Opinione Letto 2609  |    Stampa articolo

Don Chisciotte delle Manche (Greche).

Domenico Gallipoli
Foto © Acri In Rete
Leggendo l’ultimo pezzo di Piero Cirino, “Eolico, il Comune dice ‘niet’”, (quel “niet” la dice lunga) riguardante l’ipotetica futura realizzazione di un parco eolico sul territorio comunale acrese, non ho potuto fare a meno di notare le molte incongruenze che, purtroppo, caratterizzano l’operato dei nostri amministratori presenti, passati ed ahimè, mi sa tanto, anche di quelli futuri. I nostri “governatori” sono talmente abili a mescolare le carte in tavola da riuscire ad annebbiare la mente di chiunque, anche quella più colta e preparata dell’occasionale cronista locale. Cirino esprime una sua opinione personale che cito testualmente: “Realizzare un parco eolico nella Sila Greca significherebbe inibire qualsiasi possibilità di sviluppo della zona, soprattutto in riferimento alle aziende agricole e agrituristiche”. Questa sua considerazione scaturisce, interpretando ciò che lo scrivente riporta, dalla volontà bipartisan di tutte le forze politiche oltre che dagli interessi dei proprietari delle aziende agricole della zona e, aggiungo io, dalla lobby dei cacciatori che si vedrebbero privati di una delle migliori zone, deputata all’addestramento dei cani ed al ripopolamento faunistico. Sappiamo benissimo, invece, che diversi proprietari del luogo, sarebbero ben disposti a locare un piccolo fazzoletto del loro terreno, su cui collocare uno o più generatori, in cambio di un discreto gruzzoletto da intascare periodicamente e senza muovere un dito.
A questo proposito, considerando l’argomento trattato, si rivela più che azzeccato l’adagio acrese: jamu cumu mina lu vientu.
Il Parco Eolico costituisce per queste persone, quindi, più che un modo molto semplice di procurarsi dell’energia pulita a basso costo, una minaccia per i diversificati interessi che gravitano su quell’area. Partendo da quelli eticamente e politicamente corretti, espressi nelle sedute delle assemblee comunali, a finire agli scopi più nascosti e reconditi il cui succo si concretizza nel fatto che se non è possibile spartirsi la succulenta pagnotta, tanto vale che questa non s’inforni.
Forse qualcuno non si è accorto ultimamente che un barile di greggio costa l’ira di Dio, oltre a quello che ci costa in termini d’inquinamento. Dobbiamo metterci in testa che siamo già arrivati al momento in cui bisogna fare i conti con l’accresciuta sete di energia che il progresso impone, in quanto nessuno di noi è disposto a rinunciare al grado di benessere raggiunto.
Anche a me dispiacerebbe vedere deturpato il dorato riflesso dei campi di grano alle cui spalle spicca il giallo intenso delle basse colline, interamente coperte dalla Ginestra dei Carbonai. Dolci declivi, incisi alla base dal lungo cordone di ontani e pioppi che seguono placido il corso del Trionto. Credo che a tutti noi farebbe dispiacere vedere ‘i manche ‘e Greca, percorse da giganteschi Mulini a vento attendendo invano il giungere di un redivivo Don Chisciotte.
Comunque non è questa l’occasione per discorrere sugli indubbi vantaggi ed i relativi inconvenienti derivanti dallo sfruttamento dell’energia eolica, tediando il lettore con accademiche considerazioni sull’utilizzo del soffio di Eolo. D’altra parte bisogna avere il coraggio e l’umiltà di riconoscere i propri limiti. Innovazioni di questo genere vanno considerate soprattutto dal lato tecnologico ed economico e questo può farlo solo un team di tecnici preparati. Chi amministra la cosa pubblica ha il compito, puro e semplice, di avere il buon senso e la capacità di non precludere a priori ogni possibilità di reale sviluppo per il proprio paese. Troppe occasioni puntualmente presentatesi sono andate perdute per la stoltezza e l’incapacità di chi ci ha governato nel corso della nostra storia.
Oggi si presenta nelle nostre mani un’occasione d’oro da non lasciarsi sfuggire. L’Amministrazione Comunale ha in questo momento un grande potere contrattuale. Nelle proprie mani si ritrova un formidabile strumento che se ben utilizzato potrebbe, nell’ipotesi più banale, portare ad avere uno sconto sul prezzo dell’energia elettrica, quantomeno per quanto riguarda l’illuminazione pubblica. D’altra parte bisogna ammirare la coerenza di questa compagine governativa. Nelle “Dichiarazioni Programmatiche” dell’attuale amministrazione leggiamo: “Esploreremo tutte le strade possibili per raggiungere un obiettivo ambizioso, ma estremamente importante e qualificante: la dotazione di tutti gli edifici pubblici di impianti a tecnologia fotovoltaica e solari - termici, al fine di sollevare, in futuro, l'amministrazione dalle onerose spese energetiche.
Stessa strada seguiremo per la pubblica illuminazione, indirizzando i nuovi impianti sulle tecnologie solari e programmando, nel medio e lungo termine, la conversione di parte della rete in esercizio”.
Come vediamo non si fa menzione dell’energia eolica!
Quello che mi lascia sbigottito ed incredulo e cito nuovamente l’articolo in questione:
“il sindaco Elio Coschignano ha assicurato che, per quelle che sono le competenze dell'amministrazione comunale, verranno messi in campo tutti gli strumenti necessari a far si che in Sila Greca non nasca un parco eolico”, è il paradosso in atto per cui questi strumenti, anzi “lo strumento” per eccellenza, venne proposto su di un piatto d’argento ai nostri lungimiranti amministratori, che a tempo debito anu fattu i stomacati.
Certi accadimenti possono solo verificarsi in un paese i cui cittadini, io per primo, e relativi delegati, hanno fatto dell’espressione ca pu vidimu, più che un modus vivendi, quasi una filosofia di vita.
Accogliere la zona della Sila Greca, compresa nel perimetro comunale, sotto l’aura protettrice del Parco Nazionale della Sila avrebbe reso, il territorio oggetto del contendere, inattaccabile dalle grinfie turbinose delle multinazionali del vento. Proprio l’inserimento nel Parco, ne avrebbe costituito l’incipit per lo sviluppo agro- pastorale ed agrituristico, per come stabilito nella suddivisione delle zone interne.
Nello specifico è prevista la “Zona 2 – di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico con maggior grado di antropizzazione e di presenza di attività agro – silvo – pastorali”.
Sembra pensato a hoc proprio per il nostro piccolo altopiano.

