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La mezzanotte e la sapienza.

Sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
Siamo nella mezzanotte..
Non è la mezzanotte del nostro orologio, è la mezzanotte dello spirito, della coscienza collettiva. E' il momento zero delle nostre coscienze, delle nostre certezze, delle nostre luminarie culturali, quando tutto si spegne.
Ciascuno può misurare queste notti secondo parametri diversi perché ce n'è una anche interna a ciascuno di noi.
Se guardiamo nell'oggi della storia le certezze collettive che facevano luce, che davano orientamento alle coscienze, all'improvviso o meno si spengono e siamo nella notte.
Dinanzi ai nostri occhi si spengono quelle certezze e si spengono non tanto per insipienza degli uomini che hanno il potere - anche per questo - ma perché si sta mutando profondamente il quadro della nostra esistenza collettiva, per cui le forme culturali, solide e circoscritte, che noi abbiamo ereditato, per mancanza di contrafforti, si sfaldano e noi siamo nella notte.
Si parla di crisi delle ideologie, ma questo è un modo superficiale per dire qualcosa di più serio.
E' una crisi della cultura da cui siamo stati partoriti e che non ci dà risposte adatte alle minacce che ci circondano, che sono minacce ben visibili, tangibili, di corruzione del mondo, di disgregazione ecologica, di instabilità di democrazia. Sono le grandi minacce ai quali noi non facciamo altro che balbettare quel sapere tradizionale, inadeguato alla vastità della nuova condizione, anche perché siamo diventati, noi uomini , così prossimi fisicamente agli altri uomini, di qualsiasi razza e colore - sono perfino un problema di governo - che le nostre sicurezze vanno via. Ci vuole la sapienza. Siamo certi che la sapienza respira con l'universo, la sapienza abita la terra..
Il modo migliore, più vero, per correlare l' "in" e il "tra" è imparare ad amare, cioè rielaborare originalmente le possibilità di esistere in modo creativo, generoso. E' il passaggio dalla legge di gravità alla legge di gratuità. L'essere umano, essendo di solito incerto, precario, fluido,aperto,cerca un suo "centro". Il centro che ci serve non è per rimanere fermi, è per compiere il viaggio dell'umanizzazione. Nel nostro viaggio esistenziale manca l'essenziale, e così siamo attratti dal "vuoto" che portiamo in noi . Saggezza è incamminarsi verso lo "scopo", verso il senso della vita ed essere attratti da una realtà vera "centro " vitale dell'esistenza…. Esistere è per ognuno essere attratti.
Così avviene il passaggio di Gesù fra di noi: è la sapienza che ci si è manifestata. Quando leggo o medito sulla vita di Gesù, sulle sue parole, sulla sua crocifissione,mi accorgo che la sua vita non è altro che una esegesi di questa sapienza che vado cercando. Ad esempio, se dico : " Beati coloro che non fanno violenza", nella storia chi non ha fatto violenza è una scoria storica, non è niente. E invece è sapiente colui che non usa la violenza e si lascia piuttosto schiacciare. Certo, ha perduto. Ma cosa significa vincere? Questa sapienza io la trovo in Gesù che ha perduto. Il Cristo è un uomo sconfitto, ed infatti tutti gli sconfitti, che sono stati sconfitti per grandi ideali, lo riconoscono come fratello. Ricordo le grandi parole di Albert Camus su Gesù: "Lo amo perché è uno sconfitto, come noi tutti".
La sapienza è debole in questo mondo. La sapienza è sempre escatologica, cioè indica sempre la fine. Mentre la cultura indica i fini che si debbono perseguire, la sapienza indica la fine, la tiene presente perché essa restituisce le cose alla loro misura, le circoscrive.
A questo punto io posso riferirmi direttamente al Vangelo. Quando diciamo che Gesù è il Verbo noi vogliamo dire che il Verbo è la sapienza, da non confondere con le parole. E' la Parola, ma non è le parole. Le parole sono della storia, ma la Parola no. Distinzione fondamentale per comprendere la fede in Gesù Cristo.
Il nostro tempo non si può basare su formule ripetute, ma solo su quelle create dalla sapienza.
Siamo tutti chiamati in causa, ciascuno nel suo piccolo perché ogni infinitesimo contributo è necessario a questa costruzione di un tempo nuovo.
La fede cristiana, più che un invito a consolarci ai margini della storia, è un invito a scendere alle sue radici.

PUBBLICATO 30/01/2008

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