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Ente montano, c'è cauto ottimismo.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Intorno alla permanenza di Acri nella comunità montana regna una sorta di strisciante ottimismo che, al momento, non trova riscontro alcuno in atti ufficiali.
Secondo quanto previsto dalla legge finanziaria del governo Prodi, il popoloso centro presilano, che è anche sede della comunità montana "Destra Crati", dal prossimo mese di giugno sarebbe fuori.
Infatti non rispetta uno dei parametri previsti nelle disposizioni licenziate dalle Camere e assurte alla dignità di legge, cioè la soglia dei ventimila abitanti.
Tutti i centri che superano questo limite, indipendentemente dalla loro altitudine, sono fuori.
E Acri lo supera, sia pure di poco.
Ogni discussione sul carattere balzano di questa legge è ormai fuori tempo massimo e, in ogni caso, la classe politica acrese in quel frangente non ha poi brillato in decibel.
Al contrario, al di là di qualche sporadica iniziativa, non è riuscita a costruire un fronte compatto che potesse conferire alle proprie rivendicazioni la forza necessaria a imporle.
La Finanziaria prevede inoltre che le Regioni, entro il prossimo mese di giugno, rispettando alcuni paletti, soprattutto la riduzione dei costi prevista dallo specifico capitolo, possano autonomamente legiferare in materia, intervenendo laddove sia necessario farlo.
Ebbene, ad Acri, pur non essendovi stato ancora alcun passaggio ufficiale, si pensa che "sia fatta".
La Regione ha affidato al dirigente di settore, quello delle Riforme Istituzionali, Dotto. Rosario Calvano, la delega ad approntare una bozza sulla quale impostare un ragionamento.
Nel frattempo i presidenti delle comunità montane hanno sottoscritto un documento nel quale si chiede che, al di là dei Comuni che ne faranno parte da giugno in poi, la priorità è che a questi enti vengano trasferite funzioni tali da garantire una effettiva utilità sul territorio.
Se così non dovesse essere, tutto sarebbe stato inutile.
La preoccupazione è che la loro presenza non continui a essere svuotata di significato, mortificando anche le potenzialità finora inespresse.
Il dato da sottolineare, in riferimento alla ipotetica e clamorosa esclusione di Acri, è senz'altro l'afonia della classe politica, che continua a pensare che alla fine l'intervento di un Demiurgo rimetta tutto a posto.
Eppure elementi sui quali lavorare non ne mancano, considerate le peculiarità orografiche del territorio; le mille opportunità di intervento della comunità montana "Destra Crati", in grado di risolvere non pochi problemi ai Comuni che ricadono nel suo territorio di competenza; il paradosso di un Comune che ha tutto ciò che dovrebbe avere per continuare a far parte della "Destra Crati", tranne il parametro della popolazione; e tutta una serie di altri robusti argomenti sui quali impegnare la Regione.
Evidentemente qualcuno sa cose che altri non sanno e riesce a contagiare tutto il panorama politico, di tutte le tinte.
L'auspicio è che questo ottimismo abbia solide fondamenta; il timore è che possa avere i piedi d'argilla.

PUBBLICATO 23/01/2008

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