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La Santa Inquisizione dei Mass Media.

Carlo Altieri
Foto © Acri In Rete
Mentre da una parte si discute sulla libertà di manifestazione del pensiero, sul diritto-dovere all'informazione, e dall'altra si discute (molto accademicamente, per carità) sulla funzione rieducativa della pena, sulla seconda opportunità da concedere ai condannati; nella piccola realtà dell'informazione locale, assistiamo allo scempio quotidiano dei "processi" mediatici.
Viene arrestato un giovane detentore di sostanze stupefacenti. È giusto che la notizia dell'arresto venga riportata sui giornali? Non vi sono dubbi sulla risposta positiva: la comunità deve sapere che le forze dell'ordine non sono inermi, che il territorio è continuamente sotto controllo, che l'attività di repressione dei crimini non si ferma mai.
Ma un'altra domanda si pone all'acuto osservatore: è giusto che un giovane incensurato, detentore di modeste quantità di stupefacenti, autore probabilmente di una bravata irresponsabile, possa essere processato, giudicato e condannato attraverso un articolo di un giornale? Vi sembra giusto ed in linea con i principi e le garanzie Costituzionali e, comunque, consono al buon senso, pubblicare la fotografia, il nome ed il cognome del ragazzo incensurato? Vi sembra ancora giusto bollarlo come appartenente ad ambienti criminali, senza un vaglio di un Magistrato sull'attività di polizia giudiziaria operata dai carabinieri?
Il ragazzo verrà sottoposto ad una udienza di convalida in cui un Magistrato accoglierà o meno le richieste di un pubblico Ministero, non prima di aver ascoltato le dichiarazioni del ragazzo, non prima di aver valutato i risultati dell'attività di Polizia Giudiziaria. Verranno prese delle misure, oppure verrà rimesso in libertà (n.d.r.: il ragazzo è stato scarcerato alle ore 18.30, dal GIP, dott.ssa Marletta).
Se non verrà scagionato immediatamente, all'udienza preliminare, verrà sottoposto, da imputato, ad un regolare processo, garantito "giusto" dall'art. 111 della Costituzione della Repubblica Italiana. Il processo avrà un esito, favorevole o meno, comunque suscettibile del vaglio di Magistrati di secondo grado, e forse oltre.
Alla fine di tutto ci sarà dato conoscere se l'eventuale imputato è colpevole o meno.
Ma quel giorno è lontano… e agli occhi della collettività quella fotografia e quel nome resteranno identificativi di un "delinquente", drogato o spacciatore che sia… Anche se non ancora sottoposto ad un regolare processo, presunto innocente secondo l'art. 27 della Costituzione…
Ma già condannato dalla Santa Inquisizione Mediatica, con sentenza irrevocabile, perché il suo volto verrà sempre associato ad un crimine che nessuno saprà (ne si interesserà) se è stato mai commesso. Nessuno, forse, gli offrirà un lavoro regolare. Così, anche se verrà assolto, nessuna possibilità di riscatto gli verrà fornita nell'ambito della comunità "male informata"…
Sarebbe ora che qualcuno rimediasse a questo paradosso… e che qualcuno si occupasse di questi temi non solo quando cose simili accadano a ministri, presidenti del consiglio, o altri noti esponenti di ambienti intoccabili, ma anche quando il malcapitato è un giovane incensurato, che probabilmente ha commesso degli errori… e che non spetta alla superficialità di un giornalista decidere se deve pagarne o meno le conseguenze.

PUBBLICATO 28/01/2008

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