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Chi vuol “far fuori” De Magistris?

Franco Bifano
Foto © Acri In Rete
Non so quale percezione ha la mia comunità, la comunità di Acri, dello scontro che vede protagonista il coraggioso Sostituto Procuratore Dott. De Magistris che sta indagando su perversi intrecci del malaffare tra politica, pezzi infedeli dello stato, ed affaristi senza scrupoli. Non vedo associazioni mobilitate, ne sindacati interessati, non sento politici dire qualcosa, nonostante il fermento politico non manchi. Strano.
Credo sia comunque un grosso peccato, ed una grande occasione persa, quella di non far sentire la nostra vicinanza a chi si espone in prima persona, rischiando anche la vita per difendere gli interessi dei calabresi onesti.
Ricordo che in ballo vi sono i fondi che la Comunità Europea ha destinato alla nostra Regione (forse gli ultimi di questa consistenza) si parla di 12 miliardi di euro. Una cifra che investita con oculatezza potrebbe cambiare il volto della nostra terra in termini di infrastrutture, occupazione ed opportunità future. Bisogna impedire che queste risorse finiscano, come quasi sempre avviene, nelle tasche di soliti politici corrotti, affaristi, e delinquenti attraverso il "gioco" delle società fantasma.
La partita che si sta giocando è ad altissimi livelli e vede indagati alte cariche dello stato.
Riporto la lettera che il fratello di Paolo Borsellino ha scritto ai giornali.

"La notizia dell'avocazione da parte della Procura Generale dell'inchiesta Why Not al Procuratore De Magistris e' di quelle che lascia senza fiato.
Solo un'altra volta nella mia vita mi ero trovato in questo stato d'animo.
Era il 19 Luglio del 1992 e avevo appena sentito al telegiornale la notizia dell'attentato il cui scopo non era altri che quello di impedire ad un Giudice che, nelle sue indagini, era arrivato troppo vicino all'origine del cancro che corrode la vita dello Stato Italiano, di procedere sulla sua strrada.
Morto Paolo Borsellino l'ignobile patto avviato tra lo Stato Italiano e la criminalita' mafiosa aveva potuto seguire il suo corso ed oggi vediamo le conseguenze del degrado morale a cui questo scellerato patto ha portato.
Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l'altro due giudici che, da soli, combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si e' sempre rifiutato di combattere ma che ha spesso combattuto dalla parte di quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha armato direttamente la mano.
Oggi non serve piu' neanche il tritolo, oggi basta, alla luce del sole, avocare un'indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti stava per arrivare al livello degli "intoccabili", perche' tutto continui a procedere come stabilito.
Perche' questa casta ormai completamente avulsa dal paese reale e dalla gente onesta che ancora esiste, anche se purtroppo colpevole di un silenzio che ormai si confonde con l'indifferenza se non con la connivenza, possa continuare a governare indegnamente il nostro paese e a coltivare i propri esclusivi interessi in uno Stato che considera ormai di propria esclusiva proprietà.
Oggi basta che un ministro indegno come il signor Mastella ricatti un imbelle capo del governo, forse coinvolto negli stessi suoi luridi traffici, minacciando una crisi di governo, perche' tutta una classe politica faccia quadrato intono al suo degno rappresentante e si esercitino in conseguenza chissa' quale tipo di pressioni sui vertici molli della magistratura per ottenere l'avocazione di un'indagine e quindi l'inoffensivita' di un giudice sensa neanche bisogno del tritolo come era stato necessario per Paolo Borsellino.
Siamo giunti alla fine della Repubblica Italiana e dello Stato di Diritto.
In un paese civile il ministro Mastella non avrebbe potuto chiedere il trasferimento del Dr. De Magistris titolare dell'inchiesta in cui e' indagato il suo stesso capo di governo e lo stesso ministro.
Se la decisione del Procuratore Generale non verrà immediatamente annullata dal CSM, saremo di fronte alla fine dell'indipendenza della magistratura e in conseguenza dello stesso Stato di Diritto.
Il Presidente Giorgio Napolitano, nonostante sia stato più volte sollecitato, continua a tacere su queste nefandezze dimostrando che la retorica dello Stato e della figura istituzionale di garante della Costituzione Repubblicana non sono diventate, in questa disgraziata Italia, altro che vuote parole.
Quaranta anni fa sono andato via dalla Sicilia perche' ritenevo impossibile di vivere la mia vita in un paese in cui la legalita' era solo una parola del vocabolario, ora non ritengo piu' che sia una vita degna di chiamarsi con questo nome e quindi una vita degna di esserre vissuta quella di vivere in un paese dove l'illegalita' e' diventata la legge dello Stato.
"

Salvatore Borselli



PUBBLICATO 23/10/2007

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