40 paia di braccia per il comune.
Redazione
Ciò detto, resta da allargare il discorso sul perchè riteniamo sbagliata questa scelta (di partenariato, o di qualsiasi altra forma di atto scritto che, in qualunque modo, apre le porte paesane ad una associazione di volontariato esterna alla comunità acrese!) e quali potranno essere i suoi effetti devastanti sul mondo del volontariato acrese. In primo luogo era doveroso da parte di un ente pubblico come il Comune di Acri, arrivare ad una gestione indipendente dei progetti di SCN avviando una autonoma procedura di accreditamento, senza contrarre accordi di partenariato con questa o quella associazione, soprattutto perché il SCN è qualcosa di molto serio, che presuppone una solida struttura alle spalle per la progettazione che deve essere tale da poter intervenire sulle esigenze sociali della comunità e sui bisogni delle fasce deboli; deve prevedere l'importante aspetto formativo per i ragazzi impegnati nel SCN e il monitoraggio del progetto con un controllo continuo per evitare che si traduca in un fallimento; chi meglio di una struttura articolata come quella del comune potrebbe garantire ai vari livelli questa gestione? Chi meglio di questi amministratori (la maggior parte dei quali con studi universitari e competenze ad alto livello) avrebbero potuto assicurare la copertura delle varie figure previste per la messa in opera di un progetto? Potrà una associazione di Catanzaro conoscere le esigenze del nostro comune e garantire una adeguata gestione dei progetti di Servizio Civile così come contemplato nella Legge 6 Marzo 2001 n. 64: "Istituzione Del Servizio Civile Nazionale"? Gli Amministratori hanno preso visione e si sono accertati del curriculum e delle attività passate di questa associazione? Altro dato da tenere in conto, un dato di sociologia spicciola che stranamente è sfuggito agli amministratori, è il fatto che il volontariato ha una radice solida nella comunità dove opera, trova le sue motivazioni sul territorio di appartenenza su cui ha sviluppato una particolare sensibilità operativa quindi, se l'Amministrazione non era in grado di fare l'accreditamento presso l'UNSC doveva ufficialmente rivolgersi alle associazioni che operano sul territorio paesano (si parla tanto di Bilancio partecipato!). I nostri amministratori dovevano studiarsi le leggi e le circolari presenti sul sito www.serviziocivile.it e, di conseguenza, decidere. Invece la scelta è stata quella di aprire le porte ad una Associazione estranea alla comunità acrese, che nulla sa delle esigenze e delle deficienze sociali del paese e che decide di inserirsi sul territorio. Perché? Questo fatto si configura come un fattore di indebolimento del volontariato paesano e minerà il rapporto tra il Comune e le attività di terzo settore che per anni sul territorio comunale hanno fatto un egregio lavoro di supplenza (supplenza anche delle deficienze comunali in fatto di servizi sociali) e, ora, dopo anni di esperienza guadagnata sul campo erano pronte a poter anche fare un lavoro di qualità ancora maggiore nell'offrire i servizi. Con questo accordo di partenariato (riteniamo che sia un accordo di partenariato, ma il senso di questo nostro dissentire non sta nella forma dell'atto!) l'Amministrazione Comunale ha deciso di non investire sulle forze sociali di Acri, ha fatto una scelta di convenienza in quanto, evidentemente, le condizioni economiche pattuite sono di quelle che non si possono rifiutare, ma pagando quale prezzo sociale? L'Amministrazione Comunale ha deciso di ragionare per singoli fatti, non tenendo in considerazione ciò che in sociologia è detta regolazione sociale che racchiude norme e valori prodotti nei vari ambiti della vita sociale quali, appunto, associazioni, comunità, politica e che, in un territorio come Acri, dovrebbero avere una relazione e un senso di comune appartenenza; gli Amministratori, invece, hanno deciso di gestire il potere aumentando di molto la distanza tra loro (politici) e l'identità dei movimenti di volontariato che su Acri hanno significato una grande prospettiva di cambiamento e l'hanno realizzato. L'Amministrazione Comunale ha scelto una via breve e probabilmente finanziariamente conveniente di fare promozione sociale, ma tirando un tiro mancino (praticamente beffando!) a tutti quei cittadini che si riconoscono nell'universalità del fine solidaristico della loro attività di volontariato; ha fatto una scelta di sbarramento verso quella cittadinanza attiva che da anni agisce sul territorio quasi come entità pubblica organizzata (rivolgendosi alla comunità con mezzi e in termini molto diversi e concreti da quelli usati dai politici) per migliorare la comunità locale. L'Amministrazione non è stata capace di individuare queste forze organizzate, semplicemente perché non le conosce, ne è distante, non ha nemmeno idea di cosa sia una associazione e come opera sul territorio. In questo quadro gli amministratori comunali hanno causato un danno a tutti i cittadini (attivi o meno) ma, soprattutto, non hanno realizzato alcun vantaggio per sé, in quanto avere 40 ragazzi in Servizio Civile Nazionale non può e non deve significare avere 40 paia di braccia da far lavorare; non hanno nemmeno letto le Leggi e le circolari che riguardano l'attuazione del SCN e, questo, è grave perché sono Leggi dello Stato e chi vuole governare un paese prima di firmare un accordo con chicchessia, deve conoscere le Leggi di riferimento e vi si deve adeguare non solo formalmente ma anche, e soprattutto, nei principi ispiratori di tali Norme; principi ispiratori che sono parte della cultura di sinistra che i nostri amministratori sembrano aver dimenticato (ci riferiamo all'obiezione di coscienza, alla disobbedienza civile e alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari, la Legge n. 64 ha radici profonde nelle lotte che la sinistra ha in passato combattuto, ma erano altri tempi e il potere non li aveva ancora ubriacati!) Per poter scaricare la delibera clicca qui. |
PUBBLICATO 1/3/2006
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