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"Caro sindaco… ma tu lo sai cos’è un Giovane?" Servizi Sociali e Delfino ce lo diranno ...

Luigi Chimento
Foto © Acri In Rete
"Giovani", molto spesso oggetto d'attenzione spasmodica da parte solamente delle multinazionali che su di loro investono fior di miliardi.
Descritti come superficiali, fragili, incapaci degli slanci intellettuali della beat generation e della forza ideologica dei sessantottini. Professionisti e vittime delle nuove tecnologie. Ora sono al centro di uno studio sociologico in quel di Acri. L'indagine conoscitiva sulla condizione giovanile acrese - realizzata dai Servizi Sociali in partnership con il Centro Studi del Delfino di Cosenza e del Professore Osvaldo Pieroni dell'Unical - è stata presentata alla stampa martedì mattina nella Sala consiliare di Palazzo Falcone. Tempo autunno di quest'anno e l'interrogativo del titolo di quest'articolo troverà soluzione.
Con la necessaria precisazione, per chi non se ne fosse ancora avveduto, che "Caro sindaco…ma tu lo sai cos'è un giovane", è il quesito, con sottointesa risposta negativa, che sovente un consigliere di opposizione poneva, nel civico consesso della scorsa legislatura, all'ex sindaco Tenuta. Una risposta alla domanda, che sarà - ascoltando gli interventi della conferenza stampa - esaustiva, rigorosa, scientifica e con una valenza che trascenderà i confini acresi. Introduce l'argomento l'Assessore ai Servizi Sociali Amedeo Gabriele. "L'obiettivo dell'indagine - dice l'Assessore - è quello di mettere a fuoco i bisogni dei nostri ragazzi, il modo come vivono la famiglia, le amicizie, la sfera privata e quella pubblica. Un'occasione di riflessione sull'universo giovanile che dovrà sfociare - dati scientifici alla mano - in una politica sociale che mira a riempire i vuoti lasciati dalle istituzioni in materia giovanile. Questa ricerca - sottolinea il Dottor Gabriele - viene fatta a 10 anni da un precedente studio sui ragazzi acresi. La presenza di quest'indagine pregressa permetterà di effettuare un'analisi comparativa fra i giovani di oggi e quelli di allora. Questo tipo di approccio "longitudinale" è uno dei primi che viene fatto in Italia: proprio per questo dobbiamo essere capaci di esportare questo prodotto all'esterno del Comune di Acri; fuori provincia ma anche fuori Regione. A lavoro ultimato - speriamo per l'autunno - faremo un convegno nel corso del quale saranno divulgati i risultati".
Segue Don Salvatore Vergara, Presidente della cooperativa sociale Il Delfino. "Più che parlare di giovani, bisogna far parlare i giovani - esordisce il sacerdote - Occorre soprattutto farli parlare tutti assieme. L'indagine conoscitiva è il punto di partenza per capire il disagio, la sofferenza, i bisogni da trattare".
Poi Don Salvatore enuclea le motivazioni che permetteranno alla ricerca su Acri di essere cartina al tornasole della realtà giovanile locale. "Sulla scientificità della ricerca possiamo dormire soldi tranquilli - dice - considerato la presenza del Professore Pieroni e del Centro Studi del Delfino che ha maturato significative esperienze nel settore". Un plauso poi all'Amministrazione Comunale acrese e l'indice puntato sui limiti della politica. "E' molto raro trovare Amministrazioni comunali disponibili ad indagini conoscitive: molto spesso troviamo enti locali che ci dicono venite e risolvete il problema".
Don Salvatore sottolinea poi l'importanza dell'indagine comparativa. "Con questa ricerca abbiamo la possibilità di seguire l'evoluzione del fenomeno tossicodipendenza e più in generale del disagio giovanile. Possiamo avere dati certi sull'uso delle sostane e su come stia cambiando la percezione del rischio e la consapevolezza di essere tossicodipendente"
