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E’ fatto grave…

Sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
Accade non di rado, purtroppo, che giungano notizie di profanazione della SANTISSIMA EUCARISTIA.
Questa volta è accaduto nella Cappella dell’Ospedale “ Beato Angelo” di Acri.
“…… il furto sacrilego è per tutti noi motivo di profondo dolore, [ … ] un’azione così indegna da suscitare vivo sgomento tra la gente di Acri che si sente offesa nella sua fede e nella sua stessa storia civile e religiosa…….. ( Salvatore Nunnari, Padre Arcivescovo della Diocesi Cosenza – Bisignano).
A fatti così gravi , si aggiungano pure nelle diverse parti del mondo, furti di suppellettili sacre, arredi e altri oggetti destinati al culto cattolico.
Tali gesti, che sono sempre da condannare, mentre interpellano tutta la comunità cristiana con i suoi pastori esigono da tutti la dovuta attenzione, custodia e prevenzione. Alcune cose è importante aggiungerle e ricordarle per quanto concerne la profanazione di un bene sacro mobile ( come calici, patene, pissidi, ecc.) o immobile ( come chiese, altari, ecc. ) Tutto questo, unitamente alla loro alienazione senza la prescritta licenza del competente superiore ecclesiastico, è da giudicare come delitto da punire con la giusta pena ( Cfr. Codice di Diritto Canonico cann. 1375 -1376).
Tali delitti assumono una speciale rilevanza quando riguardano la Santissima Eucaristia, nella quale “ è racchiuso tutto il bene della chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua( Presbyterorum Ordinis, n.5).
Occorre fare ogni sforzo sia perché intorno a questo “ inestimabile Dono” non soltanto sia realizzato un culto che esprima nel miglior modo possibile alla limitatezza umana la fede nella reale Presenza di Cristo,ma pure si ponga in atto la sorveglianza e la protezione che gli sono dovuti.
E’ necessario, eliminare nei nostri comportamenti qualsiasi negligenza , o disattenzione

Tutti gli atti deliberatamente compiuti in odio ed ad oltraggio del Santissimo Sacramento dell’Eucaristia costituiscono una gravissima colpa di sacrilegio ( Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2120 ).
Da sapere che:
chi profana le specie consacrate, oppure le esporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae santentiae riservata alla Sede Apostolica… ( Codice di Diritto Canonico can. 1367)
- Alla stessa pena è sottoposto chi, pur senza sottrarre l’ostia consacrata dal tabernacolo, dall’ostensorio o dall’altare, ne fa oggetto di un qualsiasi atto esterno, volontario e grave di disprezzo.
- Con la formula latae sententiae s’intende affermare che la scomunica consegue di per sé al comportamento delittuoso. In tal caso, pertanto, che uno sia scomunicato non è necessario che l’autorità ecclesiastica commini esplicitamente la pena.
Chi profana le ostie e/o il vino consacrati compie un atto per il quale si trova ad essere scomunicato di per sé ( ipso facto ).
Stabilendo queste pene la Chiesa è mossa dalla necessità di salvaguardare l’integrità morale della comunità ecclesiastica e procurare il bene spirituale e la correzione dei profanatori, in questo caso, però lo fa anche e primariamente per tutelare il suo Bene più grande, cioè lo stesso Cristo Signore, fatto “ pane di vita eterna “( Giovanni 6,27 ) nella Santissima Eucaristia.
La violazione dell’Eucaristia tocca profondamente il cuore di tutti i fedeli. Nell’Eucaristia i fedeli trovano il fondamento, la fonte ed il vincolo dell’unione fra loro e con Cristo.
Nell’Eucaristia la Chiesa si rende disponibile alla sua azione nel mondo per perpetrare nel tempo l’opera evangelica di Gesù.
Ad Acri , per l’accaduto è stata indetta una riparazione pubblica con un’ora di Adorazione Eucaristica presieduta dal padre Arcivescovo Salvatore Nunnari con la partecipazione delle autorità civile , le suore, i parroci e tutte le comunità parrocchiali.


PUBBLICATO 24/01/2008

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