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Perché voglio impegnarmi e perché dobbiamo impegnarci per il 13 aprile?

Eugenio Scola
Foto © Acri In Rete
I care, potrei rispondere semplicemente, visto che in questo periodo in Italia si usano molto gli americanismi. I care, perché a me importa di cosa mi succede intorno, che prospettive future può darmi questo paese, mi importa di avere una società senza tensioni sociali, dove ci sia una comunità che collabori, integri, investa nell'istruzione, nella crescita delle persone, dove ci siano servizi sociali adeguati per gli anziani e per chi non è autosufficiente, ed ancora dove ci sia la possibilità di realizzare a pieno i nostri straordinari principi costituzionali, innanzitutto quello di un lavoro e di un salario decente per tutti. Una società che non discrimini fra i sessi e che non discrimini i nuovi arrivati, una società che sia permeata di quei valori di solidarietà e giustizia, e che dia reali possibilità per coltivare i propri sogni e non si arrocchi invece in particolarismi e corporazioni. C'è bisogno di una vera unità in Italia, frenare i provincialismi ed i campanilismi, che in un epoca globalizzata come la nostra non possono che essere dannosi, c'è bisogno di solidarietà fra generazioni, c'è bisogno di un forte ricambio generazionale, e c'è bisogno di una società che si rimetta in movimento.
Avendo la doppia cittadinanza, ho voluto andare a votare sia per le primarie americane, sia per quelle italiane, e sto seguendo con attenzione sia la campagna elettorale americana che il processo costituente del Partito Democratico italiano. Facendo un parallelo vedo una maggiore difficoltà di partecipazione a questo ultimo processo, è difficile scardinare il vecchio establishment, infatti ci sono molti ostacoli per i giovani che vogliono dedicarsi ad un effettiva partecipazione politica in Italia. C'è la cosiddetta burocrazia morettiana che è difficile scalfire, questa impernia tutti i settori del quadro politico e anche tutte le altre strutture sociali in genere (società immobile) , ma c'è anche una positiva considerazione che va fatta, se questa struttura immobile sta cambiando rispetto a prima, è proprio grazie all'introduzione di questi meccanismi di democrazia partecipativa come le primarie, che smantellano le oligarchie, e per questo c'è un ringraziamento che mi sento di fare su tutti a Romano Prodi e Walter Veltroni che questo meccanismo hanno voluto.
Se vogliamo rendere vincente un progetto politico bisogna agire nel concreto, bisogna soddisfare i reali bisogni di noi cittadini, stanchi di istituzioni lumache, permeate da personalismi e veti incrociati, cha antepongono a tutto interessi personali e particolari. Non bisogna attaccare o demonizzare l'avversario politico, ma bisogna in maniera immediata ed inequivocabile far capire la differenza che c'è tra noi e loro, senza fare demagogia o populismo ma con proposte serie, efficaci, comprensibili e comunicate alle persone.
Non bisogna fare una campagna elettorale per ostracizzare il nemico, ma nello stesso tempo bisogna tenere presente che il conflitto di interessi è presente, che bisogna debellare e risolvere una volta per tutti quel conflitto di interessi, che poi è la madre di tutti i conflitti di interesse, infatti bisogna portare al centro quella questione morale ed etica che il nostro amato Enrico Berlinguer aveva già posto in primo piano, molti anni fa.
Ecco, qualche giorno fa ho visto la lezione che Walter Veltroni ha tenuto a Firenze al Pala Congressi su "Cosa è la politica" , quei video di Martin Luther King, di Bob Kennedy, di Gian Maria Volontè, di Berlinguer e Zaccagnini, mi hanno profondamente colpito. I discorsi di Bob Kennedy e Martin Luther King mi hanno commosso e mi hanno dato quell'entusiasmo ed energia, quella voglia di fare qualcosa per noi tutti, per il mio paese, la bellissima Italia, che troppe volte è stata sfigurata da persone senza scrupoli; perché sicuramente bisogna essere pacati e riflessivi nelle decisioni ma radicali nelle idee, bisogna ricominciare a parlare alla testa, all'anima e al cuore delle persone.
