianti e ci inducono su questa strada ma in un futuro non lontano anche il Beato Angelo dovrà essere in grado di distinguersi per delle specificità in modo da territorializzare gli interventi.”
Sull’organico Pietramala è chiaro; “ci sono situazioni più serie ma il potenziamento del pronto soccorso è un primo segnale dell’azienda verso questa struttura.”
L’ultimo passaggio Petramala lo dedica all’assenza del sindaco; “questo vostro sindaco è sempre impegnato. Ditegli che mi ritengo molto dispiaciuto.”
Prima di lui De Paola aveva illustrato i dati del 2007. Positivi e che fanno ben sperare per il futuro. “La nostra attività è degna di merito e attenzione perché la struttura è in linea con i parametri dettati dalla regione e dallo Stato.
Oltre quattromila i ricoveri di cui gran parte in day hospital, appena il 4% i ricoveri impropri, sette giorni è la degenza media del paziente, 75% le potenzialità sfruttate, una unità è la qualità rispetto allo 0.85 del 2006. La Di Donato, invece, ha puntato l’indice sugli interventi strutturali da fare e sul potenziamento del personale ausiliare, di medicina generale e ginecologia. I vertici provinciali prendono appunti e si dicono disponibili ad andare incontro alle esigenze di un nosocomio che, con i suoi 110 posti letto e con i reparti di medicina, chirurgia, ostetricia e ginecologia, radiologia e tac dialisi, endoscopia, laboratorio analisi, pronto soccorso autonomo, serve cinquantamila utenti di cui il 10% rappresentato da paesi limitrofi.
La dott. ssa Minisci, in qualità di rappresentante sindacale della cgil, ha auspicato il giusto riconoscimento ed il rispetto del contratto di lavoro.

PUBBLICATO 10/03/2008

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