Il triste addio a Piero Cirino Groccia.
Roberto Saporito
Ci sono quelli del Comune, degli amici, del rione Padia, dei compagni di scuola del liceo ed anche dell’ Università Bocconi di Milano. Dalle 12 in poi negozi e uffici chiusi per il lutto cittadino indetto dall’ amministrazione comunale a cui hanno aderito tutti. Ambiente surreale. Per le vie poche persone e nessuna voglia di parlare d’ altro se non del tragico evento del giorno. L’arrivo del corpo senza vita di Piero Cirino Groccia, il ventiduenne morto a seguito di un incidente stradale mentre era a bordo della sua bici. Esattamente una settimana fa un taxi nel pieno centro di Copenaghen lo ha travolto ed ucciso infrangendo i sogni di una vita che sarebbe dovuta essere ricca di soddisfazioni e successi dopo la splendida carriera universitaria alla Bocconi di Milano. E’ deceduto con il suo “attrezzo” di lavoro: il computer portatile portato a tracolla. E’ morto nel mentre si accingeva a raccogliere i frutti del suo impegno. Il Quotidiano se ne occupò poco meno di un anno fa per celebrare il conseguimento della laurea in Economia ottenuta in appena tre anni. A distanza di circa trecentosessantacinque giorni ci occupiamo nuovamente di Piero per una circostanza grave: la sua prematura dipartita. Uno strazio per genitori e amici. Il papà Tommaso, la mamma Angela e il fratello Salvatore nonché tutti i parenti provati dal grande dolore e dalla lunga attesa di poter riavere il corpo del loro caro: ben otto giorni. Anche in queste occasioni occorre, purtroppo, seguire la burocrazia. La salma, partita dalla capitale danese nella prima mattinata, ha fatto scalo a Milano per poi proseguire per Lamezia. E’ giunta ad Acri attorno alle 14,30. Ad attenderla in piazza Purgatorio erano almeno in duemila. A spalla dai suoi amici più cari è stata portata nella chiesa di S. Maria Maggiore di Padia dove è stata alle allestita la camera ardente. Per due ore e mezza una lunga processione di persone ha voluto salutare per l’ ultima volta Piero. Alle 17 il rito funebre officiato da Don Gianpiero Fiore. “Anche noi sacerdoti ci troviamo in imbarazzo in momenti come questi. E’ il mistero di Dio, della vita. Siamo tutti consapevoli che Acri ha perso un figlio illustre, un giovane brillante ed esemplare.” ha detto tra l’altro Don Fiore. E come dargli torto. Piero Cirino Groccia avrebbe compiuto ventitre anni il prossimo nove ottobre. Era partito per Copenaghen lo scorso sedici agosto per un master di perfezionamento della durata di quattro mesi. Perfezionista, solare, pieno di bontà, sapeva discernere il divertimento dall’ impegno. Un ragazzo completo, un modello strappato troppo presto alla vita terrena. La chiesetta del suo rione, Padia, era gremita al punto che si è deciso di mettere in funzione gli altoparlanti esterni. Una bara bianca coperta da tante rose bianche e dal suo vestito di laurea. Presenti il sindaco, la giunta al completo, diversi consiglieri comunali, i compagni dell’ Università provenienti da Milano, la polizia municipale in alta uniforme con il gonfalone della città e con il drappo nero. Bandiere a mezz’ asta al palazzo municipale. La prematura scomparsa di Piero ha scosso l’ intera comunità. Un lungo e commosso applauso ha accompagnato lo sfortunato giovane al di fuori della chiesa preceduto da ventidue candele. Tante quanti gli anni che aveva. Al termine del rito funebre la città stentava a riprendere la propria e solita ruotine. Difficile metabolizzare in poche ore quanto accaduto. Riflessioni e considerazioni imperavano tra i discorsi delle gente. Il destino crudele, le insidie continue della vita quotidiana, la gioia di vivere stroncata in pochi secondi, l’ impotenza e la rabbia che si avvertono ogni qualvolta viene prematuramente spezzata la vita di chi, troppo giovane, aveva ancora tanti obiettivi da raggiungere. |
PUBBLICATO 1/9/2005
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