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Era proprio il caso di intestare una via al futurista Filippo T. Marinetti?

Francesco Foggia
Foto © Acri In Rete
Filippo Tommaso Marinetti nacque nel 1876 ad Alessandria d'Egitto ed è conosciuto per essere il "caposcuola e nume tutelare del futurismo": il movimento politico-letterario, poi artistico, che ha caratterizzato la prima metà del '900 (lo si associa all'ideologia, all'avvento e alla durata del fascismo).
Nel "Manifesto del futurismo", pubblicato a Parigi il 20 febbraio 1909, Marinetti "proclamava i futuristi pronti ad ogni rottura con il passato ("vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquarii"), convinti assertori dell'opportunità della guerra ("sola igiene del mondo") e decisi nazionalisti"; esaltava, inoltre, il "culto della forza, della violenza, del dinamismo e della macchina".
In esso, oltre a glorificare "il disprezzo per la donna", invitava a "distruggere i musei ...", considerati all'occorrenza: "cimiteri . dormitori pubblici . assurdi macelli di pittori e scultori", e "a combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria".
Come si spiega, allora, che Acri e tante altre cittadine (sembra pure San Demetrio Corone) si siano interessate, da qualche anno, alla sua persona da intitolargli vie pubbliche?
Le diverse Amministrazioni, inclusa quella di Acri, e le rispettive Commissioni alla toponomastica, non hanno pensato che intitolandogli una via cittadina avrebbero sconfessato il suo pensiero?
Lo hanno additato ai posteri nel modo più statico: con una lapide! Per uno come lui, tutto ciò sa solo di beffa, come essere messo in un museo ("il massimo dell'onta!"), ove la percezione dell'immobilità pensosa e l'odore della "polvere" equivarrebbe alla negazione del suo pensiero futurista.
Forse, hanno voluto ricordare Marinetti personaggio storico?
Tutti i protagonisti di qualche vicenda o fatto di costume sono destinati ad essere personaggi storici; anche se si può sindacare sullo spessore della vicenda, sul suo significato, sul suo valore morale.
Sono personaggi storici sia la vittima, sia il carnefice (è storica la figura di Aldo Moro, come quella delle B.R.). Appartengono alla storia Bokassa, i dirottatori dell'Achille Lauro e il Gen. Mladic. Sono figure storiche anche il Mahatma Gandhi e Mahasabba, il suo omicida; Giordano Bruno e l'inquisitore, responsabile della sua condanna al rogo, Roberto Bellarmino (venerato Santo dalla Chiesa cattolica, il 17 settembre); o l'altro grande inquisitore, Ignazio di Loyola (anche egli Santo per la Chiesa cattolica); come è passato alla storia il ragazzo greco che ha speculato sull'aereo caduto in Grecia un mese fa (un altro lo voleva diventare, agli occhi della sua ragazza, attentando alla vita del Presidente USA, Reagan).
E' storico, quindi, anche il letterato, il politico, l'uomo Filippo Tommaso Marinetti!
Anche le Madri di Plaza de Majo, a Buenos Aires, che chiedono tuttora notizie sui propri figli e sui figli delle loro figlie dal 1977, costituiscono una pagina di storia; a differenza del Marinetti, però, non hanno voluto attribuire valori all'evoluzione del loro quotidiano e a quel che scaturì da "un'ideologia autoritaria e militarista" di uomini che si ritenevano "superiori" rispetto alla popolazione, ritenuta "gregaria", anzi lo hanno patito e vissuto con dignità e forza d'animo. Certo, non sono futuriste, sono solo "donne": madri, sorelle e figlie! Le dovremmo considerare per questo "ingrate" o "indegne"?
Rispettiamo, allora, il Marinetti in quel che ha predicato con tanto fervore in vita rimuovendo il suo nome dalle tabelle stradali ("ignominiose" secondo quanto sosteneva) e intitoliamo la via a figure "concrete", forse "stantie", non futuriste, ma protagoniste positive di eventi, quali possono essere le Madri di Plaza de Majo, i Martiri di Cefalonia o le Vittime della pulizia etnica di Szebrenica.
I cittadini di Acri, nella loro maturità e per loro indole, potrebbero capire e tanto apprezzare il cambiamento toponomastico: risuonerebbe come una loro vittoria morale sulle atrocità delle barbarie e sulle dittature.

PUBBLICATO 10/9/2005

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