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Muore dopo una rissa.

Biagio Simonetta
Foto © Acri In Rete
Tutto filava liscio, ma l'altra mattina all'apertura del locale la proprietaria si accorge di aver subito un furto. Manca qualche asciugacapelli, qualche piastra e altre attrezzature per parrucchiera: un ammanco quantificabile in circa 1500 euro.
Solitamente in questi casi ci si rivolge ai carabinieri. Ma da queste parti si cerca la soluzione più rapida e meno complicata.
Lunedì mattina il padre di S. P. contatta Salvatore Basile, probabilmente sicuro che sia lui l'artefice del colpo. E i fatti gli danno ragione: Basile è pronto a restituire la merce in cambio di 250 euro.
Il classico "cavallo di ritorno" si sta concretizzando. L'uomo intasca 200 euro subito, con l'impegno che gli altri 50 gli verranno dati alla consegna della refurtiva. Ma Basile non mantiene la parola data, e all'appuntamento di martedì pomeriggio, presso l'abitazione di S. P., restituisce solo tre asciugacapelli, usati, e non corrispondenti a quelli rubati.
L'esasperazione è consequenziale. Ma non genera effetti immediati. Basile va via.
In casa di S. P. trascorre un pomeriggio di rabbia e indignazione. Ore passate a battere le nocche sul tavolo. Basile non può passarla liscia così. E' il caso di dargli una bella lezione, e magari anche di denunciarlo. Così, il fidanzato della giovane parrucchiera e il fratello della stessa, da San Giacomo raggiungono Acri. Una ventina di chilometri di curve percorse a denti stretti.
La cittadina acrese è grande ma non immensa. Così verso le 21 i due beccano Basile. Lo trovano vicino alla caserma dei carabinieri, dove forse si stavano recando per denunciare il fatto.
In casi del genere perdere la pazienza è più facile che mantenere la calma. Ed è quello che succede. I due, entrambi incensurati, cominciano a far capire a Basile che non è così che si ci comporta. Gli animi si surriscaldano in pochi istanti, nonostante il freddo che rende gelide le strade di Acri. Qualche spintone, qualche schiaffo. La rissa è fatta. Ma dura poco. Anzi, pochissimo.
La caserma dei carabinieri è lì, a dieci metri. I militari dell'arma, agli ordini del maresciallo Roberto Luciani, intervengono e riportano la calma. Anche per minoranza numerica, ad avere la peggio è Basile per il quale sono necessarie le cure mediche.
Dopo qualche ora in caserma, il quarantunenne viene trasportato con l'ambulanza del 118 all'ospedale di Cosenza. Il danno è alla mandibola. Ma pare cosa di poco conto, non a caso i medici lo giudicano guaribile in quindici giorni.
Il fatto sembra chiuso. Basile, dopo la degenza in ospedale, dovrà rispondere del reato di furto ed estorsione.
Capi d'imputazione che l'uomo conosce benissimo poiché ha diversi precedenti per i quali (dopo un passato ai domiciliari) vive in stato di sorvegliato speciale di pubblica sicurezza.
Ma non ci sarà tempo per il carcere. Alle otto di ieri mattina è morto. Improvvisamente.
L'odore della tragedia ha attraversato in fretta la Valle del Crati ed ha seminato disperazione. I due protagonisti dell'aggressione non si danno pace. Per una scazzottata in stile paesano potrebbero presto essere indagati per il reato di rissa aggravata, o addirittura di omicidio colposo. Una storia che ricorda molto quella di Ermanno Licursi, il dirigente della Sammarinese morto dopo una rissa. Anche se qui le cause del decesso potrebbero non essere collegate alla colluttazione. In entrambi i casi il finale porta ad una morte che sa di assurdo.
Allora per una partita di calcio, adesso per una dozzina di asciugacapelli.

Fonte: Il Quotidiano della Calabria

PUBBLICATO 25/10/2007

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