Comunicato Stampa UDC 31 Maggio 2007.
Alessandro Feraco
Mentre forze politiche cittadine non esprimono alcuna considerazione per il caso Sanità, per evitare di generare malcontento nel proprio elettorato, i sindacati, gli operatori del settore e tanti cittadini con i rappresentanti delle Istituzioni in Calabria si apprestano a manifestare contro il Maxiemendamento della Regione generato nel corso di una notte fra pochi intimi. Con questo provvedimento è stato di fatto cancellata la Sanità calabrese, accorpando le 11 ASL in 5 Aziende Sanitarie Provinciali: Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria, Crotone, e Vibo Valentia. La nostra Sanità non è stata certamente parsimoniosa e presenta numerosi problemi ma, i costi, non si riducono "tagliando solo le teste" senza aver prima fatto il grosso del lavoro che concerne l'organizzazione strutturale di concerto con gli operatori del settore, i rappresentanti delle categorie, la società civile che vive in realtà territoriali più isolate come quella di montagna. Il partito dell'UDC è per il recupero della qualità e il taglio degli sprechi, intento che si può raggiungere con una programmazione condivisa che eviti di lasciare di punto in bianco gli organismi sanitari scoperti dalla gestione e dal controllo dell'ordinario. La debolezza della politica del centrosinistra si evince nell'aver attuato l'accorpamento delle ASL prima di aver approvato lo strumento fondamentale che è alla base della ristrutturazione ovvero il Piano Sanitario Regionale. Strumento che stabilisce fra l'altro il riordino e la distribuzione dei posti letto, grazie alla realizzazione della Rete degli Ospedali indispensabile per il coordinamento delle sinergie sul territorio. Per cui necessitano delle strutture territoriali funzionali al nuovo quadro sanitario che raccordino le diverse realtà con l'unica Azienda Sanitaria Provinciale. Non è possibile stabilire un'Azienda Sanitaria in base al numero delle Provincie della Regione senza tener conto del numero dei cittadini che vi abitano e della sua estensione territoriale. Una scelta dettata dalla burocrazia scellerata che pone Crotone ( 27 Comuni con 170 mila Abitanti) o Vibo Valentia ( con 50 Comuni e un'area limitata in 1.100 metri quadrati) con Cosenza che conta 750 mila abitanti 155 comuni e ben 6.650 metri quadrati di territorio. Nessuno ci ha rassicurati sul futuro del nostro ospedale che era l'unico dell'ASL N°4 ed ora deve mettersi in coda a Cosenza, Rende, Paola, Rossano, Castrovillari e chissà a quanti altri presidi per manifestare, come per ognuno di loro sia giusto, le proprie legittime richieste. Dubitiamo che le strutture intermedie ipotizzate dalla Regione siano economiche ed efficienti Al nostro presidio, grazie ad una convenzione con l'Azienda Ospedaliera dell'Annunziata di Cosenza, è attualmente garantita la presenza di medici anestesisti nelle 24 ore, per assicurare il regolare espletamento delle prestazioni, domani con l'Azienda Sanitaria Provinciale sarà garantito la continuità di tale servizio? Chi si prenderà cura della postazione del 118 di Acri che era fornito di 4 autoambulanze e oggi a causa della rottamazione necessaria a tre di queste, ne è rimasta una sola in servizio per le emergenze di prima uscita! I trasporti di servizio per Cosenza vengono per ora con fatica sopperiti dalle autoambulanze del Servizio di Volontariato, tanto bistrattato nel passato da quest'Amministrazione comunale e tanto utile ora più che mai alla comunità acrese Verrà risolto il problema della Radiologia, dove si assiste alla totale assenza del servizio notturno per le emergenze dovuto alla mancanza di personale che di giorno svolge un notevole carico di lavoro? Se manca un operatore di giorno o capita un'emergenza notturna che richiede una TAC, pur avendo dotato l'Amministrazione di centrodestra di tale strumento l'ospedale di Acri, necessita ugualmente il trasferimento del paziente a Cosenza per sottoporlo all'esame. Tale situazione pone degli interrogativi al quale nessuno può dare delle risposte certe. Si può rispondere con promesse o buone intenzioni ma nei fatti non è così perché il processo del risanamento non è partito con la volontà di ristrutturare la Sanità calabrese con la forza politica e la concertazione ma con la debolezza di uno schieramento che per risollevare la propria immagine si è proposta di far vedere di aver tagliato una parte dei costi a prescindere dai problemi strutturali senza aver prima preparato quello che era giusto e logico attuare lasciando lo scompiglio e l'angoscia agli operatori sanitari e la cittadinanza tutta! |
PUBBLICATO 1/6/2007
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