. E la volta di Osvaldo Pieroni, docente del Dipartimento di sociologia e scienza della politica dell' Unical. Il professore si addentra sui risultati dell'analisi sociologica di 10 anni fa - che lo aveva visto tra i curatori - ed offre un quadro nitido della realtà giovanile. "Ad Acri la componente giovanile della popolazione si è ridotta del 23% rispetto a 10 anni fa. Si riscontra,in linea con gli indicatori nazionali, un invecchiamento della popolazione ma anche una maggiore scolarizzazione. Si restringe il numero dei componenti nelle famiglie: la famiglia allargata tende a scomparire e ad essa subentra quella nucleare insieme ai nuclei monofamiliari. Invecchiamento della popolazione significa maggiore carico per le famiglie, ma anche dall'altro lato, un capitale umano istruito che è una ricchezza".
Si concentra poi sulla comunicazione intergenerazionale, sulla sfera dei valori, sui comportamenti a rischio dei ragazzi che nel '95 avevano tra i 15 ed i 25 anni. "10 anni fa i ragazzi comunicavano con i genitori ma gli argomenti erano "poveri"( ad esempio si parlava molto delle trasmissioni televisive ), la sfera emozionale, intima, personale non trovava spazio nelle discussioni tra genitori e figli cosi anche nei gruppi amicali allargati. I valori che emergevano allora, famiglia ed amicizia ai primi posti, sottostavano ad un bisogno di Sentimenti, di rapporti umani significativi. Questi bisogni cozzavano con quello che la società, le istituzioni riuscivano ad offrire. 10 anni fa, mentre l'attenzione pubblica si concentrava sulle droghe emergeva l'alcool come problema primario. I nostri giovani - continua Pieroni - oggi sono più istruiti, più bravi ma anche più precari di quelli del passato. Oggi c'è una domanda di offerta culturale qualificata ed è compito anche delle Amministrazioni locali trovare risposta". Il professore critica la normativa inerente al rapporto fra Enti locali e sviluppo sociale: "la legge oggi delega al Comune la promozione della cultura ma lo invita anche ad assegnare i progetti ai privati. Tutto questo è un paradosso".
Il riferimento poi è al titolo dell'indagine del '95, "La vecchia ricerca si chiamava Fra paure e speranze; oggi le paure restano ma anche le speranze sono vive. Bisogna trasformare le speranze in qualcosa di concreto; dobbiamo costruire Società civile, Tessuto culturale. Se facciamo questo scongiuriamo il Disagio". Conclude la presentazione Francesco Gaudio, Responsabile del Centro Studi del Delfino. Gaudio da indicazioni sociologiche e delucidazioni di carattere metodologico sulla ricerca iniziata a dicembre. "Ancora oggi purtroppo si innescano processi di stigmatizzazione sociale nei confronti di chi fa uso di sostante stupefacenti. Questo studio su Acri, comunque, prima di tutto è uno studio di Comunità, sulla condizione giovanile quindi sulla loro Qualità della vita. La droga è un tassello dell'indagine, non è tutta l'indagine. Il problema è capire attraverso quali meccanismi si innescano processi degenerativi".
Il sociologo offre poi il paradigma interpretativo del fenomeno droga. "E' cambiata la percezione sociale del fenomeno droga: si affronta il tema con toni allarmistici e criminalizzanti. E' in atto un generalizzato abbassamento della percezione del rischio. In uno studio recente è emerso che non esiste un profilo socio anagrafico e socio economico della figura del drogato. Abbiamo rilevato che l'abbassamento della soglia del rischio, a cui si associa un abuso indiscriminato, si sposa con il cattivo livello della qualità della vita, con l'insoddisfazione, con i problemi di comunicazione con gli adulti".
Il responsabile del Centro Studi del Delfino conclude illustrando la struttura dell'indagine acrese. "La ricerca - dice - si struttura su tre livelli. Un primo livello analizza il contesto socioeconomico della comunità acrese. Un secondo, la parte centrale, consiste nella somministrazione di un questionario piuttosto ampio ad un campione rappresentativo di giovani( il 10% dell'universo ). Il questionario è composto di due parti, di cui la seconda, quella inerente la sfera più intima, è autocompilata. L'ultimo livello è quello in cui ricontattiamo una parte degli intervistati di 10 anni fa per ricostruire le tipicità, i percorsi di vita".

PUBBLICATO 22/2/2006

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