Commento all'articolo di Rosaria Fiore.
Nello Serra
La ringrazio perché è giusto non tenersi tutto dentro, anzi, è doveroso socializzare, confrontare, provocare, suscitare dibattito. Forse è giunto il momento di darsi una mossa in modo che tutto cambi, perché nulla rimanga come prima, imparando a dire le cose come veramente stanno. Acri è il luogo nel quale è bello vivere per chi sta bene economicamente, per chi gode di ottima salute, per chi ha una famiglia valida. Viceversa, per i bambini abbandonati, per i “diversamente abili”, quando perdono i genitori o sono rifiutati, per le ragazze madri, per gli immigrati all’inizio della loro odissea, per chi rimane solo è un vero inferno; Acri, in quanto a strutture e a servizi sociali efficaci, è “terzo mondo”, è la nostra Africa, è oltre il deserto (il Sael). Sarebbe una tragedia completa se non vi fosse l’ospedale, unica struttura per tutti, sia pure limitata al periodo della malattia. Fino a qualche anno fa, quando i ricoveri non avevano i protocolli rigidi di oggi esso fungeva, per i casi disperati, da casa di riposo. Ho esperienza sufficiente per parlare di chi è stato deportato in istituti lontani, di chi non ha mai conosciuto il proprio paese (perché istituzionalizzato fin dalla nascita), di chi, addirittura, è morto per mancata assistenza. Forse, un giorno farò lo sforzo di ricordare questa pagina nera, per restituire dignità a chi non l’ha avuta riconosciuta in vita, per non dimenticare... Vorrei anche parlare di qualche caso in cui è scattata una qualche forma di solidarietà singola o collettiva, ma anche qui, ritengo utile tacere. So, tuttavia, cosa si prova quando si assiste, senza poter far nulla, alla “deportazione” di anziani, portatori di handicap in istituti in cui chiedono il vestito e il paia di scarpe per “l’ultimo viaggio”; conosco il dolore dell’esser chiamati a riconoscere una persona carbonizzata, dell’esser convocati per vedere a chi affidare dei minori; so come ci si sente quando si fallisce un intervento, pur avendocela messa tutta. Beninteso, non lo dico per rimarcare qualcosa, ma se la Coop. Don Milani ha deciso di creare una struttura di accoglienza è proprio per affrontare problemi come quello di “Angela”, non necessariamente con il ricovero. Penso che da ora in poi, al pressappochismo, all’impotenza e al rimpallo delle responsabilità dovranno subentrare politiche sociali degne di un paese civile, con investimento di risorse , in primo luogo di chi è chiamato dai cittadini a governare. Un ruolo importante spetta alle associazioni di volontariato, soprattutto a quelle incentrate sull’aiuto alla persona, un ruolo non di supplenza e di delega, ma di proposta e di lotta. Ora è il tempo del confronto e della collaborazione, sarebbe opportuno, una volta tanto, si partisse con il piede giusto. E’ un auspicio vano? Direi di no, visto che sta iniziando a costituirsi e ad operare una Consulta delle Associazioni, voluta e, spero, fattivamente sostenuta dall’Amministrazione Comunale. Ora è il tempo del ragionamento e della riscoperta dei diritti della persona, di ogni singola persona, così come è la riscoperta del dovere civico di ognuno di noi. |
PUBBLICATO 13/4/2006
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