Anche per ciò che riguarda i tanto paventati divieti non ci sarebbero stati problemi.
Testualmente si riporta: “…vietata la raccolta e il danneggiamento della flora spontanea, salvo nei territori in cui sono consentite le attività agro – silvo – pastorali e nel rispetto delle normativa degli usi civici locali; e' fatta salva la raccolta di funghi, come disciplinata da specifica normativa regionale;
l'introduzione in ambiente naturale non recintato di specie vegetali o specie animali estranee alla flora e alla fauna autoctona, fatte salve le foraggere ed altre specie vegetali impiegate nelle coltivazioni agrarie e le specie animali in transumanza”.
E ancora, se clicchiamo sul link http://www.parcosila.it leggiamo: “… Favorisce il mantenimento e Io sviluppo delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali, artigianali, sportive, enogastronomiche, turistiche. Promuove ed incentiva le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle popolazioni residenti all'interno del Parco. Provoca lo sviluppo ecocompatibile del comprensorio, crocevia del Mediterraneo di storia, arte e culture succedutesi nei secoli”.
Non basta ancora? Andiamo su http://www.parcosila.it/index.php?sez=5 e concludo: “Cose, prodotti e beni, legati indissolubilmente a luoghi e persone, hanno costituito infatti una sorta di inconfondibile identità della quale è rigoroso spingere la conservazione, prolungare la memoria, promuovere il recupero e sollecitare lo sviluppo mediando fra tradizione ed esigenze di un rinnovato tessuto sociale.
Il territorio della Sila, attraverso una oculata e controllata gestione, è dunque pronto ad accogliere quanti ancora vogliano, con consapevolezza e competenza, investire e gestire le sue risorse, conservandone intatti valori ambientali o culturali in genere”.

“Oculata e controllata gestione”, ma a chi lo andiamo a raccontare? Parole gettate… al vento, è il caso di dire! Il classico cane che si morde la coda. Non abbiamo protetto il nostro territorio, andando a rifiutare gigionescamente tutte le opportunità presentatesi in pasato ed ora qualcuno ha il coraggio di affermare che “verranno messi in campo tutti gli strumenti necessari”.
E’ facile immaginare le argomentazioni tratte dai nostri gestori del bene comune, addirittura, pensandoci bene, è possibile riportare le esatte parole. Dalle più semplici tipo: Cchi mi’nni frica a mia e du Parcu; oppure: Ma pu ‘u puozzu sparari alli beccacci; e ancora: ‘un mi ci puozzu fari a barracca; infine: ci puozzu pasciari i piecuri?; a quelle più complesse, espresse addirittura in italiano, come: Non possiamo includere la zona X perché ci sono i terreni di compa Tizio e compa Caio che si devono fare la villetta e ‘ssu tuortu ‘un ci ‘u potimu fari che se no poi non ci danno i voti.
Se vi capita fra le mani una cartina del Parco osservate attentamente una “certa rientranza” nel nostro confine.
Analizzando bene i fatti giungiamo inevitabilmente a porci le seguenti interrogazioni, strettamente correlate, alle quali, rispondendo, si rendono evidenti delle contraddizioni di fondo:
Il Parco Eolico minaccia lo sviluppo della Sila Greca dal punto di vista agro-pastorale ed agrituristico?
A quanto mi risulta, però le varie amministrazioni succedutesi, anno fatto poco o nulla per promuovere questo sviluppo. Molte delle dichiarazioni relative alla crescita dell’agricoltura e del turismo agricolo, contenute, ad esempio, nell’ultimo Programma di Governo dell’attuale coalizione, sono a tutt’oggi disattese. Mancano ancora i servizi essenziali. Addirittura l’energia elettrica è giunta, e non dappertutto, solo in questi ultimi anni.
Il Parco Eolico ha un forte impatto ambientale?
Se ai politici del luogo gliene fosse fregato qualcosa avrebbero protetto quest’area inserendola nei confini del Parco della Sila.
In conclusione, questo penoso stato di cose deriva da una situazione, tipicamente paesana, condensata sinteticamente nel semplice enunciato espresso da un mio carissimo amico:
“Ad Acri la capacità riproduttiva prevale su quella intellettiva”, affermazione in base alla quale riesce a conquistare il posto di potere non il candidato che si esprime con una buona dialettica o che è dotato di maggior carisma, oppure che ha una discreta preparazione politica, bensì colui che, al contrario, conta il parentato più numeroso.
Spermatozoico!


PUBBLICATO 15/12/2007

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