Quel discorso di Martin Luther King commuovente ed entusiasmante, lo sto riascoltando in questi giorni, lo sto sentendo insieme ai discorsi di Veltroni e di Barack Obama, e spero che in Italia possa succedere ciò che sta succedendo in America, cioè che migliaia di giovani stanno dedicando il loro tempo per Obama e per un'altra idea di Stati Uniti. ( Prendendo spunto da una lettera sul New York Times di qualche giorno fa di quella studentessa americana al suo professore, nella quale gli dice che sarebbe stata assente per l'intero semestre perché impegnata nella campagna elettorale, ed al professore, che gli chiede cosa ne pensano gli altri professori, lei risponde che gli altri professori la giustificano, e lei dice: "sanno che sto facendo la storia del mio paese e mi incitano a continuare").
I miei amici mi dicono che mi sto facendo prendere troppo dall'entusiasmo di questa campagna elettorale e che l'Italia è diversa, ed alla fine non cambierà niente. Io, invece, credo che l'Italia possa cambiare, possa cambiare perché, appellandoci all'unità, a un'Italia che non si divide in particolarismi, si può avere un' Italia che si rinnova; che crede nella democrazia partecipativa fatta dal basso; che dialoga in piazza (come Obama sta riempiendo centinaia di piazze in America, spero che la stessa cosa succeda in Italia con Veltroni) e non nei salotti televisivi; che candida persone oneste e capaci; che si rigenera responsabilizzando i giovani, facendoli lavorare e crescere con chi ha più esperienza, trasmettendo loro sapere e saggezza senza arroccarsi nel mantenimento del potere. Change perché l'Italia si merita molto di più, Change perché credo che questo partito ha delle radici in dei valori, in delle tradizioni e in degli uomini che in passato hanno fatto grande l'Italia.
Contento del superamento delle ideologie, che finalmente può offrire un clima civile e non più un nemico da battere, ma che il superamento delle ideologie si incarni nella forte identità di questo partito, che rappresenta chi troppe volte non ha voce (operai, ricercatori, famiglie, bambini, anziani, coloro che producono idee e made in italy, coloro che ci fanno distinguere e primeggiare nel mondo con il loro contributo di ingegno, tecnologia e professionalità).
Crediamoci perché ce la possiamo davvero fare, Berlusconi non si batte odiandolo, si batte sulle proposte, perché le categorie citate prima, se non vengono rappresentate da questo partito, difficilmente avranno altra rappresentanza.
Quando 4 anni fa alla Convention di Boston, Obama diceva che non c'erano Stati Repubblicani o Democratici, ma c'erano solo gli Stati Uniti d'America, aveva visto giusto perché le campagne elettorali in Italia come in America sono state dominate negli ultimi anni da uomini politici come Bush e Berlusconi che hanno per vocazione il credo con me o contro di me con il nemico.
Noi dobbiamo superare questa politica demagogica, come sta succedendo in America, e forse finalmente in Italia ci stiamo riuscendo grazie a Veltroni, che cerca di prospettare un idea di futuro diversa, che unisce e che non ha in prospettiva solo il contro qualcuno.
Esiste e ne sono sicuro un Italia diversa da quella dei 1000 conflitti di interesse, dei privilegi e delle corporazioni, perché come stiamo vedendo che un'altra America è possibile, allora sarà possibile anche un' altra Italia, che investa nei giovani, che debelli la corruzione, che investa sul merito, sui servizi sociali, un' Italia che sia socialmente equa, che riduca le diseguaglianze e promuova il progresso sociale e civile. Ed infine, Crediamoci perché come esiste un' America diversa da quella di Bush, esiste un Italia diversa, che non vuole riprodotte le politiche berlusconiane, che tanto danno hanno fatto a questo paese. Crediamoci perché se la nostra politica sarà in grado di dare delle vere risposte, che garantiscono un futuro migliore alla mia generazione, ai nostri genitori, ai nostri nonni, a chi non è autosufficente, ai preziosi immigrati, e a tutti quelli che reclameranno delle giuste istanze, allora possiamo farcela, può farcela l'Italia.

PUBBLICATO 17/02/2008

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